Casalmaggiore: ritorno 45 anni dopo ed è ancora emozione e musica rock. Luci, colori, voglia di libertà, di giustizia, equità, solidarietà

Il mitico pulmino della volkswagen, simbolo degli anni ’60 e ’70 in un’immagine esposta al bar Liston in piazza Garibaldi a Casalmaggiore

Casalmaggiore. Un punto fondamentale di riflessione e di svolta nella mia vita. Tarda primavera 1978, avevo 24 anni, un percorso universitario traballante anche per la difficoltà creata da un rapporto di coppia intenso, tanto da spingere alla ricerca di un lavoro nella prospettiva di una convivenza lanciando il sasso oltre le difficoltà poste dalla sua famiglia timorosa che la mia presenza potesse allontanarla dagli studi. Scoprendo che, in assenza del ‘pezzo di carta‘ adeguato, le scelte erano molto ridotte e al massimo con stipendi di bassissimo profilo. Così, quella ragazza che ritenevo per sempre invece, sotto stress per via degli studi, delle difficoltà poste dai suoi genitori, dalla mancanza di una possibilità al momento di dare sbocco al rapporto, se ne andava per la sua strada anche “per non farmi male“. No, non voleva farmi male, diceva, per questo meglio lasciarmi, scrivere la parola fine a quel rapporto troppo coinvolgente, intenso, passionale. Una scoppola mica tanto da ridere. Come un pugile rintronato per la botta presa direttamente sul muso e per il colpo allo stomaco. Non mi rimaneva altro che la molta militanza politica tra riformismo e simpatie anarco-libertarie-movimentiste in quegli anni nei quali la rivoluzione e il cambiamento sembravano ad un passo. Poi la notizia: a Casalmaggiore, paese della bassa padana a due passi dal Po, il Grande Placido Fiume, provincia di Cremona, dai 70 agli 83 km da Piacenza in base al percorso scelto, si organizzava un concerto con Joe Cocker. Nell’agosto del 1969, salito sul palco a Woodstock, Joe si era rivelato rock star con With a little help from my friend. Erano gli anni dei figli dei fiori, del fate l’amore non la guerra, della libertà, del rifiuto al conformismo, dei capelli lunghi, della contestazione contro tutte le giacche e le cravatte, della scoperta dei jeans, della rivolta e della ribellione. Per alcuni della rivoluzione, della lotta armata, della clandestinità. Compagni che sbagliavano gli strumenti di opposizione (le P38) ma pur sempre compagni in lotta contro un sistema iniquo.

Bernardo Lanzetti (già frontman della storica PFM) annunciato a Casalmaggiore per martedì 5 settembre alla Polisportiva Amici del Po a Casalmaggiore

Così Casalmaggiore, anno 1978, era l’invito alla mia personale Woodstock italiana. Sono partito con Mino, l’amico di sempre. In tasca un involucro che da tempo conservavo in camera mia, sotto all’ultimo cassetto della scrivania, lontano dalle mani di mammà. Me l’aveva passato Alberto che mi vedeva fumare MS, Gauloise, eccezionalmente Camel o Marlboro, “tutta merda“, diceva lui, “gettala, fuma sano, fuma pakistano” e mi aveva passato quel pane di hashish. Allora tutti fumavano spinelli. Compreso quell’amico, assunto dal Comune e inquadrato nel corpo dei vigili urbani. Lui, uomo d’ordine, di regole, di legge e regolamenti, vestito con una divisa, fumava hashish. Io no. Cioè, fumavo ma niente più che normale tabacco legale. Quel ‘pane’ dunque stava nel fondo della scrivania da mesi, non sapevo bene che farne. Curioso ma non convinto dell’opportunità del consumo, dell’abbandono al viaggio nel mondo dei sogni artificiali. Ma lì, a Casalmaggiore, sdraiato nel prato, nel buio della notte illuminata dai fanali sul palco, vivevo in bilico tra un recentissimo passato e un futuro tutto da definire. Preparata quella canna, accesa, fumata, l’effetto fu meraviglioso.

Casalmaggiore, piazza Garibaldi. Sulla destra il Bar Caffè Tubino, luogo del rock

Luci, colori, la musica vissuta ‘dentro’, la batteria nello stomaco, la chitarra nel cuore, il basso sembrava corrente, un fiume di suoni totalmente avvolgenti, un fluido a passare, a scorrere nelle gambe, a farmi muovere le mani, le braccia, a intorpidire la mente. La mente fluttuante, leggera, vagante, immagini abbaglianti ma incerte, indefinite, vaganti. Lei era lì, nei ricordi lucidi e fluidi, chiari, precisi e indefiniti, nel mio essere interiore, profondo. Ma la voce, la voce di Joe mi portava altrove, oltre, in una dimensione diversa, avanti, indietro, altrove. Un’esperienza intensa, oltre il mondo del reale quotidiano. Troppo oltre. Lei c’era e la sua assenza faceva male ma ormai la musica mi portava oltre, lei restava ma solo come un ricordo, un fantasma, un’ombra sfuggente, un sorriso evanescente. Così ho deciso il mio futuro, il mio cammino. No, il mio futuro non poteva stare in quel mondo di emozione ma miseramente virtuale. Quel che restava di quel pane, finita la musica, avvolto nello stesso scartoccio, è tornato nel fondo della scrivania. Rimasta la simpatia per gli indiani metropolitani ma nessun rapporto con la lotta armata, con chi usava i cortei per sparare alzo uomo, la scelta è stata per il riformismo socialista, il lavoro democratico per il cambiamento sociale, la realtà. Una scelta di vita. Così dopo qualche anno è arrivata la laurea. Il lavoro prima alla Fabbrica Italiana Automobili Torino nella vana e ingenua speranza che forme di cogestione fossero possibili ma nel grande impero industriale del Gianni Agnelli ogni forma di collaborazione, ogni apertura da parte del padronato era solo fittizia e alla fine il dominus era sempre lui, il comandante del vapore e all’occorrenza nel nome dell’utile aziendale l’operaio, il lavoratore, licenziato con un encomio assimilabile a una pedata nel culo. Quindi, salutata la Fiat, il lavoro all’Asl con quella collega che abitava in un quartiere residenziale per benestanti e non sapeva neanche chi fosse Francesco Lorusso il compagno di Lotta Continua ucciso a Bologna nel 1977 da un Carabiniere. Come dire che avevamo sognato di cambiare il mondo ma nei quartieri residenziali della placida, conformista, allineata Piacenza borghese nessuno s’era accorto di noi, dei nostri sogni, di quanto per quei sogni alcuni avevano pagato caro, anche con la vita.

Casalmaggiore: Paesaggio, stampa fotografica digitale su tela di Guglielmo Pigozzi

Seguì l’incontro con Dalila, un rapporto che sarebbe durato 4 anni per poi arrivare al matrimonio, ed ecco l’arrivo dei figli, contemporaneamente la collaborazione col mondo del giornalismo e, a quel punto, il contenuto di quello scartoccio da tempo dalla scrivania era passato per lo scarico del bagno di casa. Insomma, niente rivoluzione ma integrazione nella società pur cercando nel mio piccolo di cambiarla con strumenti democratici. Sono diventato dirigente nella sanità pubblica ma molti a dire che comunque “ero diverso“. Già, dalla parte non delle regole rigide della burocrazia dominus del cittadino ma dalla parte della gente, privilegiando i bisogni dei cittadini. L’ho pagata. Passando attraverso un processo penale, un’indagine per l’accertamento di eventuali reati penalmente rilevanti e infine una procedura di pignoramento dei mobili di casa. Ma, alla fine, anche quei signori in toga nera hanno riconosciuto l’aver agito in nome dell’interesse dei cittadini. Perché la legge, comunque scritta, è al servizio dei bisogni della gente e non viceversa. Così oggi eccomi qui, pensionato, 69 anni, il Covid quello pesante alle spalle salvo qualche strascico col quale continuare a fare i conti. E ancora: un figlio con sua moglie e le mie due nipoti emigrati in Nuova Zelanda per un investimento lavorativo di alta professionalità, contatti limitati (che comunque sono tanta manna) via whatsapp. Il secondo figlio con consorte che, otto mesi fa, mi hanno fatto trinonno “regalandomi” la nascita del primo nipote maschio. Beh, a questo punto credo sia chiaro perché, dopo tanti anni e una vita vissuta intensamente e concretamente, senza fughe nel mondo alternativo dei sogni e delle visioni indotte, dei voli psichedelici, ecco perché tornare a Casalmaggiore sia stata una grande emozione: soprattutto quando, entrato al bar caffè Tubino, in piazza Garibaldi, municipio alle spalle, all’interno ho visto decine di foto di concerti rock, l’annuncio di una serata live per il martedì successivo col barista che parlava dei tempi vissuti con i fumetti che scuotevano il mondo, da Diabolik a Zakimort, a Kriminal, Satanik, fino a Lando o La Compagnia della Forca e Alan Ford con Gruppo TNT. Il mondo dei personaggi oltre il Corriere dei Piccoli del Signor Bonaventura e di Lucky Luke, entrambi comunque gentili, ben educati, alla fine allineati.

Casalmaggiore, per me, è così. Luci, colori, musica, voglia di libertà, impegno per contribuire ad un mondo migliore, giusto, equo, solidale senza necessità di ricorrere a coadiuvati di visioni indotte cogliendo anzi l’occasione per evidenziare che 23 anni fa scegliendo di vivere la vita ho anche rinunciato a quelle 30/40 sigarette legali che fumavo giorno dopo giorno. Dunque, 45 anni dopo il primo incontro sul sentiero del rock, felice di un ritorno dopo il cammino sulla lunga e tortuosa strada della vita per scoprirci ancora uguali, ancora con gli stessi sogni e le stesse illusioni..

Casalmaggiore: Giochi di luce, olio su tela di Luiso Sturla

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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