“Disordini”, romanzo di Michele Ainis, La nave di Teseo editore, 2021

L’idea iniziale non è particolarmente nuova: nella “Metamorfosi” di Franz Kafka il protagonista, Gregor Samsa, si sveglia una mattina e si scopre trasformato in un gigantesco insetto, uno scarafaggio. Una trasformazione che lo costringe nella propria camera, alienato e isolato dal mondo in quanto ‘diverso’. In questo caso, invece, Oscar, professore associato di Giurisprudenza alla Sapienza di Roma, si sveglia, si alza, si specchia e scopre di aver cambiato i connotati del viso. Un problema perché non lo riconosce la portinaia, non lo riconosce la bibliotecaria all’Università. Che fare, dunque? Perché i problemi si evidenziano da subito: in banca non lo riconoscono e la foto sulla carta d’identità ovviamente non è più la sua per cui non può chiedere soldi dal suo conto corrente (tuttavia ha il bancomat). Non può neppure proseguire con la vita ordinaria: gli studenti non riconoscono quello sconosciuto che si presenta in aula, pretendono il loro docente! Quindi? Una soluzione, contraria all’isolamento di Samsa: andarsene altrove. In una pensione in riva al mare frequentata con i genitori da ragazzino, a Roseto degli Abruzzi, e qui la trasformazione di Oscar sembra diventare nuova opportunità di vita. Uscito dal grigiore degli abiti universitari eccolo scoprirsi seduttore. Ritrova Francesca, ragazzina amata sulla spiaggia in gioventù, ma nello steso tempo conquista grazie ed attenzioni di Giulia, incontrata all’arrivo in stazione. Sviluppa rapporti di dialogo e di confronto con gli altri clienti della pensione Cacioli tra cui Fabrizio Serragni, un conferenziere molto richiesto per dibattere sull’assenza, sul vuoto. Del resto, non è vuoto lo stesso Oscar, non siamo tutti vuoti se crediamo nell’importanza dell’immagine (come vuole la nostra società televisiva) ma basta cambiare volto e in realtà proseguiamo comunque a vivere magari semplicemente cambiando luogo di vita andando dove nessuno conosce il nostro volto precedente? Intanto la malattia si espande, altri cambiano volto, inizialmente sorgono disordini ma alla fine perché non accettarsi, riconoscere che non è l’immagine ciò che fa di noi quel che siamo? In fondo se il problema è la foto sul documento d’identità che non ci assomiglia più, basta andare con una nuova foto all’ufficio anagrafe e richiedere un nuovo documento. Nome, cognome, anno di nascita, indirizzo di abitazione non sono cambiati, noi siamo sempre noi. Siamo valori, cultura, abitudini, scelte, esseri umani. Non semplici immagini e, a quel punto, chissà che non possiamo addirittura ritornare alla nostra città, alle nostre faccende, alla nostra vita, ai nostri contenuti? Appunto come fa Oscar, salendo sul treno diretto a Roma.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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