Mariotto e Giannozza, amanti in Siena, ispiratori della storia d’amore tra Giulietta e Romeo a Verona inventata da William Shakespeare

L’ultimo bacio di Giulietta e Romeo. In realtà la storia è stata ispirata da quella di Giannozza e Mariotto, gli amanti senesi la cui vicenda venne narrata un secolo prima

La storia di Giulietta e Romeo, dei Capuleti e dei Montecchi e il percorso a sospirar d’amore proposto dalla fatal Verona? Come scritto ieri, tutto falso. Almeno per quanto alla concreta esistenza dei due personaggi. Semplicemente una formidabile trovata novecentesca che comunque porta sulle rive dell’Adige migliaia di turisti alla ricerca d’un sogno o d’una affermazione d’amore. La realtà è invece un’altra. Lo ribadisce Antonio Socci in Libero del 9 dicembre (clicca qui per collegarti): la (vera?) storia ci riconduce ai racconti di Masuccio Salernitano scritti addirittura nel 1476, addirittura più d’un secolo prima di William Shakespeare. La vicenda è quella dei due amanti Giannozza Saraceni e Mariotto Mignarelli.

Siena, Piazza del Campo, acquerello di Thomas W. Schaller

1340: Siena era divisa tra le due potenti famiglie dei Tolomei (guelfi) e dei Salimbeni (ghibellini) e con questi ultimi era schierata la famiglia di Giannozza, promessa in sposa ad un nobile Salimbeni. La scintilla dell’amore scocca improvvisa, inizialmente tra sguardi, parole sussurrate, in altre parole amor platonico che ben prestoperò  lascia spazio ad un velato erotismo (siamo ai tempi, ricordiamolo, del Decameron di Boccaccio). Il ritrovamento durante uno scavo della statua d’una donna bellissima posta sulla fonte di Piazza del Campo diventa agli occhi di Mariotto il buon auspicio che spinge i due giovani a sposarsi segretamente tantoché continuano a vedersi clandestinamente. Malauguratamente un giorno Mariotto sente rivolgere da un giovane nobile apprezzamenti non proprio lusinghieri rivolti a Giannozza, non riesce a trattenersi, gli molla una bastonata che lo uccide. Non resta altro che la fuga perché non può giustificarsi rivelando che Giannozza è la sua sposa. Viene così condannato in contumacia.

La sua fuga lo porta ad Alessandria d’Egitto, dove ha uno zio. Da lì scrive a Giannozza che però, nel frattempo, viene promessa sposa, dalla famiglia, a un rampollo dei Salimbeni. 
La ragazza dice di no al padre, va a cercare aiuto dal frate che l’aveva segretamente unita in matrimonio a Mariotto. Il frate s’inventa il trucco della pozione per inscenare la finta morte per tre giorni di Giannozza. La ragazza beve e il giorno dopo è davvero creduta morta e viene sepolta nella chiesa di Sant’Agostino dove quella notte stessa il frate la disseppellisce e la rianima. Lei si traveste da frate e s’imbarca per Alessandria d’Egitto. Prima però provvede a inviare una lettera a Mariotto dove lo informa di tutto. Purtroppo colui che avrebbe dovuto recare la missiva viene ucciso dai corsari, mentre il giovane innamorato riceve il biglietto del fratello che lo informa della morte di Giannozza. 
Mariotto sconvolto s’imbarca alla volta dell’Italia. A Napoli si traveste da povero pellegrino e arriva a Siena. Trascorre giorni a piangere sulla tomba dell’amata, finché pazzo di dolore una notte si fa chiudere nella chiesa deciso ad aprire il sepolcro e lasciarsi morire accanto alla fanciulla. Il sacrestano però lo scambia per un ladro, così Mariotto viene catturato e riconosciuto. Davanti al Podestà stavolta deve rivelare tutto, ma viene egualmente condannato a morte. 
Giannozza nel frattempo arriva ad Alessandria e scopre dallo zio il malinteso delle lettere. Così torna precipitosamente indietro. Arrivata a Siena  scopre che tre giorni prima Mariotto è stato impiccato. Distrutta dal dolore decide segretamente di entrare in un monastero a piangere la sua tragedia con poco cibo e niente dormire fino alla fine della sua vita. E dopo pochi giorni la giovane muore. 

 

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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