774 giorni fa uscivo (in ambulanza) dall’ospedale di Castel San Giovanni. Un’Odissea iniziata 88 giorni prima, la sera tarda del 22 marzo 2020, con il ricovero d’urgenza a Piacenza per polmonite interstiziale, Covid-19. Pronto Soccorso, Malattie Infettive, Rianimazione, in bilico tra la vita e la morte, ossigeno, intubato, tracheostomizzato, polmoni invasi dal mostro, una patina bianca che ne copriva il 90% della superfice, in coma penso per almeno 20/30 giorni. Sopravvissuto, al risveglio tra il 14 e il 24 aprile mi scopro trasferito nell’ospedale della Val Tidone, dichiarato dall’inizio della pandemia ‘ospedale Covid‘. Infine, il 17 giugno, appunto 774 giorni fa, la dimissione, il saluto dei medici, delle infermiere, degli operatori socio sanitari e i due militi della Croce Rossa che mi hanno spostato dal letto alla barella, caricato sull’ambulanza, riportato a casa, da Dalila, dai miei figli, dalle nuore, dalle nipoti, da mia madre. Appunto, 774 (settecentosettantaquattro) giorni fa, 774 giorni per ‘riprendermi la vita e recuperare il recuperabile‘. Ebbene, solo ora ho saputo di questa poesia che un amico, Lorenzo d’Amato, medico, ha scritto e dedicato al momento del mio risveglio dal coma. Una precisazione: l’angor citata in medicina indica l’angina pectoris ovvero una violenta crisi d’angoscia. Tutto il resto è … emozione, commozione, vita, oggi come allora.
ESTUBATO
E mi svegliai. Libero dunque vidi la luce intorno e dalla luce fui visto. Testai dunque dell'anima i miei polsi. Cauto era il respiro, ancora stretto forse. Ma il moto affannato s'era infine placato e l'angor era solo terribile ricordo. Dietro le maschere intorno il sorriso vedevo contento di chi mi aveva salvato.