Che poi la pioggia
Lurida e malvagia la pioggia
Quella che incide il vetro
Che il tergicristalli scompone.
E Genova nel mese di agosto
Ha trappole sotto l’asfalto
Che polvere di luce
Polvere di luce frantuma
E una sirena nel porto che grida
Mentre cade la vita nel pozzo del mondo
E l’ombra della luce di un fulmine
Esclude un romanzo d’amore.
E cadi in un boato assordante
Cadi nel vuoto di un giorno
E tutto è uno sguardo di dolore
Oltre le navi, oltre il mare.
E Genova nel mese d’agosto
Tra le gambe fradice di un ponte
E vite come diamanti di luce
Da un fulmine portate nel cielo.
Genova boato e silenzio
Come la preghiera di un cieco
Come la preghiera di un cieco
Con un boato assordante
Silenzio.