“La commedia è finita”, romanzo noir di Lorenzo Calza, Robin editore, 2009

La commedia è finita è l’opera prima di Lorenzo Calza, sceneggiatore del fumetto noir Julia ideato da Giancarlo Berardi ed edito dalla Bonelli editore. Dal fumetto al romanzo, dunque, per una trama che, nello stile, ricorda i “nostri” Ed McBain (giallista italo-americano) e Giorgio Scerbanenco (origini russe ma carriera italiana) con richiami continui alle vicende che sembrano desunte dalle cronache della nostra Italia. Quella degli attentati, dei servizi segreti più o meno deviati, delle mafie straniere (russe, turche, cecene) insediate nel BelPaese. Algo Lenzi, ex-reporter di guerra in pensione, si trova a indagare, per richiesta di collaborazione da parte del commissario Siranda, sulla misteriosa catena di delitti che insanguina una famiglia di ceceni immigrati in Italia. Un’indagine che sembra intrecciarsi con la vicenda della morte del figlio Matteo, deceduto sull’autoblindato che la versione ufficiale sostiene saltato su una mina in Afghanistan. Ma non solo: Algo dovrà anche approfondire le cause della morte (ufficialmente suicida) di un giornalista economico che scopre essere stato amico di Matteo. Ne incontra la madre e, subito dopo, anche questa verrà trovata suicida, impiccata nella stessa stanza nella quale la stessa fine toccò al figlio. L’indagine si svolge, piace il pensarlo, a Genova (anche se il nome non viene mai citato), tra la gente della zona del porto, in particolare immigrati più o meno clandestinamente con la loro cultura, i loro valori, il distingue tra il bene e il male del tutto loro e comunque altra cosa rispetto al ben diverso sentire della gente dei quartieri residenziali, della gente bene, a partire proprio da Algo e Bea Lenzi, la moglie che a sua volta, trovate le tracce di telefonate impreviste, conduce un’indagine parallela sulla famiglia cecena dei Noukhaev per capire quale sia l’impegno che sembra allontanare da lei il marito (forse ed anzi sicuramente un’altra donna?). Nel frattempo la mano misteriosa, ora armata di fucile, ora di stiletto, ora delle sole mani, continua nella sua azione e, dopo il padre, uccide uno dopo l’altro i fratelli ceceni. Ma, alla fine, un passo dopo l’altro, una pagina dopo l’altra, tra i mille indizi e altrettante rivelazioni, i protagonisti riusciranno a risolvere il mistero, smascherando il presunto ma falso intreccio che sembra accomunare le morti dei ceceni e l’attentato dinamitardo nella stazione ferroviaria. Algo può dunque rientrare in famiglia; infatti le vicende personali degli affetti in discussione dopo la morte prematura del figlio, sono la terza trama del romanzo di Calza. Ecco dunque Algo e Bea ritrovare l’intesa che sembrava persa, la nuora, la nipotina, un’istantanea di serenità che conclude il romanzo. Un secondo prima dell’ultima sorpresa: la soluzione appena trovata alla vicenda con l’individuazione del colpevole? Certo, ma Calza, dopo qualche passaggio zoppicante o qualche pagina che sembrava appesantire lo scorrere della trama, riuscirà e riesce ancora a stupirci con le 4 pagine dell’ultimo capitolo lasciandoci a bocca aperta: chapeau.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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