“Il segno dell’Ottocento”, la mostra di disegni a Castelvecchio, Verona

Per a chi capita di passar da Verona, fino al 25 febbraio ecco un’ottima occasione per un incontro con l’arte. Apparentemente una mostra minore, con soli nove dipinti e appunto tanti disegni, sessantotto per l’esattezza ma, per un amante della pittura dell’epoca una vera manna. Insomma, una visita irrinunciabile, una mostra da non perdere.

Ettore Tito, Donna con due bambini

Appuntamento nella suggestiva cornice di Castelvecchio, sede del Museo civico. 29 stanze e un percorso estremamente suggestivo (avremo modo di parlarne) che porta ad ammirare diversi settori dedicati alla scultura, alla pittura italiana e straniera, alle armi antiche, alle ceramiche, oreficerie, miniature e per concludere alle antiche campane cittadine.

Domenico Bellini, studi di figure

Il visitatore può trovarsi di fronte ad un dilemma: scegliere la visita esclusivamente della mostra collocata nella ventinovesima stanza museale (subito a destra della biglietteria) oppure arrivare alla mèta solo dopo un lungo cammino immersi nell’arte tardo medioevale, pre e rinascimentale? Il prezzo del biglieto non cambia, comunque 6 euro.

Giuseppe De Nittis, Donne a passeggio

Certo l’arte del rinascimento può lasciare, dopo qualche sala, un pò esausti, stanchi di quella che rischia di diventare una leggera monotonia di soggetto: ma davvero non esisteva altro che l’opportunità di dipingere Madonne col bambino? Eppur ne vale la pena e sarebbe un grosso peccato negarsi il piacere del pur lungo percorso per arrivare all’ultima sala, quella appunto della mostra desiderata ma del motivo profondo avremo modo di motivare in prossima occasione.

Giovanni Segantini, Dopo un bacio

Ma arrivati alla fine alla 29^ stanza ecco l’Ottocento che pone al centro dell’interesse e della rappresentazione artistica la figura umana con le sue emozioni, i suoi costumi, le abitudini di vita. Scene di ordinaria vita quotidiana, testimonianze storiche e artistiche di un’epoca attraversata da grandi passioni a partire, per quanto ci riguarda, dalle vicende Risorgimentali e coloniali (ricordiamo l’Abissinia).

Federico Faruffini, Ritratto della moglie addormentata

Si ammirano opere di Morelli, Segantini, Mosè BIanchi, De Nittis e di molti veronesi. Insomma, un’occasione per approfondire il ruolo del disegno all’epoca: ‘semplice’ schizzo per fissare un’idea, studio di un particolare, opera d’arte compiuta. Il tutto attraverso il ‘fermo immagine’ di un paesaggio, di una scena di storia e di genere, di un ritratto, fino all’autoritratto.

Domenico Morelli, Figure orientali

Con un ricordo particolare: le opere proposte in questo post sono tratte da siti internet o autoprodotte dal catalogo. Tranne l’ultima, ‘rubata’ con destrezza, esposta in un angolo nascosto alla vista della vigilantes. Che tuttavia era più sveglia di quanto creduto e il suo pervenir alle spalle ribadendo il divieto ha prodotto lo spavento e l’opera ‘mossa’ che potete vedere. Insomma, nulla da fare: per ben ammirarla occorre affrontare il viaggio in quel di Verona, a Castelvecchio. Ne val la pena. Bon voyage.

Alessandro Milesi, Papà lontano

 

 

 

 

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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