Le aperture ai socialisti del governo Nitti che allo sciopero del 20 e 21 luglio 1919 sfumano privilegiando i partiti e movimenti d’ordine tra i quali i Fasci Italiani di Combattimento

Il nuovo presidente del consiglio Francesco Saverio Nitti cercò di venire incontro alle istanze degli operai e dei contadini operando però un netto discrimine tra le agitazioni sociali. Distinguendo tra agitazioni economiche che le forze dell’ordine avrebbero dovuto mantenere nella legalità ma verso le quali il Governo intendeva cercare una mediazione e le agitazioni politiche considerate “sovversive” che non sarebbero state tollerate. L’intendimento di Nitti però si scontrò con il Partito Socialista che, accusandolo di essere “giolittiano“, si rifiutò di scendere a compromessi con rappresentanti della borghesia: “Siamo lieti di trovarci di fronte ad altro governo di coalizione borghese, perché ancora e sempre il nostro bersaglio non sarà l’uno o l’altro partito, ma tutti i partiti borghesi. E faremo altrettanto contro i governi che si ergeranno a sostituire l’attuale…“. L’intransigenza socialista portò il partito a convergere sempre più con gli anarchici ingenerando la convinzione nei contemporanei della nascita di un “bolscevismo italiano” in cui le bandiere rosse socialiste si affiancarono sempre più spesso le rosso-nere anarchiche. Uniti sul piano politico i socialisti e gli anarchici divergono nell’atteggiamento da tenere nei confronti dei tumulti. I socialisti fecero il possibile per mantenerli nei limiti della legge ed evitare le degenerazioni dei saccheggi mentre gli anarchici ritennero i tumulti un’occasione da sfruttare per arrivare alla “rivoluzione” e pertanto fecero il possibile per fomentarli. Pur in disaccordo con i metodi anarchici i socialisti non ne sconfessarono le azioni pubblicamente insistendo anzi sulle riviste socialiste sulla Rivoluzione imminente e denominando i comitati di fabbrica “soviet” secondo l’esempio russo.

Il 9 giugno 1919 fu indetta per il 20-21 luglio la prima grande manifestazione socialista in concomitanza con uno sciopero generale e i socialisti riuscirono a rintuzzare i tentativi degli anarchici di non fissare un termine allo sciopero. Ciononostante il clima incandescente nell’immaginario fece assumere allo sciopero una valenza “rivoluzionaria” e nonostante i toni cauti dell’Avanti! la base si convinse che stesse per scattare la “grande ora“. In realtà però lo sciopero generale si svolse in totale tranquillità grazie anche ai ripetuti appelli dei socialisti e quasi ovunque i servizi continuarono a funzionare. La mancata rivoluzione annunciata, dopo i ripetuti proclami degli anarchici e dei fogli socialisti legati al massimalismo, sfiduciò il proletariato e rinvigorì invece il fronte antisocialista. Secondo Salvemini il Governo Nitti fu quello che trasse il maggior vantaggio potendosi presentare al paese, dopo i ripetuti proclami rivoluzionari, come il garante dell’ordine, infatti Nitti, fermo alla sua politica di discrimine, aveva nei giorni precedenti provveduto a far arrestare preventivamente i capi anarchici senza toccare invece i socialisti. L’allarmismo, causato dai continui richiami rivoluzionari e dagli echi della Terza Internazionale, contribuì comunque a creare in seno alle forze armate e al governo una sostanziale avversione contro le iniziative definite “sovversive” nelle quali, indistintamente, venivano compresi sia i socialisti che gli anarchici. Per di più, proprio in occasione dello sciopero del 20-21 luglio numerose informative riservate segnalavano al Governo intenti rivoluzionari finalizzati alla conquista del potere da parte dei cosiddetti “sovversivi” e una pericolosa propaganda tra le truppe. Oltre a ciò si aggiunsero ulteriori segnalazioni circa l’arrivo in Italia di inviati del comintern con il compito di attuare un’insurrezione. Al fine di fronteggiare una possibile insurrezione, Francesco Saverio Nitti, già in data 14 luglio 1919 aveva dato disposizione ai prefetti del Regno di aprire i contatti con tutte le associazioni e i partiti politici d’ordine tra i quali Nitti comprese i Fasci Italiani di Combattimento come indicato in una circolare inviata ai prefetti il 14 luglio 1919.

Fonte: Wikipedia

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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