La prima volta del counter oltre 400 visite/die ed oltre 100mila/totali. Certo altra cosa la prima volta d’amore…

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Hotel by a railroad (1952), olio su tela di Edward Hopper.
 www.immaginariosonoro.it/web/mosaico/loris-ra…

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La prima volta che. Si imprime nella memoria e resta indelebile. La prima sigaretta fumata. Me l’aveva spedita in busta affrancata un’amica di penna, avevo penso intorno ai 15 anni. L’ho accesa in cantina, tossendo, poi risalendo le scale in equilibrio instabile, con la testa che girava, ma il diaframma era spezzato, mi accingevo “a diventar grande”, un uomo, un adulto! Un bel cretino, vittima dei film all’Humphrey Bogart.
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Il primo bacio ad AnnaMariacapelli di stoppa”, tempo delle mele, avevamo 16 anni, correvamo sui cavalli, gli occhi chiusi, il cuore che batteva, l’anima in stato di abbandono. La prima volta che, seduti sul divano, la mia mano ha sfiorato il suo seno e nessuna parola venne ad interrompere quel momento di silenzio sospeso nello spazio d’un respiro forse affannoso, forse curioso, un pò spaventato. Diventavamo grandi, non più bambini, anche gli angeli mangiavano fagioli e le bambole facevano  pipì. Correvamo sui cavalli, di colpo lei, bang, bang, lei si voltò, la pistola mi puntò, bang, bang, di colpo mi sparò. La prima volta che via lettera AnnaMaria poneva fine ad un amore eterno durato tre mesi. Mi lasciò stordito, incredulo, disperato. Per giorni sperai in un incontro aspettandola seduto al bar davanti all’ospedale ma col passar del tempo, lontano dagli occhi, lontano dal cuore.
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Summer evening, by Edward Hopper
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La prima volta dell’amore con Giuliana avevamo 17 anni, in una stanza affittata con amici in un quartiere popolare della città vecchia, il manifesto di Barbara Bouchet sulla parete, sdraiati sul vecchio divano. Inesperti, in ansia in attesa del magico momento, concentrati, attenti, in difficoltà nello spazio angusto, impacciati nella ricerca dei giusti naturali movimenti. Con residuo un sapore dolce di miele sia pur con retrogusto d’una punta d’amaro in attesa di maggior mestiere. Indimenticabile. La prima volta. In attesa della seconda.
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La prima volta che Patrizia ha deluso le mie aspettative d’amore ho imparato a soffrire per il venir meno d’una speranza e l’inizio dell’attesa d’un nuovo incontro, d’un nuovo amore. Scoprendo che morto un amore, ne arriva un altro. Che fatto l’amore, s’aspetta il giorno d’un nuovo incontro.
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Morning in a city, by Edward Hopper
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La prima volta. Che ho bevuto un bicchiere di cognac ho pensato che non faceva per me. Che non mi piaceva quel gusto amaro della birra e il sapor di zucchero del vino frizzante di schiuma. Poi, lentamente, ho cambiato idea ed ho scoperto il dolce sapore degli amari d’erbe fino all’evoluzione finale, il piacere di guidare sorseggiando una lattina di italico chinotto San Pellegrino. A militare, in una sera di libera uscita giocando a calciobalilla, chi perde paga da bere ed io ero bravo, specie in attacco. A noi alpin ghè piase el vin. Fu la scoperta di quanto fosse saggio il mio babbo, che mi insegnava come far uscire chinato sulla turca quel ratto che ti morde lo stomaco e ti corre in testa nuotando nel troppo vino ingerito.
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La prima volta che mi sono laureato ero ubriaco di parole e stanco dei tanti anni passati ad arrancare sui libri mentre gli amici diplomati che lavoravano in banca partivano d’estate destinazione i laghi ungheresi o le spiagge portoghesi. Alla fine della cerimonia, camminando con Dalila nel Parco Ducale, a Parma, ho iniziato un dialogo con un cigno ed io starnazzavo e lui rispondeva. La gente guardava, la gente passava.
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I nottambuli (particolare), di Edward Hopper
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C’è sempre una prima volta. Arzyncampo lunedì scorso ha superato 400 accessi quotidiani. Nello stesso giorno il counter ha superato quota 100mila accessi. Ed era la prima volta.
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Compartimento C, carrozza 253, by Edward Hopper
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La prima volta che l’Avanti!, quotidiano storico del socialismo italiano ha pubblicato un mio articolo ero euforico, con le lacrime agli occhi. Dedicato a mio nonno, socialista, spesso oggetto delle “attenzioni” dei picchiatori fascisti, che nel lontano 1946 tornava a votare nell’Italia liberata con un garofano all’occhiello e i due figli maggiori per mano, l’Olga, mia zia, Fabio, mio padre. Camminavano lentamente gli anni ottanta, era ancora lontano e da venire lo Tsunami che avrebbe cancellato il Partito infangando 100 anni di storia. Un mio articolo occupava una pagina intera, uno speciale dedicato alla centrale nucleare di Caorso. Uscito sul balcone, ho respirato a pieni polmoni l’aria inquinata dal fumo delle ciminiere e dal serpentone del traffico incessante, avevano bloccato l’autostrada, il traffico pesante e il traffico leggero attraversavano la città.
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The mansard roof, by Edward Hopper
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408 accessi ad Arzyncampo lunedì 9 marzo. Nello stesso giorno per la prima volta, superati i 100mila accessi complessivi a partire da ottobre 2006. Nello stesso giorno scrive otorongo, nickname dietro il quale si cela Walter Angelucci dalla verde Umbria: “A scorrere lo sguardo sul tuo blog mi viene da pensare che devo ritenermi onorato d’avere una mia poesia in mezzo a tutte queste poesie di veri grandi poeti.Grazie Claudio, un caro saluto”. Beh, ci sono soddisfazioni impagabili, specie quando derivano dai riconoscimenti altrui e in ispecie di chi stimi. Fermo restando sia chiaro che il primo bacio o il prossimo primo nuovo bacio d’una serie nuova con la donna che ami, è tutt’altra cosa. Ma mica tutti i giorni si tocca il cielo con un dito, magari quel bacio costa giorni, mesi, anni d’attesa, ci si deve accontentare ed essere piacevolmente gratificati anche dalla prima volta che Arzyncampo s’incontra con 400 sia pur sconosciuti visitatori, compensando le ore ed ore d’impegno per la produzione di un post quotidiano. Ma subito di nuovo in cammino, verso la nuova, prossima prima volta. Sperando naturalmente sia quella giusta, quella attesa.
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Questa immagine è dentro di me,
è la fidanzata che viene all’appuntamento.
E’ la gioia piena di apprensione.
E’ il nuovo che si manifesta.
Edwaard Hopper, poeta del vedere

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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