“Fate in Blu, Fate Infermiere” con l’autore in vetrina in via Legnano al 4. Cronaca di una giornata in esposizione alla Libreria Fahrenheit 451 di Piacenza

Finire in vetrina in libreria, che dire? Innegabile una certa qual emozione: verrà gente, qualcuno cercherà copia del libro da autografare con dedica? Beh, intanto Sonia, libraia impegnata con l’inscatolamento dei libri da mandare in resa (non ancora i miei, almeno per ora) m’aveva avvertito: la gente finora ha regolarmente evitato l’acquisto di libri che parlano dei giorni del Covid. Una specie di ritrosia, di negazionismo, di stanchezza che del resto già avevo verificato nel momento della ricerca dell’editore con ben due ringraziamenti uniti a un gentile rifiuto appunto perché “la gente ha voglia di voltar pagina”. Dopo tanta sofferenza, tutti sesso, droga e rock ‘n roll? Beh, per fortuna mercoledì non per tutti è stato così all’insegna del motto “ricordare per evitare di ripiombare” e poi, ad essere precisi e puntigliosi, anche le pagine del mio libro, si voltano.

Intanto espongo in vetrina alcune delle illustrazioni di Edoardo che appunto accompagnano diverse parti del libro, di fatto “Diario di giorni resistenti”: dall’aquila che come un cuore mi avvolge dormiente e sereno nelle sue ali protettive con a terra il virus spezzato, sconfitto. Fino alla Nera Signora che, per questa volta nel mio caso… il treno l’ha perso e non le resta che attendere il prossimo convoglio che chissà quando partirà dall’isola che non c’è. Quindi, che dire di Claudia che, chiedendo il permesso, se le è fotografate tutte? E di quel ragazzo che, pur non entrando, è rimasto sorridente ad ammirarle, per poi prima di riprendere la sua strada regalarmi un sorriso d’approvazione?

Poi ci sono quelli che mi hanno messaggiato informando di impedimenti oppure dichiarando che passeranno il prossimo 4 febbraio. Per tacer delle amiche che il libro l’hanno già acquistato e nella giornata sono impegnate con il nipote o, come Noris, la nipotina ma la firma, assicurano, presto o tardi la pretenderanno. Ci sono quelli (e soprattutto mannaggia quelle) che hanno spergiurato via WhatSapp di passare e non se ne vede manco l’ombra. Quelli che m’aspettavo e sono desaparecidos ma in compenso c’è quel bambino che passa, mi vede, mi sorride, gli sorrido, mi saluta con la manina fin quando la mammina lo trascina via forse pensando che quell’autore seduto sia il classico mostro in vetrina.

Poi Graziella che non te l’aspetti. Vive in provincia, da tempo non la vedo, ha problemi di fisioterapia e il marito cammina a fatica, pochi passi ma l’accompagna comunque. Per poi parcheggiare chissà dove, comunque lontano, e lui non ce la fa a percorrere la strada fino alla libreria. Ma Graziella no, lei arranca e ce la fa. Così parliamo (mentre il marito l’aspetta tranquillo nella macchina lontana). Parliamo dei problemi della logistica, i Tir che inquinano, lo smog che rende l’aria irrespirabile. Le bollette sempre più care che rendono difficile far quadrare i conti del mese. E il libro? Che c’azzecca, il libro? Quello Graziella lo compra e vuole la dedica: un’amica è sempre e comunque un tesoro.

Ecco Michele, parla a lungo con Dalila nell’altra stanza, poi si siede, accetta un bicchiere di tisana e un biscotto, parliamo di armi, di Ucraina, di un popolo che muore, di armi che mandiamo e le armi, si sa, prolungano la guerra, non fanno la  pace. Ma Zelensky parlerà a SanRemo, magari canterà una canzone esibendo la bella t-shirt grigioverde che fa pendant col grigio dei missili e saremo tutti più sereni. Non so se Michele il libro l’ha preso ma, assicura, verrà all’appuntamento del 15 febbraio, all’indomani del mio compleanno, da Fabbrica&Nuvole in via Roma al 163.

Enrico invita un ragazzo che accompagna il figlio piccolo impegnato nel settore libri per ragazzi. Accetta, il padre, un bicchiere di buon bianco, si chiacchiera di pandemia, di reazione nel venirne fuori, dei sanitari che di quel virus non sapevano nulla. Insomma, commenta, “hai scritto un saggio”. Mah, veramente non l’ho mai pensato tale: al lettore l’ardua sentenza. Intanto arriva il figlio, chiede se può comprare un secondo libro, credo parli di castelli infestati, vede i biscotti offerti da Sonia, gli occhi gli si illuminano Enrico l’invita a prenderne uno, lui esita, gli allungo la scatola.

Storie d’una giornata, mercoledì 25 gennaio, con l’autore in vetrina alla libreria Fahrenheit in via Legnano al 4, Piacenza, terza uscita dopo quella a Sant’Antonio alla libreria Postumia del 12 dicembre e quella del 16 nella monumentale Sala Colonne dell’ex Convento Olivetano inglobato nella parte antica dell’Ospedale Guglielmo da Saliceto. L’autore (io) emozionato con “Fate in Blu, Fate Infermiere – Covid, post Covid, long Covid”, diario di giorni resistenti 2020-2022.

E ora? Appuntamento stessa spiaggia stesso mare… pardon, stessa libreria stessa vetrina al prossimo sabato 4 febbraio, dalle 16 alla 19 in attesa poi del 15 febbraio da Fabbrica&Nuvole ai “mercoledì coi grilli per la testa” in via Roma al 163. Perché la vita e la festa continuano e soprattutto più incontri fai, dice Claudia della LIR edizioni, “più speranze hai di vendere i tuoi libri”.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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