[ la bandiera contro tutte le guerre con i colori dell’anarchia libertaria ispirati dall’amica Noris e abbozzata dal buon vecchio Ferruccio, simbolo della “Doctor Arzy’s poetical folk band” ovvero Claudio, Tiziana, Fausto, Francesco e l’organetto diatonico]
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Dopo bomba
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I cuccioli d’uomo giocano
nei mucchi di letame
sparsi tra antiche macerie.
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Lontano il rombo di un vulcano
erutta la rabbia della Terra,
i cuccioli d’uomo piangono
chiedendo invano perdono.
L’ultima speranza
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Ho visto avanzare nella steppa
le nere forme metalliche odoranti morte,
moderni draghi eruttanti fuoco infernale.
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Ho visto le opere dell’uomo cadere
in lenta degradazione,
distrutte dal folle creatore,
mentre Dio se n’andava.
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Ho sentito il sapore del sangue,
la fine dei sogni millenari,
poi invano ho atteso l’arrivo
d’un angelo pietoso.
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La fine dei tempi
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La regina di Saba ha perso la corona,
il tempio d’Augusto è ormai abbandonato,
gli antichi luoghi di culto sono scordati
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il vento solleva sbiaditi fogli verdi
un tempo chiamati potere:
tutto se n’è andato,
la pietra che rotola
è giunta sul fondo valle
ed il silenzio è tornato.
.Il futuro che verrà, sempreché futuro ci sia. Il trittico proposto fa parte di un ciclo di dieci poesie realizzato tra il 1975 e il 1976 (la prima, “la fontana dei sogni”, è stata pubblicata nel blog giovedì 18 gennaio), sotto l’influenza di un’umanità tormentata dalle guerre, dall’uomo alla ricerca dell’identità perduta e dalla mia passione per la fantascienza.
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Da sempre considerate opere minori, leggermente arzigogolate, con qualche figura eccessivamente ricercata e ridondante, in sospetto di giovanile ingenuità, ignorate ad un concorso piacentino all’epoca della stesura (nemo profeta in patria), all’inizio della mia presenza nel sito letterario www.scrivi.com (gennaio 2004) hanno ottenuto qualche lusinghiero commento.
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Nel corso dello stesso 2004, prima inviate ad un concorso letterario poi al quotidiano della mia città, “Libertà”, invero non hanno avuto fortuna alcuna.
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Ritornato dunque l’intero trittico al profondo del cassetto, ha dormito il sonno del giusto [ormai inesorabilmente dimenticato] lungo l’intero 2005 e buona parte del 2006 mentre, di mio, sempre più mi presentavo come cantore della pace contro ogni tipo di guerra.
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Nella mia presenza in www.ozblogoz.it (indimenticabile la mistica “Muriel della polvere“), con altre opere inviate e tempestivamente pubblicate dal quotidiano locale, con la raccolta poetica stampata con l’editore “Vicolo del Pavone” nel settembre 2005, con le rap-presentazioni organizzate prima per proporre la raccolta poi sempre più per poetare cantando di pace.
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Intorno alle poesie di pace e d’amore nasceva quell’esperienza straordinaria che è la “Doctor Arzy’s poetical folk band”, il gruppo spontaneo e volontario che ha girato di piazza in piazza parlando di poesia, recitando poesia, commentando poesia, accompagnando poesia (la mia poesia, per essere precisi: perdonate l’incensatura) con le arie folk dell’organetto diatonico.
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Fino alle serate di luglio 2006 nei giardini pubblici di Pontenure e nel cortile del castello di Carpaneto, serate inserite nel tabellone dell’estate culturale delle due municipalità, serate nelle quali la band si è esibita esponendo la bandiera nera e rossa, colori dell’Anarchia libertaria, la bandiera “grintosa”, bandiera “combattente” ispirata dall’amica Noris e graficamente stilizzata da Ferruccio (incredibile il numero di amici e amiche che, a vario titolo, hanno contribuito all’avventura della band, da Francesca a Carla, fino a Mino, Paolo, Giovanni, Rita, Dalila, Lara, Stefania e come sempre dimenticando i più).
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Cantori di pace, dicevo, ciascuno col proprio ruolo ed un impegno che, col tempo, si trasformava in autorevolezza: ecco forse il motivo per cui, a sorpresa, giovedì 17 agosto il quotidiano locale, dopo averlo tenuto in sonno per ben due anni, inaspettatamente ha pubblicato il trittico “Pro memoria ovunque si combatta”.
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All’indomani della vittoria dell’Unione e nell’attesa di attuare il programma elettorale:
– il ritiro delle truppe italiane dall’inferno dell’Irak, invaso dagli angloamericani,
– la ridefinizione dell’impegno del contingente italiano in Afghanistan.
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Proprio perché scritti giovanili, proprio perché per tanti aspetti un trittico venato di “ingenuità”, la pubblicazione è stata motivo di grande gratificazione, paradossalmente dimostrazione che la poesia non vive in un altro altrove ma si intreccia e diventa tutt’uno con la realtà: il poeta canta del mondo che vive così come lo vorrebbe, un mondo di pace che non si avvii verso una fine inesorabile, una Terra senza vita dominata dal vento e dal silenzio.
Molto interessante..
e ad un aspirante scrittore che consigli ti sentiresti di dare per poter arrivare a pubblicare qualcosa?
Grazie.
Ciao.
Claudio carissimo
ti rubo un po’ di spazio
per un inadeguatissimo
saluto
ed un abbraccio
fin troppo ritardatario…
giurin giurello
non fu colpa mia 😀
ciao grande 🙂
Carissimo Claudio ..tra libri proposti vado subito a scegliere il mio preferito: Fiori d’inverno *
di Benoîte Groult;; deve essere bellisimo:Intanto,ti lascio un augurio di buona domenica! Dora