Difficile dar conto dell’emozione. Il ritorno ad una proposta letteraria in presenza. Quanto tempo è passato? Qualcosa più di 3 anni. L’ultima volta, se non sbaglio, a Borgonovo, era fine settembre 2017, una platea di oltre 100 presenti, si proponeva “Il signor 7×3 21″(giorno, mese, anno di nascita del protagonista del libro), memorie dalla prigionia di Pietro Derba, scritto con Fausto Chiesa.
Fausto ha svolto un ruolo importante, nella mia “carriera” di scrittorucolo di provincia. Nei primi libri, raccolte di poesie, faceva l’esegesi critica in introduzione che poi ribadiva durante le rap-presentazioni a Piacenza, Castell’arquato, Pavia, Milano.
Poi seguirono i libri scritti a 4 mani, lui la parte narrativa sulla tragedia della Campagna di Russia e le follie di Mussolini, io con le mie liriche contro la guerra, per la pace. . Anche in questo caso tappe a Borgonovo, Fiorenzuola, Gropparello, Pontenure, ancora Piacenza, Caorso giusto per citare quelle di maggior impatto emotivo.
Quando è stata la volta dei libri a contenuto più politico, il sodalizio si è attenuato. Con il libro dedicato alla tragedia di Chernobyl Fausto si è limitato alla partecipazione all’iniziativa di Gragnano. Con “Nelle fauci degl’Agnelli”, poi, il sodalizio si è sciolto. Fausto si negò alla consueta analisi critica della parte poetica. Come del resto si negò un altro amico, Ferruccio Braibanti, con riferimento credo ai contenuti politico sociali dell’opera. Naturalmente, una volta stampato, una copia Fausto l’ha voluta. Non proprio la prima, credo la terza. Chissà se sarebbe venuto all’incontro alla Libreria Fahrenheit di ieri?
Comunque era presente. Sonia in magazzino ha trovato alcune copie di “Scendea fischiando feroce sorella morte”, quel libro comune pubblicato nel 2015 con Scritture, la Casa editrice di Eugenio Gazzola (con la quale peraltro Fausto stava lavorando per un suo nuovo libro). E il libro faceva bella mostra di sé sul tavolino in vetrina insieme al mio “Nelle fauci degl’Agnelli”.
Per inciso: Fausto aveva superato il Covid a inizio 2020, era stato ricoverato ma tornato a casa “guarito”. Purtroppo il virus è un killer che, a parte gli effetti diretti e immediati (la polmonite interstiziale, innanzitutto), dopo la presunta guarigione non aspetta altro che trovare punti deboli, agire su questi accentuandoli (quello che chiamiamo “long covid” del quale sappiamo poco e nulla). Così credo sia stato per Fausto che nella notte del 4 maggio ci ha lasciati per l’acuirsi di una patologia apparentemente del tutto estranea al Covid.
Scrivevo in apertura di questo articolo: “Difficile dar conto dell’emozione. Il ritorno ad una proposta letteraria in presenza”. Che, proprio perché di grande emozione, dedico a lui, a Fausto, alle tante rap-presentazioni fatte insieme portando poesie e soprattutto valori di pace, d’amore, di giustizia di fronte a tantissima gente. Ovunque tu sia, buon tempo caro amico, Fausto.