“Ferragosto 1892”: Luigi, bracciante delegato al Congresso dei Lavoratori a Genova, vede il mare [ racconto di Paolo Brega ]

[1892, Genova] Notevole disputa dialettica tra Turati, Prampolini e gli anarchici

al Congresso dei Lavoratori convocato nel capoluogo ligure: sarà necessaria la prima divisione della sinistra per proclamare la nascita del Partito Socialista

La sera di sabato 13 agosto 1892, Luigi il bracciante era in procinto di partire per Genova dove avrebbe rappresentato la Cooperativa al congresso del Partito dei Lavoratori. Era agitato da alcuni giorni, sia per l’importanza dell’appuntamento politico che per le peripezie da compiere per raggiungere il capoluogo ligure.

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Vissuto da sempre nelle campagne comprese tra il Po, il Trebbia ed il Tidone, Luigi non aveva mai viaggiato in treno e si era spostato solo nei dintorni a piedi o con qualche biroccio di fortuna.

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Con il Cabrini di Piacenza aveva organizzato i particolari del viaggio: fino a Voghera sarebbe andato con il biroccio di Tugnon, un carrettiere che simpatizzava per i socialisti, quindi sarebbe salito sul treno speciale proveniente da Milano.

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I compagni della Cooperativa avevano fatto una colletta per coprire le spese essenziali: “ma se vai in un casino a Genova, paghi con i tuoi soldi” gli avevano detto scherzando. La moglie era entusiasta per il compito affidato al marito dai compagni, mentre i figli, che non avevano mai visto il mare, associavano Genova solo a quello e volevano dal padre una adeguata spiegazione di com’era fatto.

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Già il mare! Neanche Luigi lo aveva mai visto. In quella calda notte di cielo stellato, si mise in viaggio a piedi per raggiungere la casa di Tugnon nel villaggio vicino e di lì partire con il biroccio ed il cavallo. Se la moglie di Luigi si era rivelata favorevole a quel viaggio “congressuale” non lo era altrettanto la consorte di Tugnon che stava ancora ricoprendo di improperi il marito per quel servizio non pagato, svolto in orario proibitivo e per fini, a suo dire, pericolosi.

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Giunti alla stazione di Voghera alle prime luci dell’alba, Luigi salì sul treno speciale carico di compagni euforici e festosi. Tugnon lo salutò commosso “la vista di tutti quei compagni e di quelle bandiere mi consola di tutti gli insulti che prenderò ancora da mia moglie” disse imboccando la strada del ritorno.

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Arrivato a Genova nella tarda mattinata, andò in corteo con i compagni di viaggio alla sala Sivori, dove il congresso era già praticamente bloccato dallo scontro tra i socialisti e gli anarchici. C’era gente che urlava da tutte le parti, dentro e fuori la sala, quella che doveva essere una grande festa dei lavoratori si presentava come una bolgia infernale.

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Aggiornato dal Cabrini sugli eventi in corso e sulla complessa posizione degli operaisti, Luigi superò lo sconcerto iniziale ascoltando i discorsi appassionati di Turati e Prampolini, poi nel pomeriggio il congresso fu sospeso.

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Si apriva una serata di contatti fra i capi per superare l’empasse congressuale, offrendo ai delegati il tempo necessario per visitare la città. Luigi non aveva dimenticato l’impegno preso con i figli di vedere il mare e spiegare com’era fatto, quindi assieme al delegato dei fornai di Piacenza raggiunse la zona del Porto.

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Trovatosi di fronte la distesa azzurra, mossa da onde leggere, scrutò l’orizzonte, come faceva quando era in riva al Po, cercando invano di vedere una sponda dalla parte opposta. Cercava di riflettere sull’inedita visione marina, ma il suo accompagnatore gli parlava continuamente del congresso impedendogli di concentrarsi. Dormì con altri congressisti sotto al portico di una Società Operaia  ed al mattino di Ferragosto lo svegliò Cabrini concitato: il congresso sarebbe proseguito senza gli anarchici, ma in un luogo diverso, sotto i pergolati della Società Carabinieri Genovesi anziché alla sala Sivori.

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Qui il clima era più disteso, Cabrini stesso fece una splendida relazione, parlando, fra l’altro, delle cooperative bracciantili come quella di Luigi. Alla fine restava qualche contrasto, ma il Partito era nato e fra i presenti dominava l’entusiasmo per aver compiuto un atto destinato a cambiare la storia dei lavoratori.

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Prima di ripartire, Cabrini diede istruzioni a Luigi per riunire i compagni della Cooperativa ai quali lui stesso sarebbe andato a relazionare sui risultati del congresso. Luigi ne fu contento, in effetti non aveva compreso bene tutti i passaggi congressuali e gli sarebbe stato difficile far capire ai suoi compagni cos’era accaduto. Ora lo preoccupava il ritorno a casa, dove avrebbe incontrato i figli ed a loro doveva spiegare, senza l’aiuto di Cabrini, una cosa solo in apparenza più semplice: com’era fatto il mare.

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Domani, alle 17, iniziano i lavori del primo Congresso del Partito Socialista, la rifondazione che pone fine alla diaspora.

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Il mio treno parte dalla stazione di Piacenza alle 11.52 e, via Bologna, raggiunge Prato. Da lì un Regionale arriva a Montecatini alle 14.57, giusto il tempo di appoggiare il trolley nella camera d’albergo che ho prenotato, 29,00 € a notte, prima colazione inclusa.

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Sarò sicuramente tra i primi ad accreditarmi, uno dei 39 delegati dell’Emilia Romagna, con alle spalle 16 anni di militanza nella sinistra del P.S.I., il percorso con i Laburisti del compagno Valdo Spini, dieci anni con i Democratici di Sinistra, l’adesione alla Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo purtroppo lanciata verso la scelta della Sinistra Arcobaleno con la presunzione che l’unica sinistra legittimata in Italia potesse essere quella antisocialista o comunque di nostalgia rifondarola postcomunista.

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Una vita con una convinzione: nessuna connivenza con la destra moderata ma chiara distinzione anche dai cattolici più o meno d’ispirazione sociale e da quanti enfatizzano una presunta necessità di fusione tra le grandi culture popolari di massa (quelle ex democristiane ed ex comuniste).

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Per un Partito dunque riformista, laico, di governo che ribadisca l’esistenza di una cultura di sinistra, distinta dalle nostalgie per un comunismo superato dalla storia, direttamente collegata con la cultura riformista del socialismo europeo.

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Per tutto questo, da domani, la mia delega sarà alta verso il cielo.

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Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

2 Risposte a ““Ferragosto 1892”: Luigi, bracciante delegato al Congresso dei Lavoratori a Genova, vede il mare [ racconto di Paolo Brega ]”

  1. Molto entusiasmante questo racconto che narra radici neppure tanto lontane..

    🙂

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