Voglia di Medioevo come aspirazione ad un mondo senza rombi di motori e gas di scarico inquinanti l’aria delle strade strette della città. Strade impalate, imprigionate tra file di alti palazzi di cemento capaci di opporsi al fischiar del vento. Alberi senza sole, dalle foglie striminzite coperti dall’ombra degli alberi di trenta piani. Luci, neon, colori, rumori incessanti, marciapiedi sgretolati, asfalto bruciante. Rombi rombanti laceranti folgoranti. Voglia di Medioevo, di campi immensi, oceani ora verdi ora gialli, boschi, sentieri che penetrano nelle foreste, piccoli villaggi, mari d’erba e di grano a far l’onde seguendo il senso del vento, castelli incantati con le torri a ricordare tempi di cappa e spada, folletti e bianchi destrieri, conti e duchesse, storie di cuori, sogni d’amore. Voglia di Medioevo, voglia d’un tempo antico, tempi remoti, parentesi di tempo vissuto in una domenica nella magica cornice delle verde Valle, Val Trebbia, tra le fronde degli alberi ad ascoltare storie lontane sussurrate dal vento, ad ascoltare la canzone del fiume che scorre. Saranno dolci sirene a nuotar nell’acque, saranno di dolci sirene quelle voci cristalline colorate d’azzurro fiume che sanno far sognare tempi lontani, tempi d’arcadia? Oh, mia dolce sirena, non ti vorrei lasciare mai più.