“Bacci Pagano una storia da carruggi”, romanzo noir politico di Bruno Morchio, Fratelli Frilli editori, 2007

Bacci Pagano è un investigatore privato amante di Mozart, della pittura e dei libri. Conta una cinquantina di primavere e un periodo in carcere per presunta collusione con l’ala armata del movimento sul finire degli anni settanta perché d’una cosa siamo certi: non ha nulla da spartire con la cultura della destra nostalgica e complottista. Ci ritroviamo dunque con il primo romanzo di Morchio, ambientato ed edito nella sua Genova. “Cinque pallotole per ripulire l’Italia“, è la scritta apparsa su un manifesto affisso nella notte da mani ignote: invita la cittadinanza a segnalare ad un numero di telefono le persone da uccidere per migliorare il BelPaese. Un’iniziativa, si scopre, di una radio libera con a capo Samuele Lagrange, amico e compagno di Bacci sin dai tempi delle rivolte studentesche, un nostalgico che non vuole rassegnarsi ai tristi giorni del riflusso. La storia s’ingarbuglia quando scompare la carabina di Lagrange e, come scoprirà il Bacci, il ladro è un agente dei servizi segreti, già infiltrato brigatista e terrorista nero, probabilmente al soldo della Cia. Tutto molto verosimile, siamo nell’Italia del dopo G8, quello del 2002, in pieno governo Berlusconi con ministro dell’interno Fini, all’epoca rappresentante della fiamma tricolore. Naturalmente sarà proprio il Berluscone ad aggiudicarsi la maggioranza di preferenze nel sondaggio delle pallottole e caso vuole che nei giorni successivi dovrà far visita proprio alla città della Lanterna: ovvio che la polizia sia nervosa e stia sul chi vive. E il Bacci? Lo ritroviamo impegnato nell’indagine per scoprire il ladro della carabina e contemporaneamente in quella che lo vede mettere mano agli affari poco limpidi di una società in combutta con la criminalità organizzata. Brutte storie che lo portano a rapporti ondivaghi tra da un lato il vicequestore Salvatore Petrusiello (che potremmo definire, per i suoi orientamenti a sinistra, ‘infiltrato’ nella polizia) e d’altro lato i poliziotti della Digos, fascistoni dal manganello facile con particolare predisposizione a spezzare le ossa del nostro investigatore ovviamente senza lasciare segni evidenti. Fa un certo effetto leggere questo primo romanzo di Morchio che ci fa ripensare all’Italia di quegli anni: pensavamo che col Berluscone avessimo toccato il fondo e invece dovevamo conoscere il Salvino, la fruttarola de Roma, le bracce tese e le camicie nere di Casa Pound e di Forza Nuova, il degrado della politica e la collusione con la criminalità, a partire dai Caruso, l’esponente di FdI condannato per ‘ndrangheta. Per tacere del predominio della finanza nel mondo neoliberista, capace di muovere capitali di non identificabile provenienza. Comunque a prescindere da ogni possibilità di incidenza da parte dei singoli e dei popoli, vanificando i diritti conquistati con le lotte novecentesche che, a detta di alcuni (come il noto Renzinocchio, quello dell’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori) non sarebbero più sostenibili. Insomma, un noir che, a prescindere e oltre la trama tipica del genere estremamente coinvolgente, sa anche farci riflettere su un’epoca che vede la finanza internazionale decidere le sorti politiche delle nazioni lasciando la popolo solo l’illusione della democrazia.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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