Tutto è partito dall’idea/invito di Claudia Gobbi della libreria Romagnosi, di organizzare (alla libreria Postumia, a Sant’Antonio) un’iniziativa basata e ispirata dai miei libri. Così si è sviluppata l’ipotesi di proporre un libro – “Vietato attraversare i binari, Servirsi del sottopassaggio” – che, pur pubblicato nel 2009, oltre ad altri contenuti, racconta – così meritando il riconoscimento dell’attualità – in versi e in prosa il NO ALLA GUERRA. Ma non solo. Soprattutto ricordando nei fatti che l’invio di armi costituisce un coinvolgimento, una partecipazione al conflitto mentre la Costituzione italiana prevede la negazione di coinvolgimento militare in qualsivoglia forma – diretta o indiretta – da parte dell’Italia a sostegno di uno Stato non alleato in guerra.
Dunque BASTA ALL’INVIO DI ARMI che, dopo due anni di guerra che nessuno dei due/quattro contendenti (Russia, Ucraina, USA, UE) dimostra di poter “vincere”. Prosegue semplicemente, è stato detto venerdì, il massacro (perché questa è la realtà del conflitto) di soldati, di civili, di anziani, di bambini. Così innanzitutto in Ucraina, così in Palestina e non solo. Non si può e non si deve, se ci vantiamo di essere democratici, parlare – dopo due anni di conflitto e centinaia di migliaia tra morti e feriti – in termini di diritto alla difesa da parte dello Stato invaso e men che meno in termini di vendetta a fronte di un infame atto terroristico da parte di Hamas così giustificando attacchi da parte israeliana anche ai mezzi della Croce Rossa e oltre ai missili lanciati sugli ospedali.
Si muore così, senza gloria, senza onore solo perché eri lì, nel punto dove è caduta la bomba piovuta dal cielo, ha declamato Dalila, per poi arrivare al contributo di Nunzio Delpanno che ha ‘raccontato’ in versi i giorni del bombardamento nel 1944 della nostra città e del padre che ha strappato dal letto lui, allora piccolo infante, per correre al rifugio sotterraneo, come oggi fanno centinaia di migliaia di padri a Kiev e a Gaza senza però certezza di riemergerne.
Ancora, a seguire, Francesco Saverio Bascio da Carpaneto con la sua “Soltanto cenere… e basta!” e infine Carmelo Sciascia, filosofo e opinionista, che ha ricordato il padre, combattente in Albania che di quei giorni non voleva raccontare.
Infine, a concludere la giornata, l’ultima suonata di Francesco che, quando si tratta di celebrare valori come il BASTA ARMI, da anni non manca mai alle mie iniziative: #sempredallapartedellapace.
Qualcuno invece venerdì ha deciso di darsi assente perché pensa e dice che noi siamo divisivi, che non possiamo negare il diritto di reagire all’invasione russa dell’Ucraina e al massacro terrorista del 7 dicembre di Hamas da parte di Israele.
Venerdì abbiamo riaffermato e lo ribadiamo ora e sempre che è tempo di cessare il fuoco, basta morti che essi siano soldati, anziani, bambini, è l’ora della diplomazia.
Senza se e senza ma, BASTA ARMI, #sempredallapartedellapace.