Sebbene si tratti di un attacco minore dal punto di vista delle forze impegnate, rimane nelle cronache come il primo con l’ausilio di gas effettuato sul fronte italiano. Alle 5 e 15 del mattino del 29 giugno 1916 vennero aperte le 6000 bombole contenenti una miscela di cloro e fosgene, già distribuite alcuni giorni prima. I gas calarono sulle trincee della prima linea dell’XI Corpo d’Armata, occupate da battaglioni della 21ª e 22ª divisione, trovando i soldati italiani completamente impreparati e uccidendone a migliaia. Gli occupanti della seconda linea inizialmente fuggirono terrorizzati davanti alle nuvole di gas e i veterani ungheresi dei battaglioni delle divisioni 17a e 20a Honvéd non ebbero difficoltà ad occupare le trincee. Più tardi però i battaglioni italiani si riorganizzarono, anche approfittando della distribuzione ineguale del gas, e offrirono una resistenza rabbiosa e inaspettata. Anche grazie al bombardamento mirato sulla retroguardia italiana, che ostacolò l’arrivo dei rinforzi, e malgrado un cambio del vento che causò la morte di centinaia di attaccanti, i battaglioni ungheresi consolidarono le posizioni occupate e l’attacco fu considerato dagli austroungarici un successo, con la perdita di meno di 2000 uomini a fronte di perdite italiane immediate di quasi 7000 uomini. L’utilizzo del gas e delle mazze ferrate per finire gli ustionati fornì ai reparti italiani una motivazione particolare negli scontri successivi. Dopo l’attacco con i gas, i soldati dell’esercito austroungarico che volevano darsi prigionieri dovettero farlo in gruppi consistenti, altrimenti venivano immediatamente passati per le armi.
Malgrado le perdite di migliaia di uomini da ambo le parti, la seconda metà di giugno fu definita da entrambi i comandi «giornate tranquille».
IL RACCONTO è INCOMPLETO, IN SPECIAL MODO NELLA PARTE FINALE DELLA GIORNATA DI COMBATTIMENTO. “LA FANTERIA ITALIANA REAGI’ ANCHE CON IL CONCORSO DEI FANTI GASSATI E NALLA STESSA GIORNATA CONTRATTACCANDO CON BAIONETTA E BOMBA A MANO SI RIPRESE LE TRINCEE, ANCHE QUALCOSA IN PIU’ CATTURANDO CIRCA 380 TRA UFFICIALI E SOLTATI UNGHERESI, MOLTI DI ESSI AVEVANO ANCORA AL POLSO LA MAZZA FERRATA. NESSUN PRIGIONIERO FU PASSATO PER LE ARMI.
QUESTO EVENTO SI TENTA DI FARLO PASSARE PER UN NORMALE FATTO DI GUERRA CON L’EFFETTO COLLATERALE:
-L’USO DELLE MAZZE FERRATE!