Dalle “Fauci degl’Agnelli” alle Emozioni di Cerignale: il mio libro è… riprendersi la vita

Tu puoi chiamarle se vuoi emozioni. Così, parafrasando Lucio Battisti posso descrivere gli eventi che caratterizzano le presentazioni di un mio libro, in questo caso “Nelle fauci degl’Agnelli”, racconto (in prosa e in versi) testimonianza dei fatti, delle illusioni, delle convinzioni politiche e sociali che hanno caratterizzato i miei primi 66 anni di vita (attualmente siamo a quota 67). Innanzitutto la preparazione della serata, l’individuazione di un referente locale (un amico, un conoscente) che possa “aprirmi le porte” della località individuata. Fatto questo, seguono contatti per definire chi possa affiancarmi per impostare una iniziativa “di confronto” sui temi trattati nel libro e sulle conseguenti prospettive sociali future (il Sol dell’Avvenire): nello specifico ecco l’ipotesi di un confronto con Massimo Castelli, Sindaco di Cerignale (e ‘basista’ dell’iniziativa), e Gianluca Zilocchi, segretario della Camera del Lavoro piacentina, presenza poi sfumata all’ultimo minuto con garanzia però di presenza ad una successiva iniziativa a Gropparello, se si farà. Ancora: la divulgazione, l’informazione che può passare attraverso notizia sul quotidiano locale magari su iniziativa del Comune locale, nei social con Facebook in evidenza, SMS, mail, passaparola, volantini che predispongo in prima persona per poi affidarli al Sindaco per l’esposizione nell’unica bottega del paese. Quando poi la serata viene organizzata lontano dal mio Comune di residenza può porsi anche un problema logistico. Come nel caso proprio dell’iniziativa a Cerignale in Alta Val Trebbia il 28 agosto scorso, circa 70 km da Piacenza: perché non approfittarne per prenotare 3 giorni nell’unico albergo presente in paese? Così, giusto per “riprendersi la vita” 17 mesi dopo il covid, la lunga riabilitazione e ancora l’insorgere di problemi di salute come effetto indiretto del post-covid. Senza dimenticare il quesito di fondo: come impostare la serata, cosa dire, come parlare del libro per “renderlo appetibile” agli ascoltatori?. Con tutte queste emozioni s’arriva al 27 agosto, quando alla mattina con Dalila si parte di buon ora e, dopo pochi chilometri, per fortuna lei chiede quante copie credo di vendere e, immediatamente, ha un’illuminazione: “ma tu, hai preso la borsa coi libri?“. Rapido retromarcia inevitabile anche se, tutto sommato, non penso di vendere più di due copie: Cerignale vanta 122 residenti, per lo più anziani e d’origine contadina quindi presumibilmente poco interessati ai problemi della grande e lontana Fabbrica Italiana Automobili Torino che costituiscono, con i 35 giorni di sciopero contro la minaccia di licenziamenti del 1980, il punto di partenza del libro concentrato sui problemi del lavoro in epoca di delocalizzazioni all’estero e di licenziamenti dalla sera alla mattina disposti via Whatsapp. Beh, ha ribattuto Dalila, possiamo contare sui turisti, da Piacenza e da Genova. “Siamo a fine stagione,, ormai se ne sono andati. Comunque vedremo“. In fondo, dico, l’iniziativa vale di per sé, l’importante è il confronto sui problemi del mondo del lavoro, il libro è uno spunto, l’importante per quanto alla vendita è che sia significativa in occasione di presentazione per esempio in città. Così arriviamo a Cerignale a mezzogiorno circa, giusto il tempo per parcheggiare, scaricare valigia, computer portatile, un paio di borse, recarsi alla reception, salire in camera al secondo piano, affacciarci sul terrazzino per respirare l’aria fresca e ammirare il panorama, i boschi, la vetta del Monte Lesima, l’azzurro del cielo blu. Ed è già tempo di scendere in sala pranzo dove c’aspetta un succulento piatto di gnocchi col sugo di pomodoro. Una conferma visiva: siamo a fine stagione, presenti ai tavoli solo sette commensali soprattutto signore anziane. Una, sicuramente la più giovane, sui sessantanni, si rivela particolarmente loquace, conversa con due gemelle anzianotte sedute al tavolo vicino. Racconta della stima e della simpatia per il dottor Lorenzo Braibanti che, rivela, “mi ha fatto nascere“. Un genio, un benefattore, un uomo scomodo per questo avverso al potere, dice. Per me il padre di un amico, Ferruccio. Gli scrivo e mando un messaggio via Whatsapp, penso ne sarà contento. Il ricordo del padre in lui è molto vivo. Ecco, emozioni, bilancio dei preliminari per un confronto sul libro ultimo stampato. Emozioni che m’accompagnano nella camera assegnata per una notte di serenità e qualche dubbio inevitabile sui temi da privilegiare.

Bypasso le emozioni personali derivanti al risveglio dal fatto di passeggiare in paese tra strade in saliscendi che, per me, dovrebbero essere proibitive come effetto post covid e invece ecco piccole “riappropriazione di vita“. Addirittura affronto il percorso che porta alla frazione di Oneto, poco più di un chilometro ma tutto in ripida salita. Mi bastano un paio di centinaia di metri per desistere e ritornare all’albergo ma per me resta la soddisfazione di un’impresa tentata, fatto impensabile solo pochi giorni prima. Ma eccoci al mezzodì di sabato 28 agosto. Con largo anticipo arrivano due amici, Roberto e Rita, mangiamo insieme gustando la cucina della signora Teresa, indomita 92enne, la mamma di Massimo, ormai da anni (credo sia al terzo mandato) Sindaco del paese. Rita racconta che sta leggendo “Nelle fauci degl’Agnelli”, curiosa mi chiede di Lorena, ribelle attivista sindacale in Fiat Trattori a Modena in quegli anni ottanta. Che fine ha fatto? Lo ignoro, mi spiace. Quando l’esperienza Fiat si è conclusa, il ritorno a Piacenza è stato come mettere fine ad ogni rapporto. Triste ma il cambio di vita che ne seguì fu totale. Certo, restano i ricordi e la domanda di Rita li fa rivivere, strappa un sorriso ammantato di malinconia per le notti brave passate con i compagni e le compagne del Consiglio di Fabbrica, ovviamente all’insaputa dell’establishment della Fiat Trattori. Ma, di questo e delle conseguenze, è dato ampio resoconto nel libro quindi Rita non deve far altro che proseguire nella lettura. Così, considerato che le mie energie sono limitate, dopo una passeggiata comune tra i vicoli e le case di sasso che caratterizzano Cerignale, saluto e salgo in camera pensando al giorno nel quale il direttore mi ha convocato annunciandomi il trasferimento a Torino, in Iveco, praticamente un’azione punitiva ed io dissi “no, non ci sto“, segnando la fine dell’esperienza Fiat come risulta in uno dei passi salienti del libro. Dopo aver “ricaricato le batterie” sono sceso nell’atrio dell’albergo letteralmente “inciampando” in Anna Castelli. Con lei, assistente sociale, ho avuto occasione di collaborare a Bobbio tra il ’95 e il ’97, sviluppando piena sintonia ed identità di vedute tanto che, come afferma di fronte alla figlia Paola e a Dalila, ancora mi considera il suo direttore. Comunque insomma ci si avvia verso la piazzetta dei Diritti e della Tolleranza dove è previsto l’incontro e praticamente, penso, è già garantita una platea di 4 persone (Roberto, Rita, Anna, Paola senza voler contare Dalila). Ma non è così. Anna riceve una telefonata, deve tornare a casa, ad Oneto. Arriva però Adele Andreoni, già collega ASL che, mi ragguaglia, è originaria di Cerignale e qui mantiene la casa che fu dei suoi genitori. Mi informa di aver contattato anche la sua dirigente, Antonella Antonioni, che però ha dovuto declinare l’invito per la contemporaneità di un matrimonio. Prendo invece atto dell’assenza di Filippo Vitelli e della moglie. Nel 2016, quando, stessi monti, stessa piazza, presentavo “Il soffio del vento – Da Chernobyl a Caorso trent’anni dopo” (anche allora realizzato in collaborazione con Pontegobbo edizioni) me li ritrovai presenti dopo un impegnativo salto di valle in valle. Speravo in un replay ma indubbiamente altri impegni sono risultati prioritari. Ma tranquillo: ecco Vittorio Melandri con consorte. Un’esperienza comune di militanza nel vecchio Partito Socialista e nei Democratici di Sinistra poi: mentre aspettiamo il Sindaco Massimo Castelli, ci abbandoniamo al flusso dei ricordi di militanza politica – di un’epoca ancora caratterizzata dalla valenza ideologica – che emergono. Intanto, alla spicciolata, arrivano altri partecipanti, che mi si dice sono residenti e turisti ‘residuali’. Alla fine conterò 20 presenze, un successo insperato. La vendita dei libri? Come previsto 2 copie, una copia a Paola per la mamma Anna, una acquistata da tal Vilma, residente. Potevano forse essere di più ma il confronto con il Sindaco, Massimo, è proseguito dalle 17.45 fino alle 19.15 mentre già prima delle 19 la temperatura si è abbassata, anch’io con la mia LaCoste maniche corte, ero agitato da brividi e tremori e lentamente poco alla volta i partecipanti se ne sono andati. Potremmo dire fuggiti via, alla ricerca di un luogo caldo e l’acquisto del libro non era certo la priorità (potranno in seguito rivolgersi alle librerie Farhenheit 451 oppure Romagnosi o ancora alla libreria Coop del Centro Commerciale Gotico a Piacenza come avvenuto anche in precedenti occasioni). Comunque. Tornati in albergo ho incrociato la signora che ieri magnificava l’arte medica di Lorenzo Braibanti che, tra l’altro, l’aveva fatta nascere. Le ho detto di aver messaggiato delle sue lodi al figlio Ferruccio. Non l’avessi mai fatto, ci ha sommerso in un fiume di parole, le paratie di una diga tutte aperte, una cascata di parole dilagante e straripanti, un’inondazione proseguita anche a cena da un tavolo all’altro. Notizie aggiuntive: si chiama Paola, ha 55 anni, vive a Fiorenzuola, è intima di tutti i miei conoscenti e tanto ancora di più. Dimenticavo: è attiva ai mercatini dell’antiquariato dove propone e vende oggetti di casa. Ci strappa l’assicurazione di presentarci domenica 5 settembre al mercatino dell’usato annunciato a Piacenza in via Roma dove lei sarà presente già dalle 6.30 per sistemare il banchetto e poi andare a cercare un posto nelle vie vicine per posteggiare il Doblo’ acquistato proprio per portare scatole e scatoloni. Doblo’ rosso ma non rosso normale, magari banale. Ovviamente – come tiene a precisare – “Rosso Amore“. Frastornato finita la cena torno in camera, sul terrazzino, ad ammirare nel buio della sera, lo spettacolo della valle avvolta dai monti appenninici, l’ombra degli abeti e dei pini, l’argento della immancabile luna. Il silenzio post valanga di parole della signora Paola da Fiorenzuola d’Arda in vacanza di relax all’albergo del Pino di Cerignale. Ossequiosi e rispettosi del desiderio di pace delle mie trombe d’eustachio e dei miei timpani, anche i grilli per un attimo sembrano zittirsi. Emozioni impareggiabili.

Ma le emozioni che generosamente, sia pure indirettamente, mi regala il libro in occasione del confronto di presentazione dello stesso non finiscono qui. Al risveglio con Dalila altra passeggiata fino alla Chiesa di San Lorenzo, appena fuori dal paese. Un’annotazione: qui, tra questi monti dove tutti finiscono col conoscersi, basta incrociarsi e ci si saluta. “Salve“, “Buongiorno“, un sorriso e due ragazzi giovani che addirittura ci omaggiano di un cordiale “Ciao“. In pianura, nella città, spesso non sappiamo nemmeno chi sia l’occupante dell’appartamento di fianco al nostro, questo è davvero un altro mondo, un altro vivere. Massimo, durante il confronto, mi ha definito “un amico di Cerignale” e del resto è inevitabile:qui direi che si vive di un senso diverso dell’essere, qui in montagna si è amici, anche se appena arrivati. Questa rappresenta l’ultima emozione regalata da “Nelle fauci degl’Agnelli” in quel di Cerignale, 750 metri sul livello del mare, circa 70 km da Piacenza e 80 da Genova. Ma non é così: prima del rientro sento Ferruccio, insieme a Raffaele sarà il ‘basista’ per un’analoga iniziativa a Gropparello. Niente da fare, mi dice, per settembre: ci sono le elezioni per il Consiglio Comunale, meglio rinviare ad ottobre. Per concludere: passando sotto ad un androne eccomi di fronte alla facciata del Municipio dove vedo una targa che ricorda l’ignobile atto dei nazifascisti di quel 29 agosto 1944 quando arrivando da Genova per dare l’assalto alla libera repubblica di Bobbio, diedero alle fiamme le case del paese. Chissà, potrebbe essere un valido spunto per un prossimo futuro nuovo libro. Staremo a vedere: le emozioni non finiscono mai, una attira l’altra, proprio come i libri che, qui in paese, troviamo in appositi contenitori, basta portarne uno e ne prendi un altro. Mi vien da pensare: chiuso e presentato un libro se ne prepara un altro per cui… “arrivederci, Cerignale“.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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