“Ho acquistato questo libro direi in anteprima, in quanto non ancora ufficialmente presentato (la presentazione infatti era in programma qualche giorno dopo alla libreria Postumia a Sant’Antonio, ndr). Pagina dopo pagina mi sentivo talmente coinvolta, da entrare nei panni dello scrittore. Soffrivo e gioivo con lui. Un diario fedele dei giorni vissuti in compagnia del Tigre, uno scritto scorrevole ed anche ironico e con spunti divertenti. Lo tengo sul comodino perché voglio rileggerlo con calma, qualcosa può sempre sfuggire. Leggere questa “avventura” mi ha lasciato qualcosa. Grazie Claudio“. Con questo commento scritto in facebook da Kella Tribi il 21 dicembre e letto da Dalila si è aperta la serata di presentazione del libro “Fate in Blu, Fate Infermiere – Covid, post Covid, long Covid, Diario di giorni resistenti 2020-2022” nella sala della Scuola Azzurra dell’associazione Fabbrica&Nuvole in via Roma al 163 mercoledì 15 febbraio per il ciclo “i mercoledì coi grilli per la testa“.
Dopo la lettura da parte di Dalila della nota di Kella Tribi, Arzani ha letto il testo di un messaggio ricevuto da un conoscente via facebook come spunto e ricordo dei primi giorni di diffusione del contagio. “Ancora oggi, a tre anni di distanza, infatti“, ha precisato Arzani, “sono tanti i contatti diciamo tra sopravvissuti forse per vigilare attraverso il confronto continuo su un virus che per la scienza medica risulta ancora sconosciuto“.
16 marzo 2020, chiede la moglie di X via Whatsapp: “Non ti hanno detto ancora nulla?“. Nessuna risposta. 17 marzo 2020, ore 6.42, “Aiuto sto impazzendo voglio tornare a casa“. La moglie: “Che succede?“. “Non trovano la mia borsa e tra poco sispegne il cell“, “Non ho nemmeno le chiabatte“…. “E’ un incubo“. Moglie: “Le medicine te le hanno date?“, “No” “Ma quelle della pressione vanno prese, riesci a parlare con un infermiere? Tra l’altro le ho date tutte a loro“. Risposta: “C’è un casino incredibile“. Moglie: “Già, mi hanno detto che sembra una guerra. Ma la borsa la stanno cercando? Sei sempre al pronto soccorso? Che casino c’è?” “Mi hanno cambiato letto e camera 4 volte però ho ritrovato le chiabatte” “Ma allora ti hanno ricoverato?” “Non so nulla” “Hai su l’ossigeno?” “Non dicono niente“. 18 marzo 2020: la signora allettata un paio di letti dopo è uscita avvolta in un sacco nero, così il nostro amico X, ha riferito Arzani, ha notato sotto quel letto una borsa bianca e rossa e ha urlato “quella è la mia borsa!” così evitando finisse tra i tanti effetti personali che in quei giorni venivano raccolti in container nei viali dell’ospedale.
Passata la parola al dottor Cosimo Franco, primario pneumologo nell’ospedale piacentino, dati regionali alla mano ha fornito un aggiornamento della situazione al 13 febbraio, praticamente a tre anni dai giorni terribili espressi nello scambio di messaggi riportato.
Sono stati, a Piacenza, nel 2020, ben 1060 i deceduti per Covid-19, 327 nel 2021, 227 nel 2022, 11 in questi primi mesi del 2023 per un totale di 1625 piacentini che ci hanno lasciato. Il 21,7% dei residenti risulta vaccinato con la Quarta dose ma supera il 50% delle adesioni solo la fascia degli over 80. In Emilia-Romagna i contagiati risultano aver raggiunto la ragguardevole cifra di 2.130.389, deceduti 19.216, guariti 2.105.858. Eseguiti 19.216.571 tamponi dei quali 11,09% risultati positivi. Al 13 febbraio i ricoverati in Terapia Intensiva in Emilia-Romagna sono risultati 39 (+ 1 rispetto al giorno prima), nessuno nella nostra città.
A livello nazionale nella settimana dal 3 al 9 febbraio risultavano 331 nuovi casi in Italia, in particolare in Abruzzo (801), Toscana (796), Piemonte (620), Campania (586), Valle d’Aosta (511). Marche, Friuli Venezia Giulia, Calabria, Liguria e province autonome di Trento e Bolzano chiudono infine la classifica ciascuna con un numero di casi inferiore a 100.
In altre parole, ha concluso il primario dottor Cosimo, la pericolosità del virus è sicuramente ridimensionata ma non pensiamo d’averlo debellato, la prudenza è non solo opportuna ma necessaria.
Insomma, come ha puntualizzato e ricordato Arzani richiamando il consiglio scritto a grandi lettere in 4^ di copertina del libro, “la vita val bene una mascherina“.
Grazie, troppo onore. Sono emozionata.
Il risalto che avete voluto dare alle mie poche semplici parole, mi emoziona e mi lusinga. Ho scritto di getto ciò me mi ha lasciato questo libro “unico nel suo genere” che tutti dovrebbero leggere. Si vive la sofferenza alternata alla speranza e ottimismo dello scrittore che, come già espresso, coinvolge. Non ho potuto presenziare a questo ultimo interessante incontro, certamente avrei pianto, e avrei fatto una ben magra figura. Claudio, dici che ti diverte scrivere, continua a farlo. Per te, per noi. Gli argomenti non ti mancano. Grazie.