“La politica è comunicazione, comunicare tra diversi”, intervento di Carmelo Sciascia

Liberazione di Venezia, olio su tela di Armando Pizzinato

Le pagine dei giornali di questi tempi sono piene di commenti politici, riflessioni sui risultati elettorali, sul risultato dell’elezione del Capo dello Stato e di quello che sarà il futuro governo. E poi ancora di analisi sulle sorti (poco progressive) del PD e del suo ex segretario.
E lettere-sfogo di onorevoli che poco di onorevole hanno nelle loro proposizioni analitiche, perché implicitamente privi di qualsiasi elemento di vere analisi (ad esempio: indeterminatezza e vaghezza programmatica come elemento costitutivo principio causa-effetto, che da legge fisica diventa strumento di interpretazione di attualità politica ecc… ecc…), vorrei essere così sintetico ed essenziale nell’esprimere un embrione di analisi politica che sarei tentato al silenzio.
Ma purtroppo sono così consapevole che la “leggerezza” del momento esprime (come per Kundera quella dell’essere) una così totale ed insopportabile pesantezza da rischiare di venirne tutti schiacciati che qualcosa bisogna pur dire, sia per responsabilità di cittadino ed anche perché è assodato l’essere liberatorio e quindi lenitivo il parlarne e, ancor più lo scriverne (solo per chi ne parla o ne scrive!)).
Ed allora, nel voler affrettarmi ad una analisi talmente sintetica da non essere espressa, citerei l’antica massima latina: Festina lente (motto che Svetonio attribuisce al grande Augusto).
Affrettati lentamente. Come la vita: il nascere è accingersi ad andare incontro alla morte. Così per essere immortale, la sinistra non ha costruito e non costruisce nessun progetto: non costruendo nessun progetto alternativo, il progetto stesso non rischia di morire.
Ed allora risparmiamo tempo, ripetiamo tutti gli errori fatti in questi ultimi anni così avremo più tempo da perdere. Più tempo risparmiamo più tempo potremo perdere!
La politica è comunicazione, comunicare tra diversi, sulle diversità esaltandone le differenze, secondo i propri progetti. Non ottundendone le differenze e conseguentemente omologando il tutto a convergenze subalterne, subalterne poi a chi? A chi è estraneo alla stessa politica e che la usa per propri fini speculativi (finanziari, di certo non intellettuali). “Lu cuntu nun metti tempu” si dice quando si racconta una storia in Sicilia. Nel senso che non ci si formalizza se in un attimo si fan trascorrere anni, decenni o intere generazioni.
Quello che è avvenuto ed avviene in politica oggi. Si trascurano i dettagli: o noi o loro, l’essere alternativi. Si passa sopra i dettagli della campagna elettorale e non solo e si sottolinea le necessità della ripetizione. La ripetizione di una formula nefasta come si è dimostrata nel 2011, nel 2012 come lo sarà per il 2013 e gli anni a venire. La relatività del viaggio, in senso politico, viene vissuto come fosse durato poche ore quando, in realtà il momento del ritorno trova tutto irriconoscibile.
La scena finale de “la fattoria degli animali” è un attimo, un flash. Ci si affaccia da una finestra, si guarda dentro e si vede il maiale (oramai padrone a sua volta) che fuma e beve e gioca e pensa come il fattore: è un attimo, il risultato finale di un processo lento, silenzioso, malizioso di trasformismo ideologico continuo e mirato. Festina lente. La morte sta nascosta negli orologi, diceva il Belli. Quindi negli oggetti che misurano il tempo non come irreversibile processo temporale.
La fine di qualsiasi prospettiva politica dipende dai tempi mutati, dal nuovo millennio, non da chi ha avuto ed ha gli strumenti per mutare prospettiva, per cambiare la realtà, perché ricordiamoci che è sempre la politica a potere operare qualsiasi cambiamento anche quando le si nega qualsiasi potere decisionale. Come è l’economico che ha determinato e determina qualsiasi altra sovrastruttura sociale e culturale. Vorrei con una frase esaurire qualsiasi dubbio circa questi miei sproloqui, anzi con una sola parola. Ma non ci riesco perché innumerevoli sono i rimandi cui il pensiero mi conduce e mi fa posare (riflettere?).
Come Mercurio che Jung poneva come principium individuationis, cioè colui che mette in relazione gli uomini, gli uomini e le divinità, le divinità tra loro e crea continue relazioni fra tutti gli esseri pensanti. Mercurio la sintonia del mondo, ma Mercurio non era anche il protettore dei ladri? Avrà questo riferimento mitologico a che fare con la storia politica odierna? Per chi non l’avesse ancora capito ho divagato, riflettendo su una lezione americana di Italo Calvino, quella sulla Rapidità. Che tanto mi ha fatto riflettere sulla politica di oggi.
Un intellettuale è immortale, quando leggendolo e rileggendolo continua a farci riflettere, a darci spunti per meglio capire (o non capire) la situazione contemporanea. Non me ne voglia chi come me non riesce a stabilire rapporti personali con i luoghi – e le persone – e resto sempre un po’ a mezz’aria, sto nelle città – e nella politica – con un piede solo.
Per chi ha responsabilità politiche, dirigenziali e decisionali, ma soprattutto per chi dice o crede ancora di stare a sinistra, queste semplici parole (che poi non sono semplici, ma sicuramente chiare e precise, come un fendente di fioretto) di Italo Calvino:
“Se la linea retta è la più breve fra due punti fatali e inevitabili, le digressioni la allungheranno: e se queste digressioni diventeranno così complesse, aggrovigliate, tortuose, così rapide da far perdere le proprie tracce, chissà che la morte non ci trovi più, che il tempo si smarrisca, e che possiamo restare celati nei mutevoli nascondigli”.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.