“Friday for future – Giovani in piazza tra visione global e carenze local”, riflessioni di Antonella Lenti a margine della manifestazione del 24 settembre

Impegnati e disincantati. Hanno riempito Piazza Cavalli e le vie dello struscio cittadino riportando i riflettori sul clima con cartelli, musica e balli con un richiamo ad agire “qui e ora” rivolto ai politici della terra ma anche locali. Per i giovani studenti delle scuole piacentine – tornati dopo la sospensione per la pandemia – le politiche sull’ambiente non possono continuare ad essere promesse al vento. Infatti agli innumerevoli impegni verbali persistono le promesse al vento. “Ci siamo rotti i polmoni” recitava uno dei tanti cartelli sventolati davanti al Gotico. La visione dei ragazzi Friday For Future è centrata sul “global” più che sul “local” però non sono mancate alcune incursioni su quello che si sta facendo a Piacenza per arginare il mutamento climatico. E’ stata quasi una lezione a cielo aperto organizzata dal gruppo attivo dei FFF tra loro Stefano, Costanza, Alice, Anna, Daniele…

Due dati appena fanno pensare

Qui e ora servono azioni concrete, è stato il loro grido (con urlo liberatorio finale). Quindi per stare sul locale una domanda rivolta “Ai signori che stanno nel palazzo qui accanto” (leggi Comune): “perché se l’Europa ha fissato un numero, il 55% in meno di produzione di gas serra entro il 2050, Piacenza ha scelto di stare un gradino sotto ponendosi un obiettivo del 40%. Perché?” Eppure i numeri anche a Piacenza misurano la recrudescenza dell’impazzimento del clima. Nel decennio 70-80 “quando tutto è cominciato”. Quando i nonni di questi adolescenti, alcuni appena varcata la soglia delle superiori, ballavano al ritmo dei Righeira con “Vamos a la playa” la temperatura globale misurava già un +0,36 gradi misurata nel rapporto con a quella del periodo pre industriale.

Iniziano i “giorni caldi” di Piacenza

Già negli anni Ottanta iniziavano i giorni caldi di Piacenza. Passando sotto silenzio perché in quel periodo dominava la convinzione che le azioni umane niente avessero a che fare con il riscaldamento. Fior fiori di scienziati erano impegnati dalla compagnie del petrolio a disinnescare ogni dubbio. In quel contesto anche Piacenza non era più un’isola felice. All’insaputa dei più. Infatti in quel periodo i giorni in cui la temperatura superava i 32° erano 6. Ricordiamoci bene questo numero – ha esortato i suoi compagni Stefano Ghidini uno dei sei ragazzi animatori dei Friday For Future di Piacenza. Come a dire confrontiamoli con l’oggi in cui i giorni che sfiorano i 40 gradi sono ormai fuori controllo. Gli anni passano così come innumerevoli Cop (convenzione dell’Onu sui cambiamenti climatici) si sono susseguite. Discorsi, impegni senza che da una Conferenza all’altra si cambiassero le cose. Intanto il surriscaldamento si è fatto un baffo delle parole ed è inesorabilmente cresciuto. Altra tappa gli anni 1990/2000. A questo punto non ci sono più alibi: più della metà dei gas serra arrivano dall’attività umana. Poi gli impegni presi e disattesi come a Rio, un summit insufficiente perché non ha posto limiti legali. Nel ‘97 invece il protocollo di Kyoto i limiti legali li ha posti. Per l’Italia l’obiettivo era -6,5% emissioni: “Ma non lo stanno facendo!!!” E’ il grido della piazza. Le cose non vanno meglio all’avvio del nuovo millennio: il 2003  e il 2004, caldo torrido, bombe d’acqua, uragani ma non si fa nulla. “Memorabile la frase di un presidente degli stati Uniti (Bush jr) secondo cui lo stile di vita degli americani era materia non negoziabile. Se tutti vivessero come gli americani non basterebbero 5 terre, se tutti vivessero come gli italiani non ne basterebbero tre di terre”.

Inutile conquistare la luna se poi perdi la terra”… 

La riflessione arrivata da un giovane salito sui gradini del Gotico diventato per l’occasione una specie di Hyde Park Corner ambientale. “Chi ha qualcosa da dire venga qui – l’esortazione degli organizzatori della giornata e vuoi per il clima di festa un po’ da countdown che si fa a Capodanno quando si festeggia la ripartenza per un nuovo anno in tanti hanno vinto la timidezza e si sono buttati nella prova microfono. Pensieri, riflessioni, emozioni, timori e idee perché i gesti personali dei singoli possono fare la differenza, possono incidere… Linguaggi a tutto campo, musica, parole, gesti, messaggi scritti come quello di un paio di ragazze all’angolo destro della piazza ad agitare un cartello: “Inutile conquistare la luna se poi perdi la terra”…  Altro passaggio di epoca 2010/2020. Nel 2010 la temperatura media del pianeta si attesta a un +0,72° sempre misurata rispetto al periodo pre industriale. E i governi? Sempre non curanti dei segnali e degli impegni. E proprio nel 2010 a Piacenza i giorni di caldo a 32° sono passati da 6 a 18. Tutto questo nel giro di poco tempo. “Choose Eco not Ego” l’invito esplicito di un altro messaggio sul cartone rivolto agli adulti soprattutto sottoscritta da un altro pensiero amanuense “CO2 palle così”.

Hanno dato un segnale chiaro impegnato e giocoso come i giovani, in tutte le generazioni, hanno sempre saputo fare. Non si arrendono e sono schierati per una causa comune: salvare la casa nella quale tutti viviamo e nella quale loro dovranno diventare adulti. Chi sarebbe così stupido da abbattere la casa dove vive? Ragazze e ragazzi diversi per provenienza per cultura, per carattere oscillanti tra timidezze adolescenziali e il piglio di chi già veste gli abiti da leader, avrebbero diritto di parola anche altrove a cominciare dalla scuola, ma anche la società civile dovrebbe imparare a conoscere le tensioni ideali che li muovono. Perché quella battaglia che portano in giro (in piazza anche una radio-ape che ha seguito sempre tutti gli scioperi per il clima in giro per l’Italia https://radioimmaginaria.it/) è prima di tutto per la loro esistenza e l’impegno che si sono dati è quello di “negoziare” a tutti i costi quello stile di vita di a cui restiamo, nonostante gli impegni, follemente affezionati. Come si fa a dar loro torto?

Antonella Lenti ([email protected])

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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