Utopia aveva una nonna
vissuta in epoca di grande rigore,
bastava poco per bruciare sul rogo,
quella donna si chiamava Eresia.
.
Di quella nonna e dei suoi merletti,
conservava in quadro vecchia foto,
sulla parete che dalla cucina
portava al salotto al divano vicino.
.
Lunga la gonna, le ghette allacciate,
fascie colorate a cinger la vita,
era fuori tempo quella donna
del gioco le regole non accettava.
.
Non si era mai accasata,
il suo tempo a libertà donato,
ma v’eran giorni il treno prendeva,
e da lontano felice tornava.
,
La gente del paese stupita mormorava
quella donna di peccato s’è macchiata
eran chiacchiere che lasciavano il segno
l’infamia segnata sull’uscio di casa.
.
Quella dunque era nonna concubina
un’eredità certo molto particolare,
marchio d’infamia sulla famiglia
sull’albero genealogico di donna Utopia.
.
Aveva scelto d’amare senza celebrare
nessuno stupore dunque in conclusione,
bimba Utopia è uscita un poco strana
e in barricata la potevi incontrare.
.
Così una sera di libera magia
Utopia le tue scale ho salito,
sul divano nel salotto il sogno ambito,
dal quadro Eresia l’inquisitori teneva via.
.
.
[ Eugene Delacroix, la libertà che guida il popolo, http://it.wikipedia.org/wiki/ ]
arrivo per secondo.
ciao arzy, ci incontreremo dunque: almeno qui.
remo bassini
Purtroppo non sempre Eresia è riuscita a tener via gli inquisitori e forse deve proprio a questo il fatto che poi Utopia sia nata. Ma si sa, c’est la vie, ciaoooooooo conte.
enza
Ritrovarti è un piacere caro Claudio.
Massimo.
Un anno d’acqua del Grande Placido Fiume in cammino verso il mare, un anno di Arzyncampo
[..] . [ “Il Po”, di Bruno Grassi ] . . Era il 30 settembre, di sabato. Qualcosa già più di un anno fa: finalmente dopo qualche tentativo abbandonato, “producevo” il mio blog e mi lanciavo in rete. . Il giorno dopo, [..]