“La capitale della cultura 2025, Agrigento: tra Oscar Wilde ed Italo Calvino”, un grande passato storico ma servizi ai cittadini carenti. Riflessioni e dubbi di Carmelo Sciascia

Lavori infiniti sulla strada statale 161 Agrigento-Palermo, definita “una vergogna dei nostri tempi”

Non ricordo quando ed in che occasione Oscar Wilde pronunciò il famoso aforisma “ Toglietemi tutto tranne il superfluo” ma, vista la sua breve esistenza vissuta tutta nella seconda metà dell’Ottocento, sicuramente prima del secolo appena passato.

Una frase che ci descrive da sola il personaggio, un dandy, un cultore dell’estetismo. L’estetismo come espressione letteraria e modus vivendi. Vivere nell’euforia della giovinezza, perché questa come la bellezza è destinata presto a scomparire.

Lo stesso si potrebbe dire di quelle città che vivono nel ricordo di un glorioso passato, e in memoria di ciò cercano sempre nuove sensazioni. È successo che la città di Agrigento, la gloriosa Akragas, “la più bella città dei mortali” come l’aveva  definita nel 580 a. C. il poeta Pindaro, si è ritrovata ad essere scelta quale città capitale della cultura per il 2025. Siamo sicuri che la scelta è avvenuta seguendo tutti i criteri che imponeva il protocollo, o almeno così ci piace credere, perciò li diamo per scontati.

Quello che ci meraviglia è la ricerca da parte della dirigenza politica della città di nuove sfide, eclatanti ed eccitanti, quando si è ancora lontani dal raggiungimento di servizi minimi che dovrebbero essere  alla base di una normale comunità civile. Queste considerazioni sono  da estendere a tutte le città che hanno avuto o sono alla ricerca di questo titolo, ma non si preoccupano di garantire i servizi indispensabili ai loro cittadini.

“Toglietemi tutto tranne il superfluo”. La ricerca del superfluo, della medaglia da appuntare al petto come titolo  cui vantarsi, in una città in cui ci sarebbe tanto da fare per avere  servizi minimi nei più svariati settori. Bellissimo il video con cui si  è  promosso il territorio, accattivante il logo che presenta stilizzato l’archè della filosofia di Empedocle. Evidentemente la formalità del superfluo, (video e logo)  sono  i requisiti richiesti dal bando nazionale che assegna la primogenitura in ambito culturale ad una città. Il resto lo lasciamo ad altre classifiche, a classifiche che tengono in conto la reale offerta di servizi, la consistenza economica della comunità, il reddito individuale e l’economia reale.

L’articolo due del bando ne specifica gli obiettivi: ”incoraggiare e valorizzare la capacità progettuale e attuativa delle città italiane nel campo della cultura, affinché venga recepito in maniera sempre più diffusa il valore della leva culturale per la coesione sociale, l’integrazione, la creatività, l’innovazione, la crescita, lo sviluppo economico e il benessere individuale e collettivo”. Speriamo bene! Vedremo come questa nomina costituirà volano per realizzare quanto ci si propone ai fini dello “sviluppo economico e il benessere individuale e collettivo”.

Ma a proposito di riferimenti letterari mi viene in mente una frase famosa pronunciata questa volta da Italo Calvino: “D’una città non godi le 7 o 77 meraviglie, ma la risposta che dà ad una tua domanda”.

Domande da parte della collettività ce ne sono state e ce ne sono, l’elenco sarebbe talmente lungo da costringerci ad abbandonare l’impresa prima di accingerci a scriverne. Agrigento può stupire anche solo citando il grande Parco Archeologico. Indubbio il suo ricco patrimonio storico ed architettonico, così come potremmo dire di tante altre città che questo obiettivo hanno già raggiunto per loro peculiari testimonianze di epoche diverse.

L’Italia è da farsi a piedi. Ogni borgo può essere considerato una Capitale, è una Capitale! Quante città possono, oltre che mostrare il “superfluo” (la visibilità storica del loro passato), dare una risposta concreta ad una domanda di un singolo cittadino?

Mostrare le 7 o le 77 meraviglie, non è merito del presente, è la stratificazione che la storia ci ha lasciato in eredità. Dare concrete risposte ai bisogni dei cittadini è invece merito della classe politica che ci governa.

Peccato che noi oggi riusciamo a mettere in bella mostra il “superfluo” mentre tutto il resto, la risposta ad una tua domanda che sarebbe poi il necessario quotidiano, è assente. Potrebbe essere una grande opportunità per una città l’essere Capitale per un anno, peccato che come le tante altre opportunità, anche questa non sarà colta, anche se mi auguro il contrario. Spesso queste occasioni finiscono, quando tutto va bene, nella nostra amata terra, in un nulla di fatto, quando va male in una serie di strascichi giudiziari. Con l’augurio di venire smentito e di avere in una città come Agrigento un sistema dei rifiuti efficiente (differenziata con percentuali bulgare e piazzole di sosta  nelle strade libere che non siano discariche a cielo aperto).

Avere collegamenti stradali ultimati e ferroviari efficienti (la strada statale 640, la famosa Strada degli scrittori, ultimata, lo sarebbe dovuta essere già nel 2018; la strada statale 121 Agrigento-Palermo è stata definita “una vergogna dei nostri tempi”, tanto da prendere il posto della Salerno-Reggio Calabria.). Oltre ai collegamenti stradali c’è lo stato dei collegamenti ferroviari: il treno più veloce  la media impiegata  per raggiungere Catania da Agrigento (138 km) è di 5 ore circa. Lasciamo stare lo stato della rete idrica ed i turni per l’erogazione dell’acqua corrente nelle abitazioni. Spero che la nomina a Città della Cultura per il 2025 riesca a dare risposte alle tante domande, così come auspicato da Calvino e che non rimanga come diceva Oscar Wilde solo il superfluo.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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