In “Madre”, mediometraggio di Fabrizio Arzani, i traumi dell’aborto: da Libertà dell’8 gennaio, Pietro Corvi





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Il film, ancora inedito, sarà presto presentato a Piacenza,

protagonista Gabriella Carrozza

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Il testo dell’articolo apparso su Libertà, quotidiano di Piacenza, edizione dell’8 gennaio 2010, a firma Pietro Corvi
ricordando che, di Madre, se ne era già scritto qui
oltrechè qui
ed altresì qui
sempre con ampio sfoggio di immagini dal back stage
per concludere con il Teaser trailer da YouTube
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Le tacche sul muro non sono solo dei carcerati. Forme di prigionia ne esistono molte, tante quanti sono, nella vita di una persona, vissuti e ricordi dolorosi, lacerazioni destinate a sanguinare a lungo, o a non rimarginarsi mai più. È la drammatica scelta dell’aborto a costringere alla "galera" la protagonista di Madre, il mediometraggio dello sceneggiatore e regista emergente piacentino Fabrizio Arzani.

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Quello dell’aborto, tornato a far titolo pochi mesi fa in seguito alle polemiche attorno alla pillola RU-486, è un tema di eterna attualità, sul quale è difficile esprimere una valutazione definitivamente e universalmente condivisibile. Resta sempre, innanzitutto, una prova durissima, un trauma psicologico dalle ricadute difficilmente prevedibili. La riflessione soggiace al film Madre, e balza all’occhio, e al cuore, di chi lo vede.

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Si tratta di un prodotto ancora inedito: noi lo abbiamo visto in anteprima, ma sarà presto presentato alla città e proiettato in un luogo di riferimento, forse il salone della Cavallerizza, grazie all’interessamento dell’assessore Giovanni Castagnetti.

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Arzani, classe ’84, ex allievo del Liceo artistico Cassinari, laureato a Milano in Conservazione dei beni cinematografici, formatosi ai laboratori piacentini di Concorto e Farecinema di Marco Bellocchio e attualmente iscritto al Corso di regia e sceneggiatura dell’Accademia nazionale del cinema di Bologna, è al primo mediometraggio, dopo i corti Prosit e Vuoto creativo.

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Da un primo confronto sul tema con alcune amiche, la messa a fuoco del soggetto e la raccolta di informazioni, interviste e testimonianze, il passo è stato breve. Da subito si è palesato il nodo cruciale del lavoro: rendere, attraverso i contorni frastagliati del ricordo, il senso di solitudine e abbandono in cui cade vittima la donna che abortisce, senza intenti censori né schierandosi contro o a favore della pratica.

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Abbagliato la scorsa primavera dagli attori della compagnia piacentina Infidi Lumi in Strana Dido, Arzani li ha scelti per il suo film, prodotto artigianalmente e girato durante l’estate in mini-dv e senza budget tra appartamenti, Cooperativa Lupi, Cassinari e altri luoghi della città. Così, Madre ha per protagonista l’attrice Gabriella Carrozza. Al suo fianco troviamo Tiziano Ferrari, Domenico Sannino e Sara Vincini, lo scenografo Lino Budano e il direttore della fotografia Giovanni Freghieri, mentre Gabriele Minuta ha realizzato la colonna sonora e il fratello di Fabrizio, Edoardo Arzani, ha curato il montaggio.

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In una mezz’oretta di film, attraverso un linguaggio ibrido che miscela sensibilità teatrale e découpage frammentario, tratti onirici e metafore, salti temporali, effetti e trovate inquietanti di stampo horror-thriller, Arzani racconta il senso di colpa e l’isolamento di una madre mancata, vittima degli sguardi e delle sentenze altrui, sola nel suo dolore, circondata da personaggi muti perché gli altri non possono capire a fondo il suo intimo dramma, tribolazione consumata in un angolo di muro. Disperazione che buca lo schermo, trasmessa senza filtri dai primissimi piani della Carrozza, occhi terrorizzati di fronte ad un mondo inospitale, a una sofferenza non risolta, e alla prospettiva di una convalescenza molto più lunga del previsto.

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Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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