“Corso di fiorentino”, by Maurizio Teloni, da custodire e insegnare a figli, nipoti e citti chianini perché non si estingua

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Parto, tra poche ore a Firenze me ne vò.

Viaggio breve, treno oggi alle 15, rientro domansera 22 circa.

Trasferta d’aggiornamento per lavoro, occasione per una visita a piazza della Signoria, una buona fiorentina con patate arrosto, forse una mostra d’arte se ci sta.

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Per il resto, ecco l’occasione per parlar fiorentino, gradito omaggio del professor Maurizio Teloni, nel web matemati

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ABBOLLORE
Di qualcosa estremamente calda. “La minestra è abbollore!” (da bollore)

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A UFO
A sbafo. Dalla sigla A.U.F. (ad usum fabricae), posta sui materiali
destinati alla costruzione del Duomo di S. Maria del Fiore, esenti da ogni
dazio e gabella

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AZZANELLA
Parte della carreggiata esterna all’asfaltatura, spesso dissestata

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CHIORBA
Testa. “Che chiorba dura t’hai!”

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PEZZOLA
Fazzoletto, spec. di grandi dimensioni

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TATTAMEO
Di persona stupidotta, bischera

TOCCO
L’una, le tredici, riferito all’ora: “Che ora è?” “E’ il tocco e un quarto!”

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TU’ NE TOCCHI!
Letteralmente, ti picchio, usato in maggioranza dai genitori
verso i figli capricciosi

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VOLERCI LE BINDE
Con grande sforzo e tempo. Da binda, argano [dall’alto tedesco
antico ‘winde’, argano]

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ARRIVARE DOPO I FOCHI DI SAN GIOVANNI
A Firenze, a giugno, si festeggia la festa del santo patrono
(San Giovanni Battista). Questa festa comprendeva tornei, un palio di
cavalli (ricordato da Dante e Boccaccio),una fiera. Alla fine c´erano i
fuochi sui quali si facevano saltare uomini e bestie in base alla tradizione
della benedizione `per ignem´. Arrivare a fuochi spenti significa arrivare a
cose fatte

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CHE S’HA A’ IRE?
Letteralmente: andiamo via?

BISCHERO
Persona poco acculturata e poco furba, che assume atteggiamenti chiaramente
poco convenevoli e poco convenienti.
L’origine di questo termine non è chiaro, anche se l’ambiente è chiaramente
quello Toscano, da Firenze fino alla maremma.
Per qualcuno deriva dall’organo genitale maschile, per altri dal cognome
d’una antica famiglia fiorentina celebre per gli investimenti finanziari
sbagliati, per altri ancora dalla chiave che regola gli strumenti a corda,
per finire con il bischero di padule, che è quell’arbusto che
cresce sulle sponde delle paludi, o dei fossi d’acqua ferma, che avendo
ilpeso sulla sua estremità, è sempre in continuo ondeggiamento, per cui ogni
piccola ventata lo muove, come il bischero che si lascia convincere dal
primo venuto, senza valutare “con la zucca” sulle spalle.
Quindi, anche se usato in maniera scherzosa ed abbastanza
colloquiale, significa stupidotto, scemotto, quando non significhi qualcosa
di peggio: dipende quindi anche dal tono di voce che viene usato, e dal
contesto in cui viene detto.
Dall’aggettivo personale, deriva anche l’aggettivo più relativo ad una
situazione o ad un contesto: quando si commette una bischerata, significa
che si è fatto un qualcosa senza pensarci troppo su, ed il
risultato è stato chiaramente fallimentare, come del resto sarebbe stato
lecito attendersi, se solo ci avessimo pensato un poco prima di agire!

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AVERE LE CHECHE
O anche le Idee, significa assumere un comportamento da cui
traspare con evidenza o un certo stimolo sessuale, oppure una lieve
insanezza temporanea che porta a fare discorsi poco sensati

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EH! SE FOSSI NE’ MI’ CENCI…!
Richiamo di colui che parla alle proprie condizioni di gioventù

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GANZO
Aggettivo che indica, con una certa ammirazione, qualcosa che è capace di
stupire. Indica però anche l´amante della moglie o del marito

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GINGILLONE
Colui che è lento nel fare le cose, che magari ne inizia molte e non ne
conclude una

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GORA
Traccia salina che viene lasciata dal sudore estivo o
primaverile sotto le ascelle delle camicie

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BONA UGO!
Buonanotte… oppure Figuriamoci!

TUMM’HAI BELLE DIVERTITO!
Mi hai gia’ stufato

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PIETTATA
Dicesi di pendio molto ripido e difficoltoso.
Esempio
– Manca ancora molto per arrivare in cima?
– Sì, bada che pettata c’è da fare ancora!!!

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PUNTO
Non è punto la macchina Fiat , ovvero, non è per nulla la
macchina Fiat. Punto è proprio un avverbio di negazione assoluta, che sta a
significare che di quella cosa, non ce ne sta proprio neanche una
piccolissima parte. C´ hai del pane? Non ce n´ho proprio punto! A si? Non va
punto bene!

DIACERE
Dormire. Es.:” A ì’ tocco si va a desinare e dopo si va a
diacere a letto “

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O COME TU TI SEI CONCIATO?
Sei vestito male; sei di brutto aspetto

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GIUEEEEE!!!
Esclamazione di stupore

S’ ANDA’ BENE DI PERRIDERE…!
Frase usata in maniera ironica quando le cose non vanno per il
verso giusto. Es.: ” M’hanno fatto la multa anche stamattina… eh s’anda’
bene di perridere…! “

FAVA
Organo genitale maschile, lo si puo’ usare per sostituire
“bischero”. Es.: ” tussei proprio una fava! “

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ESSERE IN CIAMPANELLE
Stare male… “non essere nei propri cenci”

FARE COME IL MOSCONDORO, CHE GIRA GIRA CASCA SEMPRE NELLA MERDA
Quando un gruppo o una persona non si decide per un posto, un
ristorante, una spiaggia e rischia di finire in un postaccio

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ESSERE PIU’ SUDICIO DEL COCO LANDINO (O COCO LEZZONE)
Evidentemente uno chef lercio

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ESSERE PIU’ DURO DEI SAMMORESI
Si dice perchè gli abitanti di San Mauro a Signa hanno fama di
zucconi

PERETOLA , BROZZI E CAMPI E’ LA PEGGIO GENIA CHE CRISTO STAMPI
Questi paesi avevano un tempo una sgradevole fama (Malaparte
scrive che i pratesi avevano paura a passare per Campi di notte)

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BURRASCHE E PUTTANE LE VENGAN DI PISTOIA
Le nubi nere vengono sempre da ovest…

FARE COME IL LICA, CHE LO METTEVA NEL CULO ALLA MOGLIE PE
ASSERBAGLI LA FICA
Quando il gioco non vale la candela…

LEATI DA TRE PASSI
Modo elegante per mandare al diavolo qualcuno

MEGLIO UN MORTO IN CASA CHE UN PISANO ALL’USCIO!
Non ha bisogno di spiegazioni…

SENZA LILLERI, UN SI LALLERA
Senza quattrini non si fa nulla

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COSA C’ENTRA IL CULO CON LE QUARANTORE?
L´origine di questo modo di dire fiorentino è attribuita ad un
incidente avvenuto in una chiesa fiorentina, durante l´esposizione solenne
del Santissimo Sacramento, pratica conosciuta col nome di “Quarantore”.
Nella chiesa gremita di fedeli sembra che una donna, avvenente e formosa, si
sentisse tocare affettuosamente da uno che le stava dietro.
le sue rimostranze, il colpevole cercò di spiegarle più con i
gesti che con le parole che l´aveva fatto senza malizia, a causa del
pigia-pigia: “Sono le Quarantore!”, bisbigliò candidamente.
Al che l´onesta popolana ribattè indignata ed a voce concitata:
“Cosa c´entra il c…. con le Quarantore”. E dal suo punto di vista, non
aveva torto!

DARE LE PASTE
Stravincere, stracciare gli altri concorrenti con tanto anticipo da avere il
tempo di cuocere una pastasciutta

DARE DI BARTA
Ribaltare, capovolgersi

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FARE FORCA
Saltare la scuola

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COME BERE UN OVO
Facilmente

AVERE LA BOTTEGA APERTA
Eufemismo per “avere i pantaloni sbottonati davanti”. “Tu hai la bottega
aperta” dice uno, “bah” fa l’altro, abbottonandosi senza fretta “tanto ìl
padrone gli è un bischero”

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ALLAMPANATO
Di persona magrissima: “Secco allampanato”

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BRINDELLONE
Persona molto sciatta o trasandato. Oppure, scherzoso,
giovanottone non aitante nè ben messo (usato per lo più in questo senso)

CIGNATA
Letteralmente, colpo inferto con una cigna (cinghia, cintura),
usato però anche per indicare un forte colpo inferto in generale

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DESINARE
sing. masch. Il pasto principale della giornata, di solito a
mezzogiorno. “Dopo desinare” ossia, dopo pranzo

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TAMBURLANO
Simbolo di oggetto ingombrante e antiestetico. Usato anche per
“Mi hai fatto una testa come un tamburlano”, mi hai rintronato con le
chiacchere o col frastuono

DARE I’ PANE A FETTE
Fare male, picchiare… “E te lo do io i’ pane a fette!!!”

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AVE’ BEUTO L’ACQUA A I’ PORCELLINO
Essere Fiorentini a tutti gli effetti…

CINCI
Pene, per lo piu’ piccolo o di bambino

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A CINCI SCIOLTO (A BISCHERO SCIOLTO)
A briglia sciolta, senza freni

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[ “Amorino dormiente”, di Caravaggio, Galleria Pitti, Firenze, www.atuttascuola.it/…/iconografia_dell.htm ]

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

7 Risposte a ““Corso di fiorentino”, by Maurizio Teloni, da custodire e insegnare a figli, nipoti e citti chianini perché non si estingua”

  1. Parti? E’ così che festeggi il tuo compleanno.

    Dimenticavo di farti gli auguri !!!

    Un abbraccio Lucia

  2. Caro Claudio Arzani,nel farti il mio augurio di “Buon Compleanno”,ti ringrazio per questa divertente carrellata toscana…

    Salutami l’Arno e…”lo porti un bacione a Firenze…”

    Gianni Langmann

  3. Dunque dunque…

    1. Buon compleanno

    2. Buon compleanno (l’ho già detto?)

    3. Grazie per questa splendida carrellata di espressioni d’Arno, i modi di dire sono un tesoro regionale troppo spesso sottovalutato.

    Torna presto,

    Isk

  4. Caro Claudio, buon compleanno anche da parte mia.

    Fortissima davvero, questa cascata di parlata fiorentina. Sebbene sia anch’io spesso a Firenze alcune espresioni sono nuove anche per me.

    Comunque per me il più grande per così dire ” lessicografo” toscano, resta e rimane Giorgio Marchetti, alias Borzacchini, che forse tu conoscerai, che ha scritto diversi libri sul parlar toscano, anche se lui privilegia le espressioni della parlata livornese e lucchese.

    Buon lavoro e buon soggiorno a Firenze.

    Ciaooooooooo

    Patrizius

  5. Caro Claudio, mi sono cimentato anch’io, tempo orsono sul “Vernacolo docche”

    Ecco la mia definizione di un lemma, secondo lo stile di Borzacchini:

    AERE IL BUO TORTO o STORTO

    ( Ital.: avere il buco torto o storto)

    Colorito modo di dire, sineddoche appannaggio della gente grezzolotta e rozza delle aeree rurali della Valdelsa, del Valdarno Inferiore, e con piccole varianti della Maremma e del senese, nella Toscana preindustriale per indicare persona di pessimo umore o comunque scostante, intrattabile o peggio ancora, a rischio di una latente quanto contagiosa irascibilità. Anche in questo caso, va segnalato che l’espressione nelle zone predette era usata preminentemente dalle donne.

    Si riscontra simmetrica e parallela equivalenza concettuale nell’italiano corrente e corretto nel detto : “avere la luna storta”. Come ci ricorda Poldo della Sughera nel suo “Vocabolario dì rustico docche e gi ”, questo modo di dire era spesso riscontrato nei chiacchiericci di donne o nelle transazioni d’ordine commerciale nel giorno del mercato dei polli o delle bestiole da cortile, portati vivi all’incanto in ampie ceste di vimini, che aveva cadenza settimanale, quando l’offerta era superiore alla domanda con i prezzi delle merci tendenti al ribasso. Pertanto a fronte di una richiesta di prezzo troppo esosa per paio di polli ruspanti da parte della Beppa, contadina di lungocorso che si era presentata al mercato per racimolare qualche franco, la Ginetta esordiva : ” Oh Beppa…ma che ti se’ leata con il buo torto stamani?!?”; cominciando così le trattative che sfociavano solitamente nel buon affare per ambedue le parti. Sempre il buon Poldo ci accultura in merito e riscontra una perfetta aderenza lessicale e semantica nella colloquiale e quotidiana parlata di quei tempi e occasionalmente tuttora, in cui potevi e puoi udire espressioni tipo questa: “ Oh nacchero…ma che ti se’ leato con il buo torto oggi?!?…” [P.S.]

  6. Naaaaa

    mica me n’ero accorto!

    Bella sorpresa, e soprattutto bella elaborazione: la classe unn’è acqua 🙂

    Per onestà, devo precisare che l’autore originale è sconosciuto, questo “corso” gira dalle nostre parti via email da un po’.

    E altra cosa che non sapevo ma a cui rimedio: Buon Compleanno!

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