“Liliana Cavani vent’anni dopo: L’ordine del tempo”, riflessioni di Carmelo Sciascia

Questa fine estate ci sta riservando delle gradevolissime sorprese in campo cinematografico. Ogni volta che si afferma la fine del cinema italiano arriva puntuale la smentita. Siamo in pieno svolgimento del festival di Venezia, iniziato il 31 agosto, terminerà il 9 settembre di questo 2023. Questa Biennale, la ottantesima edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica, ha assegnato dei premi, a Liliana Cavani è andato il premio alla carriera. Tutti la ricorderanno per i suoi film su Francesco d’Assisi, personalmente io la ricordo per “Il portiere di notte” e “Al di là del bene e del male”, film degli anni ’70. Sarà per le attrici (Charlotte Ramoling-Lucia Atherton e Dominique Sanda-Lou von Salomè) o per le particolari tematiche che riguardavano nel primo il rapporto vittima-carnefice, nel secondo l’opera e la filosofia di Friedrich Nietzsche. Il ricordo di questi film è probabilmente legato al ricordo che si ha degli anni Settanta, gli anni delle ultime speranze di radicale cambiamento della società italiana. Non è della Cavani che volevo parlare e tanto meno degli anni Settanta, ma dell’ultimo film di questa regista che a novant’anni dimostra una grande capacità di analisi della contemporaneità, di questo tempo godereccio e precario. Godereccio per la condotta quotidiana, precario ed instabile nei sentimenti, nella morale. Il film è “L’ordine del tempo”, la capacità cioè di dare consequenzialità alle azioni umane: ordinare la successione delle azioni. C’è infatti il richiamo ad una vecchia zia che raccomandava prima di fare i compiti e poi di andare a giocare, raccomandazione banale per le precedenti generazioni, raccomandazione eccezionale oggi dove tutto deve essere inteso come un gioco (anche lo studio che invece comporta impegno e sacrificio).

La trama è semplice, un gruppo di amici si ritrovano in una megavilla sul mare per festeggiare il compleanno di Elsa (Claudia Gerini). Tutto sembra procedere a meraviglia fin quando a scompigliare il gioco delle parti non giunge la notizia da parte del fisico Enrico (Edoardo Leo) di un asteroide che corre velocissimo, è entrato nel sistema solare e potrebbe schiantarsi sulla Terra. Il film è tratto dall’omonimo libro del fisico Carlo Rovelli. La presenza della fisica ed in particolare della “distorsione” del tempo (teoria consequenziale alla relatività einsteiniana) sono elementi teorici costantemente presenti.

In realtà la fisica e le sue leggi sono una scusa per parlare di sentimenti. Sarà la ricercatrice fisica Giulia (Francesca Inaudi) a riassume il senso di questa dicotomia: “Pensiamo di avere un tempo infinito, a un certo punto ci accorgiamo che non c’è più… di tempo”. Questa mancanza di tempo farà venire allo scoperto i veri sentimenti della combriccola, gli amori convenzionali e quelli veri, i primi amori che non si scordano mai (Elsa e Giulia) o come l’amore tra Eduardo e Paola (Ksenija Aleksandrovna Rappoport) moglie del finanziere Viktor (Richard Sammei) e quelli ambigui del medico Pietro (Alessandro Gasmann)  o dello psicologo Jacob (Fabrizio Rongione) e di sua moglie Greta (Valentina Cervi).  C’è molta fisica nel film così come molta chimica: la chimica dei sentimenti. Ma non si rimane solo nel campo della speculazione scientifica, ci sono i tanti dubbi della ricerca epistemologica come tanta speculazione filosofica, tanto da giungere alla metafisica. Di ciò è testimone suor Raffaella (Angela Molina) che risolve il dramma esistenziale rifugiandosi nella religione, e la religione ha il merito di annullare il tempo: non esiste il tempo ce l’ha insegnato Sant’Agostino. Ma l’uomo, pur consapevole della limitazione temporale della vita, di fronte alla propria fine resta sgomento, si stupisce, eppure la morte (la fine del tempo che ci è dato vivere) è l’unica certezza che abbiamo, aldilà di qualsiasi equazione fisica o di speculazione filosofica!

La caduta del meteorite può rappresentare lo scoppio di una guerra che cancellando la quiete della pace diffonde angoscia e senso di precarietà. Così anche tutti noi, estranei alla tematica della trama cinematografica veniamo risucchiati nell’odierna angoscia di una guerra, quella Ucraina, che nessuno vuole, tutti condannano ma che l’Unione Europea ed il mondo occidentale (NATO) alimentano con la fornitura delle armi e la mancanza di una convinta iniziativa diplomatica.

Il personaggio Paola nel film è interpretato da un’attrice russa (ricordo che era stata “La sconosciuta” nel film di Tornatore), che ci ha dato, da diretta interessata, tra le tante interpretazione, la più tragica e reale: “Sogni un figlio, lo immagini, lo partorisci, lo fai crescere, lo nutri, lo educhi nella sua adolescenza, poi diventa un uomo finalmente, ma deve partire per la guerra e due giorni dopo muore. Questo oggi è da noi l’ordine del tempo”. Un ordine assurdo che bisogna ribaltare affinché la guerra, come un asteroide impazzito, non faccia scomparire l’uomo come è avvenuto con i dinosauri 66 milioni di anni fa, Liliana Cavani ha il grande merito di farcelo ricordare!

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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