“L’uomo che dribblava i treni”, storie di un’umanità senza fissa dimora di Michele Capitani, edizioni Paoline

Confesso: quando in vetrina o sullo scaffale in libreria trovo un romanzo che parla di treni sono irremidiabilmente attratto. Fatto ancestrale, legato al mestiere del babbo che, sui binari, ha passato la vita. A volte, come succede nella realtà, la lettura si trasforma in un viaggio in prima classe. Altre volte ci s’accontenta della seconda e, purché non si tratti di un ‘pendolari’, la lettura si fa comunque interessante. In questo caso del treno si parla nel primo racconto, poi la storia si sviluppa altrove, nelle periferie, tra il popolo degli ‘invisibili’, coloro che vivono ai margini, che dormono nei sacchi a pelo nelle fattorie abbandonate, nelle sale d’attesa delle stazioni, in altre parole la gente della strada. Come si chiama il mendicante che di solito sta all’uscita del supermercato? Lo sfioriamo da anni ma il suo nome lo ignoriamo e dargli una moneta è forse un modo per liberarcene. Senza dimora, vive nel cementificio abbandonato, poi in tenda sulla spiaggia e ancora nei recessi sconosciuti della città. I luoghi dei poveri cambiano spesso popolazione, c’è chi va e chi viene, chi fa danni e viene cacciato perché spesso gli invisibili fanno e sono comunità. Cosa si prova a trovarsi da un giorno all’altro senza casa? Non aver altra scelta che dormire nella tua station wagon , con una ruota a terra e la batteria defunta. E quella donna che per giorni sta fissa su una panchina col progetto dissennato di andare da qui a New York o chiusa nei bagni pubblici per ore. Questa la gente che ci racconta Capitani, professore di lettere appartenente alla Comunità di Sant’Egidio dove svolge servizio con le persone senza fissa dimora. Una testimonianza che ci aiuta a capire gli ‘invisibili’, un’umanità varia che merita un posto più dignitoso nelle nostre città e non certo di essere lasciati a morire di freddo in qualche anfratto cittadino mentre noi ‘civili’ che la casa l’abbiamo dormiamo il sonno dei giusti ma indifferenti.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.