“Gli anni 70 (5^ parte): la misteriosa morte di Feltrinelli e quella del commissario Calabresi”, a cura di Alberto Zanini

Il 15 marzo 1972, a Segrate, in provincia di Milano, venne trovato un corpo dilaniato da una esplosione ai piedi di un traliccio dell’alta tensione. Il corpo, dopo il riconoscimento della moglie in obitorio, era quello di Giangiacomo Feltrinelli, proprietario dell’omonima casa editrice. Figlio di una delle più facoltose famiglie meneghine, durante la guerra, diventò partigiano e nel 1945 aderì al Partito comunista. Nel 1954 fondò la casa editrice e tre anni dopo pubblicò uno dei più famosi romanzi russi: Il dottor Zivago di Boris Pasternak. Alla fine degli anni 60 incominciò a finanziare gruppi dell’estrema sinistra e dopo l’attentato di Piazza Fontana, temendo un golpe della destra, entrò in clandestinità. Molti dubbi rimangono ancora oggi sulla dinamica della sua morte. Ufficialmente sembrerebbe che Feltrinelli fosse rimasto vittima di un errore nella preparazione dell’ordigno che avrebbe dovuto lasciare senza elettricità Milano, molti invece parlarono di “omicidio politico”, ed in effetti la Magistratura ignorò completamente la “relazione di consulenza medico-legale”, dove due luminari, Marrubini e Fornari, sottolineavano che il corpo presentava delle lesioni che non erano state provocate dall’esplosione. In pratica Feltrinelli sarebbe stato colpito prima che l’ordigno esplodesse. Da notare che l’editore era, come si usa dire ultimamente, attenzionato continuamente dai servizi segreti, per la sua simpatia nei confronti dell’estrema sinistra. Infatti il maggiore dei Carabinieri, Pietro Rossi, che condusse l’indagine, era l’anello di congiunzione tra il Sid e l’Arma dei Carabinieri, e faceva anche parte di un servizio segreto chiamato “L’Anello”. Inoltre il primo magistrato chiamato ad indagare sul decesso di Feltrinelli, Antonio Bevere, venne rimosso perché “troppo di sinistra”,dal procuratore generale di Milano Enrico De Peppo, sollecitato dal generale dei Carabinieri Palumbo, il cui nome verrà trovato negli elenchi della P2 di Licio Gelli. Al posto di Bevere venne messo Guido Viola magistrato di appena trentanni, che, come ammise lui stesso, tempo dopo, ebbe continue pressioni.

Le elezioni politiche del 7 maggio videro una riconferma dei rapporti di forza. Crebbe invece l’Msi di Almirante.

Ma il 17 maggio un altro fatto sanguinoso riempì le cronache italiane. Il commissario Luigi Calabresi venne ucciso per strada, mentre si accingeva a salire in macchina, raggiunto dai colpi sparati alla schiena e alla testa. Calabresi era il commissario della Questura di Milano quando, il 12 dicembre 1969, ci fu l’attentato di Piazza Fontana. Uno dei primi fermati fu l’anarchico Giuseppe Pinelli che venne trattenuto illegalmente, senza mandato di arresto, per tre giorni. Pinelli la sera del 15 dicembre precipitò misteriosamente dalla finestra dell’ufficio di Calabresi al terzo piano del palazzo della Questura. Sebbene il commissario sostenne di non essere presente al momento della tragedia, la testimonianza dei cinque agenti presenti all’interrogatorio, in merito ad un malessere dell’anarchico che si trovava vicini alla finestra, lasciò molte perplessità e dubbi.

Lotta Continua e il settimanale Espresso attaccarono pesantemente Calabresi ritenendolo indirettamente responsabile della morte di Pinelli. Sedici anni dopo l’omicidio di Calabresi, il pentito Leonardo Marino, ex operaio della Fiat ed ex militante di Lotta Continua, accusò Ovidio Bompressi di essere stato l’assassino del commissario su ordine di Adriano Sofri e Giorgio Pietrostefani. Marino ammise in un interrogatorio di essere stato l’autista di Bompressi il giorno dell’omicidio. Ma molti dubbi rimangono sulla sua testimonianza. Accusato da molti come mitomane la sua deposizione al processo venne giudicata attendibile e i tre accusati furono condannati a 22 anni.

Pietrostefani prima della conferma della condanna riuscì a fuggire in Francia dove vive tutt’ora. Nel 2006 il Presidente Napolitano concesse la grazia a Bompressi, che la chiese esplicitamente. Adriano Sofri,che non chiese mai la grazia, ebbe la condanna ridotta a 15 anni e finì di scontarla nel 2012, mentre per il pentito Marino nel 1995 la corte d’Assise d’Appello dichiarò il reato prescritto.

Faccio un passo indietro: nel 1967 Calabresi conobbe Pinelli, durante un campeggio a Colico organizzato dagli anarchici, e fra i due nacque una sorta di rapporto, forse, di amicizia che culminerà in uno libro regalato a Natale dal commissario a Pinelli, che lo ricambierà con L’antologia di Spoon River di Edgar Lee Master.
Purtroppo il 1972 si tingerà ancora di rosso sangue.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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