“Alex”, cortometraggio sul disagio mentale realizzato dagli studenti di Fabrizio ed Edoardo Arzani, al Festival del Diritto

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Piacenza, Festival del Diritto 2010, Palazzo Galli

Da sinistra: Elena Saltarelli, Edoardo Pivoni, Magdalena Rodriguez, Antonio Saginario, Corrado Cappa

http://www.artesuarte.it/articolo.php?id=509

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Il disagio psichiatrico come elemento di diseguaglianza sociale: il tema del cortometraggio, ‘Alex’, realizzato dai ragazzi del corso di cinema organizzato nell’ambito del progetto Girello per studenti delle scuole superiori piacentine con docenti i fratelli Arzani, Fabrizio (regia) ed Edoardo (montaggio).

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Un tema che ha visto la collaborazione tra la scuola e il mondo della psichiatria, diventando oggetto di una delle manifestazioni che hanno alimentato il programma dei quattro giorni del Festival del Diritto organizzato a Piacenza con un notevole successo di pubblico (oltre 16mila partecipanti).

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La storia di una giovane teen-ager (interpretata da Elena Saltarelli) che, lasciata dal giovane fidanzatino (Edoardo Pivoni) da un mese, cade in una profonda depressione. Con disperazione dei genitori che tentano di aiutarla organizzando una festa di compleanno con tutte le amiche e gli amici. Ma si sa, amiche o meno che siano, la diversità è spesso fonte di ammiccamenti, di sorrisini tra i ‘normali’, di un allontanamento naturale, spontaneo (se non vogliamo chiamarla emarginazione) conseguente alla mancanza di ‘educazione’ all’approccio appunto con la diversità, con l’amica in difficoltà.

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Se vediamo qualcuno scivolare sulla buccia di banana e piombare letteralmente a terra, cosa facciamo d’istinto? Ridiamo. Pensando alla fortuna non sia capitato a noi. Solo dopo un istante pensiamo di sincerarci delle condizioni del malcapitato.

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Così ecco, mentre le prime invitate bussano alla porta, presentarsi nella stanza di Sara proprio Alex, che non pensava lei “potesse soffrire tanto l’allontanamento”. Sara lo abbraccia, sorride, felice. Tanto come, con altrettanta veemenza, alle due amiche salite in camera per dirle che sono arrivati tutti gli invitati, ribatte inviperita, interrompendo l’abbraccio, chiedendo se non usa più bussare. E le amiche? Tornano al piano di sotto ammiccando, sorridendo ironicamente: “quella è proprio matta”.

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Festival del Diritto, presentazione di Alex, cortometraggio sul disagio mentale: gli studenti protagonisti, da sinistra Elena Saltarelli (Sara), Edoardo Pivoni (Alex), Magdalena Rodriguez (soggetto e sceneggiatura)

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Dodici minuti vissuti intensamente dal pubblico presente, cui segue il dibattito con la partecipazione di insegnanti (con Anna Cerati, docente al liceo artistico, in testa), operatori della psichiatria e naturalmente i protagonisti del cortometraggio, gli studenti, a partire da Magdalena Rodriguez, autrice del soggetto.

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Perché sembrerebbe che, nonostante la tanta acqua passata sotto i ponti, non moltissimo sia cambiato da quando Platone affermava convinto che “chi ha disturbi mentali deve stare in casa, non uscire in città”. Essere allontanato dai ‘normali’.

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La diseguaglianza da sempre caratterizza la condizione del malato psichiatrico, come ha evidenziato Antonio Saginario, medico psichiatra dell’Asl piacentina, come se la sua fosse qualcosa di diverso da una comune malattia. Un esempio? Chi torna dai teatri di guerra con ferite probabilmente sarà insignito di medaglia al valore, chi – e sono tantissimi – ritorna con disturbi da stress conseguenti alla condizione militare e agli stessi combattimenti sostenuti,  a malapena riceve un supporto per il reinserimento.

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Addirittura, per precisare: a parte la situazione dei militari combattenti, in molti paesi sottosviluppati non viene garantita alcuna assistenza psichiatrica. Semplicemente il malato psichiatrico deve essere emarginato, magari internato, relegato in case e ospedali senza possibilità d’uscita non esistendo cura alcuna.

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Festival del Diritto, presentazione di Alex, cortometraggio sul disagio mentale: da sinistra Anna Cerati (docente referente), Gabriele Minuta (musiche), Fabrizio Arzani (regista e conduttore col fratello Edoardo del corso di cinematografia per studenti dei licei piacentini)

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Ma quale intervento è invece possibile realizzare per il malato psichiatrico? L’ospitalità, la custodia, la cura, certo ma l’importante è la finalizzazione che deve essere il tentativo di recupero, ovvero il garantire al paziente la possibilità  di affrontare la vita in modo propositivo. Proprio perché non è vero l’assunto che la malattia non può essere curata: anche il disagio psichiatrico è una malattia come un’altra, ha sostenuto Corrado Cappa intervenendo subito dopo il collega Saginario.

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Solamente la malattia mentale richiede un approccio diverso rispetto agli altri stati patologici più direttamente fisici. Su questo occorre una presa di coscienza generale che determini una linea di condotta univoca che oggi sicuramente  anche nel nostro civilissimo BelPaese manca.

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Se sono spesso contraddittorie le istituzioni, non certo lineare è il comportamento degli stessi interessati. Quanti, di fronte all’emergere di un problema proprio, hanno l’abitudine di rivolgersi al medico di base per un primo approccio?

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La discriminazione nasce dal comportamento evitante, del malato ma anche della stessa malattia: si evita il malato e il malato a sua volta evita il problema. La disabilità mentale invece corrisponde alla disabilità fisica, è una malattia e come tale va considerata, va curata, va affrontata per arrivare all’esito finale, la guarigione.

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Che cosa vogliono i malati psichiatrici? Inserimento, lavoro, supporto continuo. La riabilitazione va condotta con l’inserimento nelle comunità, nelle strade, con modalità di realzione che non trasformino il disagio in diversità e diseguaglianza sociale.

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Festival del Diritto, presentazione di Alex, cortometraggio sul disagio mentale: all’uscita da sinistra Anna Cerati (di spalle), Mrilena, Antonio Saginario, l’irrompente fotografo solitario Carlo Mistraletti (di spalle), Maria Rina

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Ultima considerazione: gli interventi ‘educativi’ delle modalità di approccio con il diverso dovrebbero partire già dal mondo della scuola, agendo sulle modalità di approccio e di relazione tra le persone, ma non è certo la legge ad avere strumenti in questo senso. Quello che occorre è la consapevolezza, un atteggiamento di disponibilità verso il disagio mentale che certo parte dal medico (non deve portare il camice bianco, deve essere a fianco del paziente nella strada) ma soprattutto coinvolge tutta la società.

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In questo senso, è stato sottolineato, l’esperienza della realizzazione del cortometraggio è fondamentale. Per aver coinvolto un gruppo di ragazzi ma soprattutto per aver offerto lo spunto per una consapevolezza del problema, per un approccio ponderato rispetto a situazioni alle quali troppo spesso rispondiamo, trattandosi di un problema dell’altro, con l’indifferenza.

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Alex

Cortometraggio sul disagio mentale realizzato dagli studenti del corso di cinema del Liceo Artistico Bruno Cassinari, dell’Istituto Romagnosi, dell’ISII Marconi di Piacenza

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Soggetto di Magdalena Rodriguez e Laila Fallaha

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Operatori di ripresa: Edoardo Arzani, Arianna Maffi, Martina Gallani, Ambra Biselli

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Montaggio: Edoardo Arzani, Elena Saltarelli, Magdalena Rodriguez,

Daniela Lambri, Arianna Maffi

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Acting Coach: Gabriella Carrozza

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Musica: Gabriele Minuta

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Regia di: Fabrizio Arzani, Serena Varrucciu, Daniela Lambri, Magdalena Rodriguez

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Consulenza scientifica: Angela Adriano, Luciana Rossi

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Sceneggiatura: Magdalena Rodriguez, Arianna Maffi, Fabio Guarino, Elena Saltarelli, Edoardo Pivoni, Daniela Lambri, Camilla Conte, Taina Stoilov, Elisa Covini, Gabriella Cirioni

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Personaggi e interpreti: Alex (Edoardo Pivoni), Sara (Elena Saltarelli)

Amiche (Daniela Lambri, Arianna Maffi, Elisa Covini, Camilla Conte, Magdalena Rodriguez, Serena Varrucciu, Gabriella Cirioni)

Papà (Claudio Arzani), Mamma (Maria Rina Fraschetta), Zio (Fabrizio Arzani)

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Docente referente: Anna Cerati

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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