La Casta? Censura Adriano Celentano. Storie di ordinaria occupazione per mantenere il Potere a prescindere dal Popolo.

Adriano Celentano, olio su tela di Fulvia Levi Bianchi

Dunque la Casta censura l’Adriano nazionale colpevole di pontificare a San Remo alzando il coperchio sulle malefatte d’un potere, ora di centrodestra, ora di centrosinistra, che ormai, in crisi di proposta e di idee, troppo spesso pensa solo a salvaguardare e rigenerare se stesso.

Supponiamo d’un Paese immaginario ove si sviluppa la storia d’un esponente della Casta, in questo caso di moderata sinistra (ma nulla cambierebbe mutando il colore della pennellata). Verificata l’originaria appartenenza sodale al Grande Vecchio Partito (il Pci) di questo giovane funzionario emergente di un’Azienda pubblica in una delle due principali italiche Isole, che fare quando il Popolo decide il cambio di gestione votando per i colori avversi alla guida della Regione? No problema, la Casta al fuggitivo trova un posto dorato in una piccola Azienda controllata nella diversa controllata ortodossa Regione (naturalmente verificato il gradimento del giovane funzionario protetto).

Inevitabile l’imporlo in un incarico di alto livello retributivo nell’area della gestione delle problematiche sociali non appena  si pensiona l’occupante legata al territorio. A prescindere dai titoli tecnici specifici ma del resto, affermano i vertici della Casta governante l’Azienda pubblica per nomina di Casta stessa, per governare il sociale che servirà mai? Basta la vocazione e l’aver aderito al Grande Vecchio Partito (il Pci di Berlinguer) attesta la sensibilità e la vocazione sufficienti a superare il problema della competenza professionale tecnicamente attestata. Eppoi che c’entra? Ove la Casta ha potere, la Casta decide! Che titoli e titoli, oh perbacco!

Qualche debolezza tuttavia emerge? Di risultati dell’azione non s’ha percezione? No problema. Mentre i fondi per la formazione del personale legato al territorio nel comune interesse collettivo vengono drasticamente tagliati, nessuna difficoltà a finanziare un master costosissimo magari targato Università Bocconi (che di quella Casta, a prescindere dal colore di base, fa ben parte). Creando le condizioni e i titoli tecnici per una successiva promozione del figliol prodigo, da inserire in un alto incarico presso qualche Pio Albergo più vicino alle vocazioni territoriali del medesimo figliolo prodigio e della di lui famigliola. E degli investimenti dell’Azienda pubblica legata al territorio a quel punto vanificati? Accidenti, che noiose puntigliosità!

E il direttore supremo, chiamato e nominato dalla Casta sovraterritoriale a governare l’Azienda pubblica del territorio occupato? Cosa dire del direttore supremo che tutto questo orchestra per conto terzi tirando con accortezza le fila del burattinamento? Ringrazia il figliol prodigo per il contributo garantito, contributo del quale nessuno nel territorio ha accortezza né conoscenza ma la Casta, si sa, vien da lontano, le sue radici sono a dimensione sovraterritoriale con tanti saluti alla sovranità popolare, un po’ come quella Consulta che della volontà del Popolo, come ha denunciato Adriano, se ne frega e getta nel cestino un milione duecentomila firma raccolte per un referendum contro una legge vergognosa che tutela la Casta medesima. Per la gioia dei comandanti della Casta, di Berlusconi, di Bersani, dei giornalisti opinionisti del Corriere della Sera.

Tutto normale, l’importante è la museruola. Sulla bocca di Adriano Celentano. Per far sì che la Casta domini.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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