Dal limbo azzurrognolo delle nebbie del tempo uno spirito di fata prende per mano il poeta perso in un altro Altrove

Una collega, Cristina, che ben presto cambierà settore e non avrò più occasione di sentire spesso, mi ha rivelato che finalmente, arrivando le vacanze, partirà verso non so quale spiaggia. Con il libro poetico pargol del cor sotto l’ombrellone: oltre un anno dopo l’acquisto finalmente lo leggerà. Con calma, piano, piano, perché le mie poesie sono belle, “ma non sempre facili da capire”. Oh, parbleu!

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Finalmente ho rimesso mano al secondo libro poetico pargol del cor. Piano, piano, con andamento lento, praticamente fermo. La verità è che, fatto un uovo, non è facile fare il secondo restando all’altezza di quanto raggiunto. Tutto sarebbe quasi pronto già da settembre scorso, quasi un anno fa. Qualcosa non mi convince e il cerchio non si chiude.

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Dovrei semplicemente scrivere il contro-testo, quelle piccole note che accompagnano ogni singola poesia come caratteristica e filo conduttore anche del primo libro. Probabilmente è proprio questo, l’anello debole dell’impresa: non mi convince il filo conduttore, quell’elemento che trasforma l’opera da semplice raccolta di singole poesie in un romanzo in versi, in un libro vero e proprio.

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Il tema conduttore invero c’è: il viaggio.

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Nel limbo azzurrognolo ove albergano spettri ed anime perse, cioè viaggio tra le storie della vita e della gente. Con un’avvertenza come dirà il titolo: “Vietato attraversare i binari, servirsi del sottopassaggio”.

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Non sembra però del tutto chiaro quale sia il percorso da seguire, forse qualche cambio in linea non è correttamente posizionato e la stazione d’arrivo, a questo punto, non del tutto definita.

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Altra novità: se n’è andata un’altra copia di “E’ severamente proibito servirsi della toilette durante le fermate in stazione”. Pochi giorni fa ho intravisto, dopo almeno 15 anni, Eddy Orlandi, biondissima come sempre, ancora splendida nonostante veleggi abbondantemente oltre i sessanta. Gestiva un’agenzia teatrale e negli anni ottanta abbiamo organizzato insieme molti concerti, compresi alcuni di rilievo (Enzo Jannacci allo stadio, Tony Esposito, Marina Fiordaliso) e tanto liscio. La ricordo per i suoi seni africani (tanto erano scuri sotto le magliette a rete che allora fuororeggiavano, per chi poteva permettersele) e per un’amicizia che é stata importante: quando nasceva Fabrizio, il mio primogenito oggi 23enne, stavamo organizzando una Festa dell’Avanti. Quel giorno, verso sera, quando dal reparto dell’ospedale di Codogno mi invitarono a lasciare riposare Dalila, prima di valutare quale complesso scritturare, con Eddy abbiamo brindato alle future fortune dell’allora mio bambino.

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Ho gettato la spugna prima del duemila, quando mi sono accorta che il mondo stava cambiando, che non ero più al passo coi tempi. Ho venduto l’appartamento, chiuso l’attività, sono andata in Francia. Sono tornata a novembre, dopo otto anni,  perché oltre confine non avevo assistenza sanitaria e questo l’età non me lo permette più. Sono tornata ed ora voglio pubblicare il libro sui miei 25 anni nel mondo dello spettacolo, io donna con la pretesa di lavorare senza darla via”.

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Un libro tira l’altro, tu lo scriverai, io l’ho già pubblicato, inevitabile la consegna all’ombra dei ricordi di una profonda amicizia lontana, di tempi sui quali il tempo ha steso un sottile velo di nebbia: spettri ed anime perse, fantasmi che emergono dal limbo del passato.

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Inviti a non perdere il filo, il passato emerge nel presente per riavviare e indirizzare il cammino verso il futuro.

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Il viaggio riprende e prosegue: ho inviato due poesie al quotidiano locale, Libertà, che, come ad ogni estate, dedica una pagina a poesie e racconti dei lettori. Stavo perdendo l’appuntamento (dal 2002 ogni anno ho pubblicato almeno due poesie e due racconti). Eddy in realtà non esiste, non è mai rientrata dalla lontana terra di Francia, forse ho incontrato il suo spirito di fata, riemersa dalle nebbie del tempo per prendermi per mano e riportarmi sui sentieri della poesia esternata al mondo, riportarmi sui binari della linea lanciata verso un futuro di realtà concreta, sottraendomi dal Nirvana delle terre di un altro Altrove nelle quali il poeta vive poesia senza bisogno di scrivere o pubblicare poesia, terre di sogno verso le quali l’ultimo cambio stava deviando il convoglio del mio essere artistico.

Rien a faire, così sentenzia lo spirito di Eddy, riprendendomi per mano (o forse per l’orecchio) riportandomi a compiti e doveri lungo il tracciato predefinito: vedremo dunque se l’estate darà forma al  secondo libro poetico pargol del cor, chi vivrà vedrà.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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