Festival del diritto a Piacenza: quale democrazia? I cattivi esempi di una sinistra troppo simile alla destra conservatrice

Tra pochi giorni si svolgerà, a Piacenza, il festival del Diritto promosso dalle Amministrazioni comunale, provinciale, regionale di centrosinistra, dall’Università Cattolica, dal Politecnico di Milano. Iniziativa certo di grande interesse ma che, come operatore laureato in giurisprudenza nel lontano 1983, impegnato per vocazione e scelta di vita nel pubblico impiego (in sanità), vedo con un certo disincanto e una malcelata delusione complessiva. Negli ultimi anni, in base alle mode in auge (specie proprio nella sinistra, quella con il complesso di inseguire i moderati e i loro modelli economicisti in odore di liberismo),  ho avuto esperienze di metodi di gestione e di governo del settore pubblico rapportati ad un presunto aziendalismo efficentista quasi come se le regole di diritto fossero più un orpello che non un metodo rapportato alla trasparenza e alla partecipazione diretta.

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Il diritto visto dalla parte del centrosinistra dovrebbe essere l’affermazione della gestione dal basso, condivisa a tutti i livelli dai cittadini in una condizione di confronto e condivisione permanente. Contrapponendosi al diritto calato dall’alto secondo una naturale vocazione tipica della cultura della destra, affermazione del potere come forma di accentramento, del decisionismo spostato al vertice d’una presunta piramide di governo.

Come nell’epoca pre-68 quando, anche a sinistra (con particolare riferimento alla sinistra comunista e berlingueriana), tutto era deciso e contrattato nel chiuso di poche stanze tra vertici che nessuno aveva realmente eletto: un sistema spazzato via dai comitati di base, dalle assemblee autogestite, dagli slogan secondo i quali ogni cittadino può vantare di essere direttamente protagonista della gestione del potere in barba ai sostenitori della realpolitik e senza delega alcuna a parrucconi, baroni, esponenti di nomenklature varie di qualunque colore bardate.

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Oggi tuttavia la democrazia diretta pare non abbia più grandi spazi, nemmeno tra il popolo progressista: il sistema, a destra e a sinistra, propone il cittadino subordinato alla legge e non viceversa. Il diritto al servizio dei bisogni del cittadino e il cittadino come riferimento principe di ogni sistema democratico sembrano principi fuori luogo e fuori tempo, favolette degne di brontosauri avviati all’estinzione!

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Beh, non è in mio nome che al festival piacentino si discuterà e si illustrerà di un diritto che scende dall’alto: sarò almeno idealmente presente per ribadire la necessità, da parte di chi governa le istituzioni pubbliche a tutti i livelli, di costante informazione e concertazione in forma diretta e non solo attraverso la mediazione di interlocutori istituzionalizzati, ricordando che ogni eletto non riceve un mandato plenario ma semplicemente un mandato esecutivo da verificare giorno per giorno dando la parola ai rappresentati e non dando mai per scontato la rappresentanza.

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Principi certo difficili da far passare in un sistema dove ormai i parlamentari sono scelti dalle segreterie e non votati con espressione di preferenza per cui, di fatto, non sono mai giudicati da chi solo apparentemente li ha eletti: a valutarne l’operato saranno a fine mandato ancora i potenti di turno, il Sindaco, il Parlamentare componente della segreteria nazionale del Partito, l’esponente di spicco, tutti coloro che devono garantirsi l’inamovibilità nel sistema di potere.

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Quale diritto, quale democrazia?

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Ma cosa può insegnarci una sinistra piacentina che, alle recenti elezioni, ha organizzato una consultazione preventiva per definire i candidati al Parlamento e poi, visto il risultato non gradito, ha cambiato le carte in tavola imponendo Paola DeMicheli, semisconosciuta ma fedelissima del Sindaco pigliatutto Roberto Reggi?

Metodi diffusi a tutti i livelli. Ci tengo alla citazione, per esperienza e conoscenza personale ma purtroppo in quanto modelli estensibili a livello generale, di manager della sanità come Francesco Ripa di Meana, affiancato dal consocio Luca Baldino (oggi entrambi ai vertici della sanità bolognese) che in nome di un presunto malposto efficientismo economicista e tecnocratico orientato ad un teorico risultato finale (stranamente coincidente tra l’altro con la valorizzazione delle posizioni personali all’interno del gruppo di potere affiliato) riesce a prevalere e sovrapporsi alle istanze dal basso creando filtri che consentono una gestione verticistica e sostanzialmente corporativa e conservativa della cosa pubblica peraltro, trattandosi di manager tecnici nominati e non eletti, sfuggendo ad ogni forma di controllo “popolare” da parte del personale gestito (utenti e lavoratori).

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Ove di conseguenza il diritto, plasmato alle necessità di una presunta managerialità, risulta in realtà negato o comunque strumento del potere e non scienza di partecipazione.

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Ma avremo tempo e modo per approfondire. Nel frattempo sembra utile osservare che persone e metodi rilevati guarda caso sono allineati e schierati disciplinatamente in quella presunta sinistra che si richiama al Partito Democratico. Che come tale, a prescindere dai festival più o meno faraonici allestiti, continuerà a perdere consensi e terreno. Se può consolare, non perderà il mio voto, non avendolo mai avuto. Nemmeno potrà contare, naturalmente,  sulla mia partecipazione al modello di diritto verticistico postulato. Modello not in my name.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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