12 dicembre 2022: “Fate in blu, Fate Infermiere”, il mio libro post Covid alla ‘prima’ a Sant’Antonio, libreria Postumia

12 dicembre 2022, Libreria Postumia, Sant’Antonio. presentazione di “Fate in Blu, Fate Infermiere – Covid, post Covid, long Covid: si lotta, si sogna, si vive”, cronache in versi e in prosa dell’incontro con un mostro, Ser Contagio, le sirene ululanti, il risveglio stupefatto, le splendide terapiste e le infermiere con la casacca blu, e le cure infinite. Diario di giorni resistenti.

Tutto ha avuto inizio quando, dal letto d’ospedale a Castel San Giovanni, giorno imprecisato probabilmente in quel di aprile 2020, alle spalle un numero imprecisato di notti e di ritorno della luce del sole, tramonti e albeggi buona parte dei quali vissuti in stato di incoscienza a un passo dall’Altr/Ove, ho raccomandato via cellulare a Dalila di pensare ad un buon necrologio a ricordo della mia mamma deceduta causa Covid.

Francesco Bonomini con l’organetto diatonico e, sotto il tavolo, Bonzo, a sua volta protagonista con il finale ‘salto della sedia’

Il giorno dopo, sempre sdraiato immobile nel letto, ho aperto e sfogliato il quotidiano locale, Libertà e, sorridendo alla foto di mamma, naturalmente a colori, ho pensato che Dalila aveva fatto un bel lavoro davvero. Non so quali farmaci mi somministrassero medici e infermieri bardati come fossero a contatto col reattore nucleare di Chernobyl, so che forse erano quelli a tenermi in uno stato diciamo di assenza, di distacco dalla realtà o come se vivessi una seconda realtà, un’altra dimensione fatta di incontri, storie, dialoghi, colori. Così giorni e notti trascorrevano ed io non potevo più telefonare a Dalila. Forse il cellulare aveva esaurito la carica, gli infermieri non sapevano come aiutarmi o forse non erano collaborativi, venivano, passavano, se ne andavano ed erano sempre bardati. Irriconoscibili. Quando finalmente un’infermiera col suo cellulare mi ha permesso di telefonare e parlare con Dalila, ho potuto ringraziarla, le ho detto che aveva fatto un buon lavoro, che mia mamma morta sicuramente era contenta per quel necrologio. E Dalila? Muta! Valle a capire, le donne, fai un complimento e lei zitta. Ma dopo quell’attimo di silenzio mi dice “guarda che tua madre sta benissimo!“. Ero in ospedale da più di quaranta giorni, ma perché mentirmi?

Dalila ha letto poesie ma soprattutto il racconto “Dicono siano dolci come il miele. Anziani, ricoverati silenti nei letti di geriatria, angeli caduti con la mente già lontana” e, tra il pubblico, diversi si sono ritrovati con un groppo in gola trattenendo a fatica le lacrime

Dovevano passare altri giorni ancora perché rientrassi nel mondo, nella realtà, quella di tutti. Giorno dopo giorno, sempre immobile nel letto, dalle parole dei medici, prendevo coscienza che avevo vissuto una realtà onirica. Sogni. Che ricordavo. E mia madre non era morta, stava bene, a casa sua e ogni giorno telefonava a Dalila per avere notizie, per sapere come stavo. Eppure io quell’edizione del quotidiano l’avevo vista bene, avevo sentito il fruscio delle pagine mentre le sfogliavo. Tornato a casa, il 17 giugno 2020, 88 giorni dopo la crisi respiratoria, dopo quella corsa in ospedale al Pronto Soccorso sulla lettiga dell’ambulanza ululante nella notte, ho raccontato dei sogni (forse indotti dai farmaci?) di quei giorni senza tempo. Era una realtà bella, che mi faceva vivere bene, mentre i medici cercavano disperatamente di sottrarmi alla Nera Signora che aveva segnato il mio nome e cognome sulla sua agenda. Ma d’una cosa ero certo. Tanto nei sogni quanto nella veglia: per una volta la Nera Signora doveva aspettare!

Fu Fabrizio, subito sostenuto da Edoardo, ad avere l’idea: “scrivi il libro dei sogni“.

C’è voluto del tempo per trovare la forza mentale per sedermi al computer. Temevo di non ricordare le password, di non saperlo fare, ho dovuto aspettare novembre 2020, poi parola dopo parola, passando dal racconto dei sogni a quello del recupero fisico è cresciuto il diario di giorni resistenti, ritrovando il mio passato per vivere un presente proiettato sul futuro lungo un percorso che, tra alti e bassi, ricadute, momenti di vuoto e di pausa, delusioni (anche letterarie), riconquiste a denti stretti, ripensamenti, riletture, rivisitazioni, correzioni, sarebbe durato due anni.

E finalmente ecco il 12 dicembre 2022, ha perso il treno la Nera Signora ed è arrivata Santa Lucia tutta splendente nel vestito azzurro: pochi giorni fa, la “prima”, nel salone della Libreria Postumia, a Sant’Antonio, oggi periferia cittadina dove 66 anni fa, piccolo frugoletto di due anni, sono arrivato con mamma e papà che per motivi di lavoro avevano dovuto lasciare il mio paesello natio, Fiorenzuola d’Arda.

I presenti intervenuti nel salone della Libreria Postumia a Sant’Antonio

Un pò come l’inizio della stagione concertistica alla Scala di Milano. Dalila a leggere brani, Francesco d’accompagno con le sue ballate eseguite all’organetto diatonico, 28 presenti contati, a seguire il rito del firma copie con dedica. Ma non è finita qui.

Rientrati a casa, acceso il pc, collegato con facebook, un’amica, Kella, ha pubblicato una foto con la copertina del libro. Non era presente, alla presentazione, l’acquisto è avvenuto altrove, alla Libreria Romagnosi, in centro città. Che dire, ragazzi e ragazze? La vita è sogno.

La copertina di “Fate in Blu, Fate Infermiere”

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

Una risposta a “12 dicembre 2022: “Fate in blu, Fate Infermiere”, il mio libro post Covid alla ‘prima’ a Sant’Antonio, libreria Postumia”

  1. Ho acquistato questo libro direi in anteprima, in quanto non ancora ufficialmente presentato. Pagina dopo pagina mi sentivo talmente coinvolta, da entrare nei panni dello scrittore. Soffrivo e gioivo con lui. Un diario fedele dei giorni vissuti in compagnia del Tigre, uno scritto scorrevole ed anche ironico e con spunti divertenti. Lo tengo sul comodino perché voglio rileggerlo con calma, qualcosa può sempre sfuggire. Leggere questa “avventura” mi ha lasciato qualcosa. Grazie Claudio.

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