“Il parto nel Medioevo: una questione complessa”, articolo pubblicato in fb da Kella Tribi

Nel Medioevo l’arrivo di un figlio era motivo di grande felicità, sia per i nobili, perché significava dare prospettiva alla dinastia, sia per i poveri, perché i figli rappresentavano un aiuto per il sostentamento della famiglia.

Durante il Medioevo non esistevano i reparti di ginecologia e ostetricia e il luogo più comune per partorire era casa propria. Le donne nobili, o comunque ricche, avevano la possibilità di avere una stanza dedicata esclusivamente al parto, con tutte le accortezze richieste

Oggi sappiamo che, una volta entrate in sala parto, l’ostetrica farà del suo meglio affinché tutto si svolga senza incidenti, coinvolgendo eventualmente dei medici, uomo o donna, in caso di complicazioni. Nel Medioevo era impensabile che degli uomini, assistessero al parto. Immancabile era naturalmente la figura della levatrice, seguita da un’apprendista e dalle amiche e parenti della partoriente. Il medico, quindi un uomo, veniva chiamato solo in casi estremi di vita o di morte.

Non avendo conoscenze mediche e anatomiche, il parto veniva gestito secondo le esperienze personali: si pensava che dovesse avvenire esattamente dopo venti contrazioni; se il periodo di travaglio si fosse prolungato, tutta la famiglia si sarebbe adoperata ad aprire e chiudere finestre, ante degli armadi, armadietti, cassetti e addirittura scagliare frecce. Tutte queste azioni, secondo le credenze dell’epoca, simulavano l’apertura dell’utero e dunque aiutavano il neonato a uscire dall’utero. Nel caso il parto fosse particolarmente complicato o addirittura letale per la madre, ma non per il bambino, veniva chiamato il medico per effettuare un cesareo e salvare il neonato.

Appena nato, il neonato veniva lavato con acqua, nelle case più povere, o con latte e vino, nelle case più ricche, e immediatamente fasciato dalle spalle fino ai piedi, una pratica in voga fino agli inizi del XX secolo e poi abbandonata perché poteva portare a malformazioni varie. Subito dopo veniva spalmato del miele sul palato del neonato per stimolarne l’appetito.

Il battesimo era una parte chiave dell’esistenza delle persone nel medioevo, epoca in cui la religiosità regolava in modo ferreo la vita quotidiana. Quando il parto si rivelava difficile e letale per il bambino, dunque non c’era il tempo per andare a chiamare un officiante, la levatrice vantava una speciale delega conferita dai vescovi per poter battezzare il bambino prima che morisse, in modo da assicurargli un posto in paradiso. Se invece il parto andava per il meglio, la madre restava a letto per due o anche tre settimane, per riprendersi dalla fatica. Questo valeva per le donne nobili e ricche, difficilmente una popolana poteva contare sull’aiuto di qualcuno per mantenere la famiglia. La pratica in sé del battesimo rappresentava un trauma per il neonato, strappato dal seno materno per essere portato in un luogo freddo ed essere immerso in una vasca d’acqua, che in inverno era inevitabilmente ghiacciata.

Il parto, nel Medioevo, ma come in tantissimi altri periodi storici, era legato a credenze e superstizioni. Il cordone ombelicale veniva tagliato immediatamente e bruciato, perché rappresentava l’atto peccaminoso dietro il parto: il coito.

Dopo il parto la donna non poteva recarsi in chiesa per diverso tempo, Quest’usanza deriva direttamente dalla tradizione ebraica, secondo la quale le donne impure, come le partorienti, non potevano frequentare i luoghi sacri.

Non potevano certo mancare rimedi magici come contraccettivi: si pensava infatti che la pelle di mulo appesa sopra il giaciglio dei due amanti fosse più che sufficiente per evitare una gravidanza, così come si usava portare i testicoli di donnola attaccati alle cosce, o anche usare il ditale da cucito. In Germania gli anticoncezionali erano ancora più variegati: bastava sputare tre volte nella bocca di una rana, oppure andare sulla tomba di una sorella deceduta, ammesso di averne una, e urlare per tre volte di non avere figli.

Nonostante siano passati diversi secoli, la visione della Chiesa riguardo i contraccettivi e l’aborto non è cambiata, ma sempre più paesi abbracciano la libertà di decisione sull’interruzione di gravidanza alle donne.

Fonte: V.M.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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