“Guerra. Giro-giro-tondo tutti giù per terra!”, intervento di Antonella Lenti, giornalista

Pisa distrutta dalla guerra – Via Colombo, olio su tela opera di Mino Rosi

Guerra. Giro-giro-tondo e tutti giù per terra! A volte l’inconscio ci mette di fronte in modo chiaro e lineare quello che sentiamo ma di cui non siamo consci. Ci pensano i sogni a svegliarci dal torpore di una realtà che ci addormenta e che ci trascina lungo un percorso tracciato  altrove che, strada facendo, si consolida e ne entriamo a far parte senza che ce ne accorgiamo.

Credo che sognare di aver partecipato a una esplorazione che ha portato alla scoperta di una civiltà sconosciuta possa aver a che fare con l’orrore di una guerra che stiamo guardando minuto per minuto senza vederne i significati e lo schiaffo che ciascuno di noi riceve ogni volta che un’arma viene puntata sulle persone.

Come a dire quella che fino ad ora abbiamo chiamato civiltà non ha più argomenti al suo arco.

Avanti di questo passo tra cambiamento climatico e conflitti che possono superare la soglia del conflitto nucleare, ben venga una civiltà sconosciuta. Che sia questa l’ancora di salvezza? O no?

E’ forse un modo per fuggire dall’inganno che ci siamo raccontati tutti in questi ultimi decenni in cui le guerre se c’erano erano a casa d’altri, lontane e considerate superate nel mondo civilizzato e ricco che sembrava ragionare sempre di più in termini di guerre finanziarie e non guerre sanguinarie.

Un mese fa abbiamo scoperto che non è così.

Quell’illusione si è dissolta. Eppure ci abbiamo creduto davvero nelle possibilità intrinseche del benessere e della conoscenza; abbiamo ingigantito la forza di un mondo senza frontiere dove gli steccati fossero per sempre abbattuti e mai più ricreati, e ora…

La mente fa brutti scherzi e possiamo credere qualsiasi cosa quando lo vogliamo. Un mese fa ci siamo accorti che tutto questo era un’illusione.

Girogirotondo e tutti giù per terra!

Che brutto risveglio con tutto quel che ne consegue.

Noi che alla pace abbiamo sempre tenuto e che crediamo nella dialettica e non nei ceffoni ci si inorgoglisce spesso (talvolta ci si consola anche) citando la Costituzione italiana che all’articolo 11 afferma: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Bene. Ma non basta essere soddisfatti di una frase senza vi siano conseguenze, atti concreti.

Siamo contenti ma se si ripudia la guerra vuol dire che si lavora per la pace. E che si fa per affermare la pace?

Chi si oppone alle iniziative che l’Italia decide di intraprendere come partner di accordi internazionali vuoi per aiutare i popoli aggrediti, vuoi per alimentare la spesa militare (sintomo questo che si attendono tempi tutt’altro che pacifici) ricorda sempre quella frase della Costituzione cercando di rilevare le contraddizioni tra il dire e il fare. Contraddizioni che esistono non solo in questo caso.

Se l’Italia ripudia la guerra come dichiara con orgoglio (se ne sente quasi il gusto come fosse pronunciato a viva voce) prima regola non dovrebbe essere smettere di produrre le armi?

Se si fabbricano, se si commerciano prima o poi qualcuno le userà…

L’utilizzo di quella tecnologia sembra non interessarci. Ed è successo tante volte nel Novecento e già anche nel Duemila. Se ripudi la guerra non produci gli strumenti per farla. Semplice. Pensiero troppo elementare? Forse. Sarebbe un passo clamoroso a cui nessuno ha mai pensato seriamente seguendo invece la convinzione che la pace si ottiene preparando la guerra quella sì che muove le decisioni e le scelte. Da sempre.

Ma è davvero così? Nel Novecento la seconda guerra mondiale con lo sganciamento bombe nucleari sul Giappone si è ritenuto che si fosse creato uno spartiacque e che l’era atomica avesse allontanato per sempre la possibilità di una terza guerra di quelle proporzioni cioè mondiale.

Oggi è la prima volta (concreta) che quella possibilità è alle porte (a duemila km da noi nel continente dell’Europa civilizzata).

Anzi l’uso dell’arma nucleare è già stata minacciata.

Anzi di nucleare nella zona teatro dell’attuale conflitto ce n’è in abbondanza se si considera quello civile utilizzato per le centrali che producono energia.

Perché questa civiltà ha varcato la soglia dell’inciviltà?

E’ pur vero che tante sono le civiltà che nella storia si sono estinte o per ragioni naturali o spinte dagli stessi umani. Noi stiamo vivendo in bilico tra l’una e l’altra sarebbe bene sognare tutti una civiltà sconosciuta… vuoi vedere che si può ricominciare da capo?

Fonte: antonellalenti.it (blog Il Taccuino)

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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