“Le streghe di Lenzavacche”, romanzo di Simona Lo Iacono, edizioni e/o

Un romanzo che, ad ogni capitolo, si sviluppa in base a due percorsi narrativi dei giorni di quel 1938, piena era fascista: la storia dell’anziana Tilde, maestra di medicamenti e di infusi d’erbe, di Rosalba col disgraziato e deforme figlio Felice (frutto di una relazione con un arrotino di passaggio che tutti chiamavano ‘il Santo’ e del quale lei non sa altro). Vivono in quella casa nella quale, secoli prima, avevano trovato ospitalità donne poi mandate al rogo nel 1600 per l’accusa di stregoneria. E per la gente del popolo, i contadini di Lenzavacche, anche Tilde e Rosalba sono da evitare, da guardare con sospetto. Per non parlare di Felice, un vero mostro che può solo portare sventura e malattia. Parallelamente alla loro storia, ecco arrivare in paese un giovanissimo nuovo maestro con la fissa di proporre racconti, di voler coinvolgere quei ragazzotti di campagna che, prima di arrivare a scuola già hanno alle spalle ore di lavoro, che vengono mandati ad imparare a leggere e scrivere giusto per non essere imbrogliati da qualche malandrino che approfitterebbe della loro ignoranza. Figuriamoci, un maestro che accarezza la voglia di sognare, di pensare, di vivere e di esistere: come può accompagnarsi alle ferree regole del fascismo imperante, dell’obbedire e combattere, del dover insegnare il valore assoluto della forza con la quale imporre il proprio credo superiore al nemico? In qualche modo due povertà, l’emarginazione delle donne e di Felice, le autorità che emarginano il maestro contestando i suoi metodi minacciando il licenziamento. Ma che succede se le due storie, a lungo semplicemente parallele e diverse, alla fine (del libro) s’incontrano? E se quell’incontro trova la sua ragion d’essere in una storia lontana, quella delle donne accusate di stregoneria e bruciate sul rogo? Un libro forse a tratti apparentemente un po’ ‘pesantello’ ma la sorprendente evoluzione verso un finale a fuochi artificiali lo rende decisamente gradevole e condivisibile.  

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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