Fiorenzuola d’Arda, paese di circa 14mila abitanti della bassa padana lungo la via Emilia, vanta il riconoscimento di città e in quella città sono nato. Tuttavia sono ormai sempre meno frequenti le occasioni per un nostalgico (e romantico) ‘ritorno alle origini‘ anche se in fondo la distanza dal capoluogo provinciale dove sin da bambino sono ‘emigrato‘ sia poco più d’una ventina di chilometri.
Bene, detto questo, un paio di settimane fa, un venerdì pomeriggio, l’occasione si è presentata: la necessità e opportunità di percorrere quei venti chilometri seguendo il richiamo di una visita dell’imperdibile mostra di arte contemporanea “Da Warhol a Bansky” allestita nelle sale del settecentesco palazzo Bertamini Lucca nel centralissimo Corso Garibaldi, anche se qui un pò… casca l’asino.
Casca l’asino nel senso che la location si rivela splendida ma, per arrivarci, occorre salire lungo un impegnativo scalone, proibitivo per eventuali visitatori non deambulanti, magari costretti in carrozzina. Del resto credo che il mio piccolo paesello per quanto s’ammanti della nomea di città, non abbia strutture pubbliche adeguate ad un appuntamento artistico e culturale di rilievo internazionale per cui non resta che adeguarsi.
Eventualmente, qualora anche in futuro possa prevedersi una periodica organizzazione di mostre ad alto livello grazie all’impegno e alla collaborazione di Luca Bravo, fiorenzuolano che può vantare una consolidata esperienza internazionale come gallerista ed art consultant, potremmo auspicare la realizzazione di una struttura permanente dedicata a far arte e non guerra (come invece succede inviando armi che alimentano i conflitti e non aiutano la pace). Ovviamente una struttura che superi le attuali barriere architettoniche. Magari con la collaborazione economica delle società della logistica volute dall’amministrazione nonostante il conseguente incidere delle problematiche derivanti dal grande traffico di mezzi pesanti inevitabilmente inquinanti.
Comunque venendo alle opere in mostra, si ammira la sinceramente abusata Marilyn di Andy Wahrol per poi proseguire con le opere originali e stampe autografe di alcuni tra i più importanti artisti moderni e contemporanei, esponenti della pop art e della street art: da Bansky a Thierry Guetta (Mr. Brainwash) a Keith Haring ad Angelo Accardi.
“Una così grande mostra, in una piccola città come Fiorenzuola d’Arda, rappresenta l’esatto ribaltamento dei canoni e degli stereotipi a cui il pubblico è abituato”, è la riflessione del curatore della mostra, Luca Bravo. “Per me è un onore, e l’ennesimo grande traguardo, riuscire a portare qui un evento di tale rilevanza mediatica: una sfida inizialmente ritenuta impossibile, ma con l’aiuto di un’Amministrazione Comunale attiva e lungimirante (fatto che per una volta deve essere riconosciuto, ndr), abbiamo reso possibile un sogno non solo per i piacentini, ma per tutti i visitatori che anche per la prima volta arriveranno nel nostro Comune. Grandi risultati richiedono necessariamente grandi ambizioni”.
La rassegna è visitabile dal mercoledì al venerdì, dalle 15.30 alle 19.30, mentre il sabato e la domenica palazzo Bertamini Lucca risulta accessibile al pubblico dalle 10.30 alle 19.30. Nelle giornate di lunedì e martedì la mostra resta invece chiusa. Un ultima osservazione: sono rimasto deluso dall’aggirarmi nelle sale in compagnia di miseri due altri tardo giovani del posto. Forse per il fatto dell’orario, erano le 17 circa di un venerdì tendente al freddo. Nello stesso Corso Garibaldi ben pochi erano i passanti. Ho pensato ad un’occasione sprecata per la mia piccola città natia. Poi, da conoscenti, ho saputo che nei festivi invece la musica è diametralmente opposta, se non proprio ressa comunque sale affollate, con visitatori provenienti anche dalle provincie limitrofe, da Parma a Cremona. Giusto, una simile straordinaria occasione non va persa assolutamente anche perché questa mostra a Fiorenzuola non resti un luminoso diamante che si è visto splendere nel buio di una stagione con pochissime luci.