“Nelle fauci degl’Agnelli” a Bobbio, una pioggia di emozioni, amici, amiche, spettatori interessati, incontri, ricordi e la vita che ritorna

Bobbio, Settimana della Letteratura, martedì 10 agosto 2021, presentazione di “Nelle fauci degl’Agnelli”

A Bobbio, dunque, lo scorso martedì 10 agosto, nel contesto della Settimana della Letteratura proposta da edizioni Pontegobbo e dalla Municipalità, si é sviluppato un confronto presenti Antonio Mosti e Gian Luca Zilocchi. Confronto a partire del contenuto del mio libro “Nelle fauci degl’Agnelli” del quale ampio resoconto può essere letto nell’articolo pubblicato ieri sempre in Arzyncampo (clicca qui). Oggi vorrei invece dar conto delle emozioni personali. A fine serata un’amica diceva che i due relatori mi hanno in qualche modo “coperto”, che sono stato più “spento”, passivo, del consueto. Può essere vero. Ma non solo: altri hanno osservato che anche il libro é rimasto in ombra, più che del libro i due oratori hanno dissertato sui tempi della contestazione studentesca e delle rivendicazioni operaie (il ’68, il’ 69, il ’77) da parte di Antonio, in quegli anni compagno d’impegno politico nel “Nucleo socialista Rosa Luxemburg”. Sulla situazione odierna del mondo del lavoro e sulle sue prospettive invece Gian Luca, segretario generale della C.G.I.L. piacentina. Vere entrambe le cose, dunque: io apparentemente “spento” e il libro “coperto”, in pratica entrambi in secondo piano. Quanto alla seconda osservazione, devo precisare che, da buon “regista” della serata, avevo invitato i due oratori a disquisire esattamente come hanno fatto, partendo dal presupposto che il libro doveva essere semplicemente uno spunto per una riflessione profonda sugli eventi del passato e appunto sulle prospettive del futuro per quanto alle condizioni della politica e del mondo del lavoro. Non era dunque importante che si parlasse dei contenuti diretti del libro ma appunto l’obiettivo era un approfondimento, “andare oltre” e il risultato é stato perfettamente raggiunto. Il libro non come protagonista ma come ispiratore d’una serata che doveva andare più lontano. Analogamente il mio ruolo, per una volta più che quello dell’autore é stato più semplicemente quello del conduttore del confronto tra i due protagonisti (Antonio e Gian Luca).

Con Antonio Mosti

Il libro, che è testimonianza personale del vissuto attraverso gli eventi che hanno caratterizzato la società, la politica e il mondo del lavoro in particolare nel periodo dagli anni ’70 all’oggi, dicevo, doveva ed é stato lo spunto per un interessantissimo dibattito tra protagonisti dei cambiamenti del mondo nel quale viviamo e, in tal senso, definirei la serata un successo pieno. Non so come siano andate le vendite al banco dell’editore ma alle 22.00 cioè ad inizio confronto, era presente un pubblico di circa 50 persone e, alla fine, oltre le 23.00, sceso dal palco, sono stato circondato da amici e amiche che in qualche caso non vedevo da anni. Così Roberto Barocelli. L’ultimo incontro credo risalga ai tempi delle superiori, cinquanta anni fa, quando lui suonava il rock. Carla Antonini, direttore dell’Istituto storico della resistenza piacentina, con la quale negli anni settanta si é vissuta l’esperienza del Circolo culturale Il Maggio. Maria Luisa Ballerini, già collega di lavoro negli anni ’90 nel Distretto della Montagna dell’Asl piacentina, da pochi mesi neo pensionata. Gli amici Roberto Galesi e Rita Mura (già presidente Agedo) venuti appositamente dalla Crocetta di San Polo, un viaggio di circa 50 km all’andata e 50 al ritorno. Enrica Lisoni, l’amica poeta con la quale ho condiviso – con altri 18 piacentini – l’inserimento nell’antologia “Poeti all’ultimo km della via Emilia” di Scritture edizioni, a Bobbio in villeggiatura. Senza poter ignorare tra il pubblico la presenza di Stefano Ghigna, a sua volta narratore autore di romanzi a contenuto storico, e Romano Repetti, già segretario provinciale del P.C.I. credo di ricordare appunto negli anni ’70. Come non definirmi soddisfatto, gratificato, emozionato? La mia ‘carriera’ di piccolo scrittorucolo di provincia inizia negli anni ’80 con un saggio sull’uso delle droghe per poi, dopo una lunga interruzione, riprendere nel terzo millennio (2004/2005) con la pubblicazione di “E’ severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate in stazione – Poesie e canti di lotta e di resistenza”. Arrivando all’oggi, sono sette le monografie pubblicate, 3 le partecipazioni ad antologie di racconti e poesie, diverse le segnalazioni e i riconoscimenti in concorsi letterari (ultimo a Racalmuto, al concorso ispirato all’opera di Leonardo Sciascia). Tutto questo mi ha portato alla proposta di diverse iniziative di presentazione dei libri e dei loro contenuti (ora in prosa, ora in versi). Le chiamavo rap-presentazioni perché accompagnate da esibizioni musicali (Francesco Bonomini con l’organetto diatonico tra gli altri), da mostre d’arte (i dipinti di Carmelo Sciascia), mostre fotografiche (le immagini della visita al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau), mostre con le illustrazioni per la pace contro tutte le guerre di Edoardo, i sassi dipinti di Carla Delmiglio e infine le analisi critiche di Fausto Chiesa. Quante sono state? Trenta? Quaranta? Forse addirittura cinquanta? Non importa il numero che comunque non ricordo: ogni volta una storia a sé, ogni volta emozioni, luoghi che si susseguono nella memoria, tante persone, amici, conoscenti, semplici curiosi, incontri, confronti, parole, partecipazione.

Con Gian Luca Zilocchi

Ricordi. Quella mattina del lontano 1982 che tutto era organizzato alla libreria in via Mazzini in città ed io mi sono addormentato mancando l’appuntamento. Gli ottanta presenti nel salone del Vicolo del Pavone, i tre nella libreria di Pavia. Castel San Giovanni, i giardini di Pontenure, Gropparello con oratore l’amico Ferruccio Braibanti, Caorso con il patrocinio dell’Associazione Nazionale Alpini, Monticelli d’Ongina con Mario Miti presidente dell’Anpi, il salone stracolmo 100 posti a sedere e gente in piedi nel castello di Borgonovo Val Tidone, Castelvetro, la pastasciutta offerta da Raffaele Maggi al Circolo Auser, Cortemaggiore, il salone con i dipinti di Osvaldo Bot a Carpaneto, Piacenza, Castell’Arquato, la festa della Sinistra Unita a Mortizza, l’Auditorium della Cassa di Risparmio, la bandiera d’accompagno nera con il simbolo rosso “fate l’amore non la guerra”, San Giorgio piacentino, Milano, il Museo della Poesia, la Biblioteca Passerini Landi di Piacenza, Cerignale, Rivergaro, il ridotto del Teatro Verdi a Fiorenzuola, Milano Expo. Incontri. Sempre emozioni. Ma Bobbio ancora di più. Ero “spento”? No, forse ero come un pugile suonato, rintronato. Avvolto in emozioni troppo forti. Il covid, gli 88 giorni di ricovero dal 22 marzo 2020 al 17 giugno 2020, il post-covid con gli effetti tuttora in essere, l’enorme piaga da decubito al sacrale guarita solo a gennaio, la riabilitazione, la terapia fisica, l’invalidità dichiarata al 100% fino al 31 dicembre 2021 salvo riesame, Dalila in assistenza a tempo pieno a casa dal lavoro. Gli amici a loro volta passati attraverso il contagio da covid. Così Francesco Bonomini che non ha più suonato il suo organetto diatonico. Ma così il maestro Nelio Pavesi: era venuto ad accompagnare suonando e improvvisando al pianoforte la lettura delle mie poesie al Circolo Ufficiali, all’associazione della Famiglia Piacentina, All’Auditorium della Fondazione della Cassa di Risparmio. Purtroppo è stato uno dei primi a lasciarci, in quel marzo 2020. Sembrava invece tutto a posto per Fausto Chiesa. Aveva passato il covid addirittura a febbraio 2020, era guarito, tutto bene. Certo, aveva una patologia pregressa seria, era a rischio leucemia. Aveva, poche settimane fa, in programma un’operazione in ematologia. Non l’ha superata. Stava lavorando alla preparazione di quattro pubblicazioni. “Stai attento, l’avevo ammonito, chi troppo vuole, nulla fa“. Ma forse lui presagiva di non avere più tempo, lo sentiva. Con uno dei quattro libri era arrivato alla consegna delle bozze corrette all’editore che ancora oggi le conserva in attesa di decisioni. Fausto era un amico. Un collega di lavoro fin dagli anni ’90, autore delle prefazioni a due dei miei libri poetici, mi ha accompagnato in diverse delle rap-presentazioni proponendo un’ analisi critica dei testi poetici, insieme abbiamo scritto due libri sul secondo conflitto mondiale. Durante il suo ultimo ricovero ci siamo sentiti telefonicamente parlando del futuro in divenire, dei suoi progressi e dei nostri progetti. Era stato il primo al quale avevo consegnato, a novembre 2020 fresco di stampa, “Nelle fauci degl’Agnelli”, praticamente il giorno prima che il DPCM del governo vietasse le iniziative culturali in presenza, era un amico profondo. Poi quella telefonata alla quale non ha risposto e, dopo pochi giorni, Carla, un’amica comune, che mi avvertiva. “Fausto non è più con noi“. A Bobbio, nei giardini dell’Auditorium di Santa Chiara, ho guardato una sedia vuota, lì ho invitato Fausto a prendere posto. Perdere un amico rende soli, ci rende coscienti del limite della vita e fa pensare che quel limite s’avvicina. Per ora i miei sogni hanno avuto ragione del covid ma fino a quando? Aggiungiamo il fatto che, dopo il covid sono intervenuti cambiamenti che stanno segnando il mio percorso di vita: dal 2 maggio 2020 sono pensionato, a settembre 2020 mi ha lasciato Mamma e a marzo 2021 se n’è andato anche Akira, il nostro cagnone, mio e di Dalila, di 32 kg in piena forma ma ormai cieco, malato, sceso al di sotto dei 20. Dal punto di vista della condizione fisica e della salute sempre come effetti indiretti post covid a partire da febbraio si sono presentati problemi di circolazione sanguigna che hanno determinato ricoveri per l’applicazione di stent alle femorali senza poter evitare un’infezione ad alcune dita dei piedi poi estesa all’osso degenerata in osteomielite con amputazione del 3° dito piede destro. Infine (per ora) il ricovero di 21 giorni in malattie infettive per una terapia antibiotica utile per contrastare un batterio assunto all’epoca del ricovero in rianimazione (marzo 2020). Sono tutte battaglie, prove di resistenza in salita, emozioni capaci di mettere in ginocchio un rinoceronte. La serata alla Settimana della Letteratura di Bobbio, la visione del pubblico presente, gli amici e le amiche, la disponibilità di Antonio e di Gian Luca sono state un riappropriarsi della vita, della speranza di un ritorno alla normalità possibile.

Dalila da Valentina, a Casino Agnelli di Travo

Va aggiunto che, pur camminando alla velocità di un bradipo con tanto di bastone (che fa un tantino nobile ma anche vecchiettino) con Dalila ci siamo regalati una settimana di sogno, tre giorni di ritorno finalmente nel rifugio di Donceto che avevamo salutato ad ottobre 2019; una puntata in piazza a Perino a far colazione al bar leggendo il quotidiano; tre giorni, visto il cartello con l’Ordinanza del Sindaco di Travo che avverte dell’inquinamento dell’acqua del pozzo da evitare per il momento anche per l’uso alimentare, tre giorni dicevo a mangiare in trattoria a Casino Agnelli da Valentina che, dopo il covid passato da mamma e papà, ha parzialmente riaperto e ci ha regalato il piacere di conoscere il figlio nato nel frattempo, Daniel, di poco più d’un anno che non ha negato un luminoso sorriso. Poi i quattro giorni della Settimana della Letteratura a Bobbio, prenotata una camera con aria condizionata e una grande vasca da bagno, passeggiando tra i vicoli del Borgo dei Borghi, diretti all’erboristeria da Marina, al negozio di Cristina per ammirare vestiti e i suoi fiori dipinti, per pasteggiare ora al ristorante Giardino, alla pizzeria Rolling Stones, al Braciere oppure per l’aperitivo magari in compagnia con Enrica al bar sotto i portici di piazza del Duomo. Per cui no, non ero “spento”, ero rintronato dall’emozione anzi dalla pioggia di emozioni, l’una più intensa dell’altra, come avessi vinto l’oro alle Olimpiadi col salto più alto o correndo i 100 metri come nessun altro italiano mai, ma ne avevo tutte le ragioni. Sì, la strada del recupero sarà ancora lunga e tortuosa ma per sette giorni e sette sere con Dalila ci siamo ripresi la vita.

Bobbio, con quel bastone che un po’ fa nobile e un pò vecchietto

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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