“Il volo dell’angelo”, romanzo noir ambientato sul lago di Garda di Alessandro Morosi, il Filo editore, 2008

Opera prima di Alessandro Morosi, un racconto ambientato sulle rive del lago di Garda dove peraltro l’autore vive e lavora. Un libro trovato, prima di partire per le ferie estive, tra i tanti in attesa di ‘riesumazione’ che chissà come, chissà perché, chissà quando, chissà dove ho acquistato. Inizio da trasecolare: siamo ai tempi dell’invasione nazista e tre tedeschi, un tenente, un giovane ragazzo, un soldato semplice, partono in macchina per verificare le voci dell’esistenza di un covo di ribelli ma mal gliene coglie: in prossimità di una galleria cadono in un agguato e subito l’autista dell’auto muore. Il tenente, tremando dalla paura, rivela di avere con sè dei preziosi disegni (tra i quali un Tintoretto) rubati come bottino di guerra ma questo non basta a fermare i partigiani. Ne nasce una collutazione, il giovane soldato muore sul colpo mentre il tenente, pure ferito, lanciandosi dal ponte verso il fiume sottostante, riesce a salvarsi pur perdendo i famosi disegni. Dodici anni dopo ritorna nel BelPaese, lo troviamo turista in un piccolo e tranquillo albergo in riva al lago dove, ritiene, il proprietario altri non sarebbe che quel partigiano che si era impossessato di parte di quel tesoro. Sono diversi i personaggi che caratterizzano la vita quotidiana dell’albergo, dai dipendenti agli ospiti ancora presenti nonostante la stagione stia volgendo al termine. Un ruolo da protagonista spetta ad Angelo, giovane orfano, semplice, sfruttato dai padroni dell’albergo in cui lavora senza il compenso di una lira ma giusto in cambio di alloggio (in soffitta) e di risicato vitto. Giacomo, tuttofare ormai anziano dal passato turbolento e con molti problemi con la giustizia. Martina, vedova, costretta a lavori massacranti per restituire i prestiti avuti a condizioni usuraie dall’Elide, la proprietaria del “Bellerive”, letteralmente “una vera cagna” senza cuore. Barbara, bellissima donna che arriva con Antonio, il marito, che suo malgrado saprà rubare il cuore di Angelo. Ma improvvisamente l’autore letteralmente cambia il ritmo del racconto, qulacuno s’introduce furtivamente nella camera dove dorme l’Elide, tenta di ucciderla. Uno zingaro di passaggio? Uno dei clienti? Sta di fatto che il ritmo del romanzo diventa incalzante, a colpo di scena si sussegue colpo di scena, il piccolo universo della pensione viene sconvolto da omicidi, da agguati, da fatti inspiegabili che affondano le radici nel decennio precedente, e che Giacomo e Angelo in parallelo con le forze dell’ordine tentano di risolvere. Con tanto di riflessione filosofica su un’antica setta religiosa che nell’antichità frequentava un santuario in rovina sul vicino promontorio: se noi vedessimo tutto bianco come potrebbe il bene trionfare? Per poterlo fare il bene ha bisogno di un altro colore, ad esempio il nero. Il nero è buio, ci impedisce la vista, nasconde insidie, pericoli e, questo, inevitabilmente ci spingerebbe alla ricerca del bianco, del bene. Insomma, il bene per trionfare ha necessità del male per cui chi può generare il male per il trionfo del bene? Naturalmente Dio stesso ed ecco dunque che, per i seguaci di quell’antica setta, Lucifero altri non sarebbe che un angelo incaricato da Dio del ruolo satanico, indispensabile perché gli uomini percepiscano la bellezza del bene. Ottima teoria per sostenere che l’omicida, ad esempio, opera per il bene. Insomma una rilassante lettura … da batticuore, certamente interessante e coinvolgente ma a tratti piuttosto discutibile che porta – malauguratamente – alla fine delle ferie estive.

Hotel Benaco Torbole sul Garda, olio su tela di Alfred Souci

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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