“No Green Pass? Ma allor io m’incass!”, storia di vicissitudini, di regole ferree, di vagare tra uffici preposti, telefoni che suonano a vuoto, chiusure mentali, mail con risposte automatiche onnivalenti

Dal 6 agosto arriva il Green pass: quando e dove serve

Allora, proseguiamo a piccoli passi. Sto male il 23 marzo 2020 e l’ambulanza mi porta a sirene ululanti in ospedale (pronto soccorso) alle 22.30. Il giorno dopo, alla mattina, già diagnosticata la polmonite interstiziale da covid, tampone. Naturalmente positivo, passo in malattie infettive. Tra un reparto e l’altro, un ospedale e l’altro, la storia continuerà fino al 17 giugno 2020, 88 giorni di ricovero, malattia con annessi, connessi, diretti e conseguenti. Ora facciamo un bel salto di oltre un anno, siamo in epoca Green Pass. Green in inglese fa pensare a un bel prato verde, magari appunto proprio “all’inglese” (battuta infame, lo so). Nel mio dialetto al  grëin è un bel maialino così, con quel che segue, mi pare di entrare in un grande porcile pieno di Green che Pass, ad grein ch’i passan e i van via (battuta sempre più infame ma vi dirò, non me ne vergogno per nulla). Arriviamo dunque a luglio 2021. M’iscrivo all’App “Io” e, pochi giorni dopo, tempestivamente m’arriva il Green Pass. Grazie al tampone (negativo) fatto in occasione di un nuovo ricovero ad inizio mese. Validità 48 ore. Cioè inutile, non mi serve nemmeno per una pippa nel bagno chiuso di un ristorante al chiuso. Peraltro una stranezza: a quel tampone, fatto in costanza di ricovero, ne sono seguiti altri ma, di questi, nessuna traccia. Comunque una realtà risulta conclamata: per il Ministero non sono stato malato, non sono adeguatamente vaccinato, sono simil novax, confermato no pass. I’m out! Cerco in internet e scopro l’indirizzo mail del Ministero al quale scrivere per chiarire il tutto. Risposta immediata (sempre via mail): “ecco il tuo numero di pratica, quanto prima un operatore ti contatterà”. Ovviamente passano i giorni e tutto tace, soprattutto tace il cellulare. Intanto m’informo, apprendo che serve il “certificato di guarigione” che ha validità 6 mesi ma un recente provvedimento governativo ne avrebbe prorogato la validità ad un anno se entro l’anno ti sei vaccinato. Bene, dico io. Dimesso a metà giugno 2020 e convocato dall’Asl per la vaccinazione a metà aprile 2021 sono a cavallo. Nientaffatto! Scopro sempre su internet che il certificato di guarigione può farmelo il mio MMG e immediatamente lo chiedo salvo scoprire che il certificato deve datare dal primo tampone positivo quindi, per quanto mi riguarda, dal 23 marzo 2020 cioè dal giorno dopo il ricovero per quel contagio che mi avrebbe portato alla dichiarazione di guarigione con tanto di lettera di dimissione scritta e sottoscritta dal Primario medico dopo 88 giorni, non uno! Quello che mi viene rilasciato dal MMG (che lo invia tramite rete al Ministero ma da questo non tornerà mai validato) comunque scadeva a settembre 2020 (6 mesi) e, a seguito della proroga ad un anno, a marzo 2021. Quindi niente Green Pass! Maiale, sempre in dialetto, si dice anche “gogn” e infatti mi sembra di vivere una bella “gognata“, una presa per i fondelli con tanto di un bel grugnito. Riscrivo alla mail del Ministero osservando che la mia (miracolosa) guarigione mi ha “regalato” una buona dose di anticorpi come attestato da diversi test sierologici eseguiti nel tempo (86 IgG a luglio 2020, 100 a febbraio 2021, oltre 400 a maggio 2021 post una dose di vaccino Pfizer) e che il fatto d’essermi vaccinato il 19 aprile 2021 (cioè 13 e non 12 mesi dopo il ricovero) è dipeso dalla convocazione dell’Asl non certo dalla mia volontà. Dal Ministero, nessuna risposta. Intanto mi viene osservato da conoscenti che ho fatto una sola dose vaccinale e quindi comunque non ho diritto al Green Pass non avendo concluso il ciclo che prevede due vaccinazioni. Allora cerco in internet un indirizzo mail Asl appositamente dedicato e (incredibile) lo trovo. Scrivo osservando che l’indicazione di eseguire una vaccinazione limitata ad una sola dose mi era stata data (per motivi di tutela della mia salute, vista la mia “esperienza” di contagio, il ricovero di lungo periodo, l’alto numero di anticorpi peraltro in crescita) sia al controllo da parte dell’apposito Servizio di Prevenzione e Protezione per i dipendenti dell’Asl sia dal medico dell’hub ASL preposto all’accettazione della persona vaccinanda. Quest’ultimo dell’indicazione limitativa ne aveva dato formale conferma sul modulo di accettazione poi presumibilmente trasmesso (o da trasmettere) a qualche competente ufficio dell’Azienda sanitaria preposto all’invio dei dati alla Regione che li avrebbe poi dovuti trasmettere al Ministero per consentirgli di provvedere all’emissione del Green Pass nominativo. Quindi, perché niente certificato per me, povero me? Derelitto. Un dubbio m’attanaglia la mente: ma l’apposito ufficio preposto dell’Asl, avrà trasmesso correttamente i dati alla Regione? Altra mail all’indirizzo dell’ufficio appositamente dedicato alla “vaccinazione degli adulti” che, in un primo tempo, scarica la patata sul MMG sostenendo che a questo spetterebbe attestare la necessità, data la mia condizione di “fragilità”, di una sola dose vaccinale. Fatto che fa imbufalire il MMG che rileva di non aver effettuato personalmente la vaccinazione e pertanto di non poter intervenire inserendo dati nell’apposito programma informatico predisposto da Asl e Regione. Deve provvedere un qualche operatore ASL afferente a qualche ufficio debitamente competente. Passano ancora alcuni giorni e, dall’indirizzo dell’ufficio Asl coinvolto, ricevo un mail che mi tranquillizza: i miei dati sono tutti inseriti, “attendi qualche giorno poi rivolgiti ad una farmacia e controlla se t’arriva il Green Pass”. Bene, tutto risolto? Ma no di certo! Chi penso d’essere, un raccomandato? Nel dubbio continuo le ricerche nel sito internet dell’Asl e trovo un altro indirizzo di un settore potenzialmente competente ad affrontare le situazioni amministrativo-burocratiche legate al contagio da covid. Ne approfitto per scrivere evidenziando la situazione di mia moglie, per molti aspetti simile alla mia. Stavolta la risposta é netta: niente da fare, essendo passati più di 6 mesi dalla “guarigione” (primo tampone positivo), non spetta il Green Pass! Quindi, inutile porre altri quesiti, altre questioni, “dispiace, mortificati, ma le carte, le regole, dicono così”. Domanda fuori luogo: ma il cittadino è succube di regole rigide e indiscutibili scritte oppure il diritto (le regole) è al servizio del cittadino ed è quindi soggetto ad interpretazione con tanto di adattamento ove possibile alle situazioni concrete di ogni individuo? Vado oltre, proseguo. Di nuovo esplorazione internet, trovo addirittura un numero telefonico gestito dal Ministero attivo 24 ore su 24, il 1500. Chiamo una volta, poi il giorno dopo, infine il giorno dopo ancora, sempre ascoltando quella vocina gentile che mi dice d’insistere per non perdere la prenotazione. Venti minuti, trenta minuti, cinquanta minuti, sperando si tratti di un numero verde a chiamata gratuita altrimenti devo contattare la banca per aprire un mutuo. Nessuna risposta, mi stanco di stare al cellulare a perdere tempo. Passano i giorni e non succede nulla. Passo in farmacia e nulla di nuovo. “Nessuna nuova, buona nuova? No, non mi pare che il detto sia sovrapponibile alla situazione. Oserei dire meglio nessuna nuova, il gallo non fa le uova! Nessuno contesta. Intanto arrivano finalmente alcuni giorni di relax con pranzi e cene in trattoria a Casino Agnelli, da Valentina. Rigorosamente in veranda nonostante l’afa ferragostana. Interno al chiuso con aria condizionata assolutissimamente interdetto. A seguire le serate della Settimana della Letteratura organizzate da Pontegobbo edizioni a Bobbio. All’ingresso dell’auditorium di Santa Chiara operatori della Croce Rossa chiedono di mostrare il Green Pass. La prima sera entriamo grazie a Daniela Gentili, organizzatrice, che garantisce per noi. Il giorno dopo tampone rapido in farmacia, entriamo tanto alla sera come l’indomani. Racconto il fatto del mancato rilascio del Green Pass ad Antonio Mosti che resta stupefatto: “ma se non lo danno a te, non spetta a nessuno!“. Lui naturalmente ha fatto le due dosi di vaccino, di Green Pass non ne ha uno ma addirittura due. Al controllo per entrare in Santa Chiara, però, sorgono problemi, l’operatore della Croce Rossa dice che non ne riconosce la validità, Antonio impiega più di mezzora per dimostrare che non sta brando e finalmente “passa” . Nel frattempo Dalila riprova a contattare il numero telefonico messo a disposizione dal Ministero, il 1500. Dopo 20′ d’attesa, nonostante il mio scetticismo, incredibilmente risponde un’operatrice. Ci vogliono 15′ per esporre i nostri casi e, alla fine, la telefonata passa ad un’operatrice di secondo livello, un medico. Passano altri 20′ e finalmente risponde. Dice, dedicandoci 30′ circa, tutto quello che già sappiamo: il certificato di guarigione vale a partire dal primo tampone positivo, la vaccinazione deve essere fatta entro un anno e poco importa se è l’Asl stessa che ti chiama non 12 ma 13 mesi dopo, le dosi da fare sono due cioè deve essere comunque concluso il ciclo vaccinale previsto, il Ministero non prende in considerazione – in analogia a quanto dispone credo l’OMS – i risultati del test sierologico e quindi dell’evolvere degli anticorpi. Insomma, “mi spiace ma niente da fare, niente Green Pass, non ne avete diritto o comunque il Ministero non ve lo riconosce a meno che il vostro MMG si assuma la responsabilità di dire che siete nella condizione di limitarvi ad una sola dose”. Il gatto si morde la coda perché non sa che la coda è sua. Praticamente torniamo alla casella del Via come al gioco dell’oca. Già, ha commentato Dalila, essendo stati tra i primi contagiati, mesi e mesi prima dell’esistenza di un vaccino, tanto valeva che si morisse. Per l’Asl, per la Regione, per il Ministero. In pratica due pesi e due misure distinguendo tra i primi contagiati e chi il virus l’ha incontrato successivamente. sempre perché la regola é una ed una soltanto, valida per tutti, cani, gatti, porci e compagnia cantante. Che fare? Lascio perdere? Ci penso, inevitabile un attimo di scoramento: mi sento come il piccolo Davide contro il Gigantesco Golia e non ho nemmeno una fionda e se anche l’avessi intorno a me non vedo sassi, solo sabbia che non fa male a nessuno. Nel frattempo fatto il tempone rapido il martedì, nel giro di poche ore arriva il Green Pass (quello breve che vale 48 ore) che ci permette di entrare in Santa Chiara la sera stessa e la sera dopo. Il giovedì invece sempre a mezzogiorno e sempre in farmacia altro tampone rapido pagando ulteriori 30 euro, spesa totale per 4 tamponi 60 euro a prezzo calmierato. Decido che non mi sta bene, decido di scrivere alla stampa, quella locale, quella regionale, quella nazionale, ma troppo tardi. Nel pomeriggio avanzato … mi connetto all’App del Ministero, IO, “l’App dei servizi pubblici” e trovo il Green Pass con tanto di riconoscimento della dose unica di vaccinazione. La Buona Novella scende dal cielo portata dall’angolo Ministero della Salute in persona, lui proprio lui avvolto in una delicata luce azzurrognola simil visore del cellulare. Dunque validità temporale 9 mesi dal 19 aprile 2021. Come mai? Forse l’apposito ufficio dell’Asl ha trasmesso quanto disposto e sottoscritto dal medico vaccinatore dopo aver recuperato dall’archivio il modulo di accettazione compilato ad aprile? Non so, non voglio indagare, sono soddisfatto, appagato, ma quanta fatica, quanto tribolare, quanta fatica ottenere quanto spetta, che sudata far capire che non può esistere una regola univoca, a valere per ogni situazione! Per fortuna non siamo tutti uguali. Sono pochi ma quei pochi hanno il cuore collocato a destra e tutte le cure mediche eventuali devono tenerne conto. Non tutti (con buona pace del caro lui caro lei il Benito Mussolino) siamo col cuore a sinistra! Nel nostro BelPaese ci stan anche baciapile e baciarosari come quel tale amante del mojito, il Salvino che non si converte al nocino. Comunque, tutto bene quel che finisce bene. Grazie Ministero della Salute. Ieri siamo stati all’Ipercoop, siamo entrati in libreria e volontariamente, orgogliosamente abbiamo mostrato il Green Pass anche se non dovuto, poi ci siamo seduti ad uno dei bar interni e abbiamo chiesto noi stessi medesimi al cameriere di leggerlo identificando col suo bel QRCODE. Abbiamo insistito, abbiamo ottenuto agendo e di riffa e di raffa quel che era nostro di diritto, per motivi di logica e di salute. Siamo soddisfatti. Ma quanto penare, quanto contorto contorcimento!

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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