“Misteri, leggende, atmosfere del Grande Placido Fiume, il Magaton e altre storie della gente di fiume a Roncarolo di Caorso” (1)

Roncarolo, scendendo in zona di golena, dall’altra parte del paese (la strada d’argine per arrivare fa da divisorio)

Lo si diceva nel post di ieri: se da Piacenza percorri la provinciale (ex statale 10) direzione Cremona, superata Roncaglia, superato Fossadello, prima di arrivare a Caorso, arrivati di fronte allo stabilimento della Saib, si gira a sinistra e si prosegue per qualche chilometro fino all’argine del Grande Placido Fiume che accosta la confluenza del Nure in Sua Maestà il Po, re di noi padani.

Là in fondo la grande ansa del fiume, dove il Nure confluisce nel nostro placido Po, re dei padani

Proseguendo, scendendo dall’argine a sinistra troveremo Roncarolo, paese ombra noto per la cipolla e, un tempo, per la pesca. Oggi con molte case vuote e abbandonate: dai mille abitanti degli anni cinquanta siamo passati ai 250 circa attuali ma, da qualche tempo, si registrano giovani ‘di ritorno’ che s’allontanano dai fumi, dallo smog, dai problemi della città.

Pesce fritto al Magaton

Prima di arrivare a Roncarolo, tuttavia, scendendo a destra in zona di golena, come indica un cartello in legno, troveremo il Magaton. Un luogo di magia? Una dimora secondaria di Morgana o di Amelia, la strega che ammalia? A prescindere dalla precisazione che il fiume di per sè rappresenta un luogo di magia, si tratta di una trattoria dove si arriva per un buon fritto di pesce. La patronne, la signora Rosa Bolzoni, ha ormai attaccato il paiolo al chiodo passando il testimone al figlio Enrico ma, a quanto mi si dice, c’è sempre da leccarsi i baffi ammirando l’ansa del fiume che letteralmente ti viene incontro. 

Dunque pesce di fiume, servito croccante e caldo, in una abbondante porzione e preparato su richiesta anche in bianco, al vapore, sempre servito con verdura fresca che proviene dall’orto di casa. Pesce gatto, filetto di pesce persico, alborella, anguilla (magari aromatizzata con aceto balsamico), talvolta luccio con salsa a base di verdure. Da bere vino bianco fresco, secco, semisecco o amabile, scelto con molta cura tra le produzioni della Val d’Arda. Per non sciupare il piacere del pesce è concesso solo un antipasto a base di salume stagionato nei locali della grande casa rustica. Infine arrivano i dolci, tutti preparati in casa con una pasta frolla burrosa e friabile: si tratta di biscottini, di crostate con la marmellata di prugne o arance e di una torta ripiena di frutta cotta.

La casa dove, nel 1937, ha visto la luce l’amico Benito Franco, oggi sede del Circolo Anspi organizzatore tra l’altro della settembrina Festa della Cipolla e, a giugno, della Festa del Pescatore

Ma attenzione: una sorpresa dietro l’angolo. Trattoria a parte, che cosa significa questa parola, Magaton? Per saperlo dobbiamo spingerci fino a Roncarolo ma, anzichè scendere in paese a sinistra, anche in questo caso scendiamo a destra, sempre in zona di golena, alla Tana di Roncarolo, per l’appunto. Sede del gruppo Anspi qui si raccolgono pescatori e appassionati di racconti del fiume, storie e leggende oltrechè, dice la malalingua divisa tra sarcasmo, ironia e invidia, esperti di clamorosi fotomontaggi.

Comunque il nostro amico, Benito Franco, racconta, a me e Dalila, che l’attuale sede del circolo era la casa dove è nato nel lontano 1937 ed ha visssuto i primi anni della sua vita. Bastano pochi passi ed eccoci sulla riva del fiume. Con una punta di nostalgia che gli fa vibrare la voce in gola, Franco racconta. “Vedete, dice, oggi la riva son tutte sterpaglie. Un tempo era sabbia, era pieno di barche per attraversare il fiume e per pescare“. Era una delle principali attività del posto: c’era chi lavorava la terra, chi si dedicava alla pesca e chi aveva un’avviata attività di traghettamento verso la sponda lombarda e ritorno (troppo lontani i ponti e troppo il tempo da perdere per raggiungerli, meglio pagare un piccolo obolo al traghettatore).

Pochi passi ed ecco una specie di totem, nei pressi dal piccolo approdo dal quale parte un giovane con la barca (rigorosamente a motore), dopo aver preparato le canne per la pesca: “se ne va oltre l’ansa, dove esiste una zona ricca di pesce“, precisa Franco. Lo guardiamo seduti sull’unica panchina, proprio di fianco al totem che, in cima, ha un’anatra in legno e qui Franco sorride sorgnone. Lo guardo come a chiedere che c’è da sorridere e lui indica l’anatra legnosa: “lei è il Magaton, la si metteva a galleggiare, le anatre quelle vere cadevano nell’inganno e il cacciatore sparava aggiudicandosi la cena per la famiglia intera“.

 

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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