Ancora per tutti week end del mese di febbraio è possibile visitare il Collegio Alberoni a Piacenza, passando dalla mostra “I colori della carità – San Vincenzo de’ Paoli nei capolavori dell’arte italiana tra ’700 e ’900” (clicca qui per leggere) alle meraviglie di uno dei pochi Seminari ecclesiastici ancora attivi in Italia, appunto il seminario voluto dal Cardinale Giulio Alberoni costruito a partire dal 1732 e inaugurato nel 1751. In grande evidenza l’Ecce Homo di Antonello da Messina, una vera perla dell’arte, con quel Cristo dal volto triste che, di fronte alle nostre nefandezze, si chiede se davvero è valsa la pena il suo sacrificio: ma davvero non abbiamo imparato nulla?
Lo stupendo dipinto si trova esposto nell’appartamento del Cardinale, tre stanze nelle quali in realtà Giulio Alberoni non ha mai soggiornato: pochi mesi dopo la realizzazione per lui è giunto il momento del passaggio alla vita eterna per cui in concreto nel corso dei secoli ha ospitato ospiti illustri in visita ma mai il ‘proprietario’. Nei diversi locali, che fanno parte della visita guidata alla modica cifra di 6 euro, comunque troviamo, oltre ad una cappella per la preghiera, dipinti come il preziosissimo dittico di Jan Provost, altre preziose opere di artisti fiamminghi e di famosi artisti italiani del Seicento.
Il Collegio, si diceva, aprì il 18 novembre del 1751 e fu affidato alla gestione dei Padri della Congregazione della Missione di San Vincenzo de’ Paoli (ecco contestualizzata la mostra in corso). Sebbene sorto precipuamente per la formazione del clero l’istituto ha annoverato fra i propri alunni scienziati, ingegneri, giuristi e medici, filosofi, eruditi e uomini politici. Ancora oggi resta punto di riferimento e attivo centro di approfondimento teologico, filosofico e scientifico. In proposito assolutamente inevitabile la visita alla fornitissima e preziosa Biblioteca ricca di circa 130.000 volumi.
Purtroppo non compresi nella visita guidata il Gabinetto di Fisica, quello di Scienze Naturali, l’Osservatorio sismico e meteorologico (1802) perfettamente funzionanti, eccoci nel salone con i diciotto superbi arazzi di manifattura fiamminga (secoli XVI – XVII) dei quali due del primo Cinquecento di grande valore.
Così, arrivando alla Pinacoteca costituita dalle raccolte romane e piacentine del cardinale e da successive acquisizioni., concludiamo la nostra visita che ci ha permesso di passare un’abbondante oretta domenicale a contatto con le meraviglie dell’arte. Un’occasione da non perdere fino al 25 febbraio.