“Da Anagni a Piacenza: casuali coincidenze di fine estate”, analogie tra la chiesa di Santa Maria Annunziata di Anagni e la cattedrale Santa Maria Assunta e Santa Giustina di Piacenza. Intervento di Carmelo Sciascia

Cripta di San Magno nella chiesa di Santa Maria Annunziata ad Anagni

Viaggiando per l’Italia, non si può fare a meno di visitare chiese e conventi: più si viaggia e più si capisce come la nostra cultura tout court non può prescindere dalla storia della religione. O meglio, non possa fare a meno delle opere che il potere ecclesiastico ha potuto realizzare attraverso commissioni in campo architettonico ed artistico. Le chiese con le loro cripte sono musei, scrigni che conservano tesori di inestimabile bellezza. La Cappella Sistina non è solo quella che Michelangelo ha realizzato in Vaticano. Sono tanti e disseminati in tutto il territorio nazionale gli affreschi murali e le volte affrescate: ogni opera è unica e nello stesso tempo simile alle altre. Ogni volta, la visita di una città ce ne fa scoprire delle nuove. Casualmente, sarebbe meglio dire volutamente casuale, la scoperta della cripta della chiesa di Santa Maria Annunziata in via Leone XIII ad Anagni.  La cripta detta di San Magno è una delle tante cappelle sistine disseminate nel nostro territorio nazionale. Perché ne sono rimasto affascinato rispetto alle altre? Gli affreschi risalgono al XII secolo, praticamente coincidenti con la realizzazione della cattedrale Santa Maria Assunta e Santa Giustina di Piacenza, infatti quest’anno ne abbiamo festeggiato il novecentesimo anno dalla fondazione. Nel portale destro della nostra cattedrale troviamo incisa infatti la data del 1122, anno coincidente con il concordato di Worms che pose fine alla lotta per le investiture. Così come inciso ad Anagni troviamo scritto: “Chiunque tu sia che volgi i tuoi passi verso questo venerabile tempio riconosci anzitutto il Creatore di tutte le cose buone”. Buone e belle direi, così come si diceva una volta nella civiltà contadina, dove il bello coincideva con l’utile, cioè il buono. E si riconosce l’opera dell’artista, di chi sa interpretare il proprio tempo e rappresentarlo. Il viaggio, ogni viaggio è un percorrere il tempo, attraversarlo orizzontalmente e verticalmente. Orizzontale è lo spostarsi da un luogo ad un altro, verticale è percorrere a ritroso il tempo, attraversare i secoli. Il viaggio come metafora della relatività, di ricorrenze e coincidenze spaziotemporali.  Viaggiare è saper vedere i legami che la storia, come una ragnatela, ha costruito nel tempo nella stessa città o da una città ad un’altra. Una ragnatela che da Anagni, come ad esempio in questo caso, ci riporta a Piacenza. Per la presenza di opere coeve, per personaggi storici. Anagni è conosciuta come la città dei quattro papi. Ma forse sono cinque, se consideriamo che Leone XIII, all’anagrafe Pecci, famiglia originaria di Siena, nasce a Carpineto Romano, facente parte della Diocesi Anagni-Alatri ed essendo stato lo stesso paese di Carpineto, in periodo medioevale, feudo di proprietà della famiglia Caetani, la famiglia di Bonifacio VIII, quarto papa di Anagni (ubi papa, ibi Roma). Questo viaggio prendendo le mosse dal papa Leone XIII, attraverso un generale, il figlio del generale ed un prete alla fine, attraverso la Sicilia, ci riporterà a Piacenza. A Perugia c’era un generale, un certo Giacinto Carini che nato a Palermo nel 1821, aveva partecipato ai moti rivoluzionari del ’48, combattuto con Garibaldi per l’unità d’Italia, arrivando a ricoprire il grado di generale di Brigata nell’esercito Regolare. Il generale aveva un figlio che si era fatto prete: Isidoro Carini. Il Generale Giacinto, padre di Isidoro Carini, a Perugia aveva conosciuto il vescovo Gioacchino Pecci, al quale aveva parlato del figlio elogiandone le doti. Divenuto Papa con il nome di Leone XIII Gioacchino Pecci, già vescovo di Perugia, non aveva tardato a chiamare a Roma il dottissimo Isidoro. Da tenere presente che il generale Giacinto Carini era stato eletto deputato al Parlamento per cinque legislature, dall’ottava alla tredicesima, con la Destra storica e per due volte eletto deputato proprio nel collegio di Piacenza (coincidenza). Isidoro Carini, grazie al padre generale ma anche per innegabili meriti propri, venne chiamato dal Papa a Roma dove ricoprirà numerosi incarichi: Professore della nuova Scuola Paleografica vaticana, Vice-Archivista della Santa Sede, membro della Commissione Cardinalizia per gli studi storici. Fu promosso presto Prelato Domestico, Protonotaro Apostolico, Canonico di San Pietro, Primo Custode della Biblioteca Vaticana. Fu a questo punto che il sacerdote Paolo Miraglia Gullotti, coadiuvato dall’amico Sac. Giuseppe Barone, veniva chiamato a Roma per redigere l’inventario dei libri di Isidoro Carini (coincidenza). Nei primi di Maggio del 1895 don Paolo Miraglia Gullotti, da Roma giunge a Piacenza (coincidenza). Sul perché sia finito a Piacenza qualcuno sosteneva fosse stato inviato in Emilia dalle stesse Autorità clericali per due precisi motivi: uno, all’allontanarlo dalla sua Sicilia dove già qualche contrasto con la gerarchia ecclesiastica c’era stato e due, isolarlo facendo terra bruciata intorno al personaggio, scomodo per le sue idee riformiste e liberali. La versione più accreditata è la seguente. Miraglia era stato invitato dall’Avvocato piacentino Circenzio Bertucci che si trovava a Roma ed era rimasto colpito dall’Elogio Funebre in morte di Isidoro Carini. Il Miraglia conferma questa tesi pubblicamente nella Conferenza del 16 Giugno 1895, dove rivolto ai piacentini sostiene che: “… alla mia orazione si trovò presente un vostro egregio concittadino che mi volle predicatore in questa città nell’occorrenza del passato mese mariano”. Fu così che, durante il viaggio di ritorno a fine estate, da una casuale osservazione, durante un breve soggiorno ad Anagni, ci si ritrovi a Piacenza. Da una cappella sistina come la cripta di San Magno della chiesa di Santa Maria Annunziata in via Leone XIII ad Anagni ci si trovi nel Duomo di Piacenza. E, come la storia di Leone XIII, ci riporti a Piacenza, dove lo stesso papa scomunicava un prete siciliano, don Paolo Miraglia Gullotti da Ucria, siciliano come il generale Carini. Quel generale che eletto deputato a Piacenza, era stato per casuali rapporti personali, causa dell’arrivo nella nostra città di un eretico!

Cripta della cattedrale Santa Maria Assunta e Santa Giustina di Piacenza

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.