Zingare, mendicanti, ladre, fattucchiere, bellissime con gli occhi e i lunghi capelli neri

Il fatto risale a tanti anni fa, forse una trentina. A Roma. Appena uscito dall’albergo, in zona stazione, mi ha incrociato una zingara. Si dice vivano mendicando, rubando, aprendo porte sul tuo futuro. Mi guardò, con occhi neri ammaliante e abbaglianti nello stesso tempo. Uno sguardo avvolgente unito ad un sorriso che non lasciava speranze. Disse che ero fortunato, che avevo incontrato il mio destino e chiese di porgerle la mano previa consegna di ventimila lire che, garantiva, mi avrebbe restituito. Mi sentivo avvolto in un alone di fascino e di magia, le ho dato la moneta di carta, le ho affidato la mia mano, ho ascoltato il suo vaticinio, ombre e luci, la vita (di tutti) richiede accortezza, attenzione, talvolta scaltrezza: dietro ad ogni angolo può essere in agguato un lupo dal pelo grigio. Insomma, ero incantato dalla bellezza della situazione, la città intorno, il traffico incessante e rumoroso, le frotte di cinesine con la macchina fotografica inseparabile, i venditori ambulanti, tutto sembrava improvvisamente parte di un mondo Altro, lontano, indifferente. Giunta alla fine, lei sorrise e sorridendo lesta con la mano infilò le 20mila lire tra le pieghe della larga gonna di mille colori. Gliene chiesi ragione. “Previsione positiva di vita, soldo meritato”. Beh, in effetti l’incontro era stato avvolto di magia positiva, la giornata era illuminata da polvere di stelle, m’affrettai alla fermata del metrò, gli amici m’aspettavano a Colosseo, avevo una storia nuova da raccontare.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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