E l’ultima volta arrivò. Nel suggestivo ambiente del Ridotto del Teatro Verdi, a Fiorenzuola d’Arda, arrivando trafelato, accorgendomi di aver dimenticato il cappello da alpino e i soldi per affrontare la (auspicata) vendita finale. Un pubblico di 25 persone, molto caratterizzato grazie alla presenza degli alpini della sezione locale. Sono loro che hanno determinato il successo del libro: a Borgonovo, a Pontenure, a Caorso, infine appunto venerdi 8 aprile nella ‘capitale’ della Val d’Arda che, per inciso, è anche il paesello dei miei natali.
Un percorso durato un anno, con le tappe citate alle quali si aggiungono le rap-presentazioni di Piacenza alla Fondazione della Cassa di Risparmio e l’incontro a Gropparello con il Sindaco, Claudio Ghittoni, per la consegna del manifesto della mostra d’accompagno appunto alle presentazioni del libro nato da una manifestazione tenuta nel 2013 appunto su iniziativa dell’Amministrazione del Comune della Val Vezzeno. Ogni volta per sottolineare l’assurdità delle guerre, per riaffermare l’aspirazione alla pace e, come recita una delle poesie contenute nel libro, se “Sono tanti, in questo mondo, sono tanti a far la guerra”, … “noi due, me and you, costruiremo insieme un mondo migliore”.
Consueto il clichè della serata: la mostra “fango, lacrime e fame” con le immagini da Auschwitz e le illustrazioni di Edoardo rappresentative di Guernica, di Katyn, della guerra che non è né bella né giusta, della guerra nella quale semplicemente si muore e infine dell’Utopia ovvero della fine della guerra con la speranza che non ci siano altre guerre. Per una volta mostra senza esposizione sostituita dalla semplice proiezione con commento.
A seguire Dalila e Roberto hanno recitato “Che venne alla donna del soldato” di Bertold Brecht e subito dopo la parola ad Augusto Bottioni, assessore alla cultura, all’iniziativa del quale si deve l’organizzazione della serata. A lui, figlio di partigiano, il compito di evidenziare l’impegno della municipalità sul tema della pace, il ricordo della nostra amicizia e della nostra comune militanza nel segno degli stessi valori e delle stesse aspirazioni, per concludere con l’affermazione, dopo che ha visionato la scaletta col programma della serata, di una certa curiosità.
Ed ecco così l’alternarsi dell’intervento storico di Fausto, il saluto a nome di tutti gli alpini di Pierluigi, l’intervento di Edoardo, ogni volta con l’intermezzo delle letture poetiche da parte di Dalila, capacissima di dare il tono che sa coinvolgere e appassionare la platea (alla fine in diversi le esprimono gradimento e complimenti: saperle leggere è fondamentale per le poesie, troppo spesso ad esempio chi le scrive le riporta poi malissimo magari dando eccessiva enfasi oppure leggendo troppo velocemente rendendo difficile la percezione mentre, va detto, Dalila è bravissima perché, come mi ha confidato, legge poesia come fare musica ma non mi si chieda che cosa significhi).
Nota a parte infine per Francesco e Giovanni che a loro volta propongono intermezzi con musiche tradizionali eseguite con l’organetto diatonico e il violino dimodoché la serata letteralmente vola generando soddisfazione, gran seguito e applausi finali. Che infine si sono concretizzati con l’affollarsi al tavolo per l’acquisto del libro e la richiesta di firma autografa. 16 copie vendute, ma oltre il numero è stata emozionante il come. Inspiegabile, non saprei come rendere quei dieci minuti ma era una rapsodia finale, vita in musica. Contro le guerre che sono solo dolore e per la pace.
Magnifica conclusione del ciclo del libro. Non resta che aspettare il prossimo. E il viaggio … continua.