“Le poesie di Augusto? Sono sogni, i nostri comuni sogni”, introduzione al libro con le poesie di Augusto Bottioni

‘Rumore di tempo che passa’ é stato presentato ieri nella Sala luminosa del bar dell’Ospedale di Fiorenzuola d’Arda, presente Augusto, Stefania, Claudio e Paolo Mario Buttiglieri, del Gruppo di lettura della Biblioteca della città della Val d’Arda

Ricordo in particolare un episodio, vissuto con Augusto: avevamo entrambi superato la metà dei rispettivi percorsi universitari (ingegneria lui, legge io) ma stavamo vivendo l’incertezza di un futuro ancora da definire e molti sogni nel cassetto. Uno su tutti, il giornalismo e questo poteva spingerci ad abbandonare gli studi per costruire appunto un futuro diverso, vestito dei colori dei nostri sogni. Del resto, non si dice che i poeti sono sognatori che credono in un mondo migliore? Così di buona mattina prendemmo il treno, un locale che ci portava nella grande Milano, in stazione prima e finalmente destinazione piazza Duomo. Allora, eravamo sul finire degli anni settanta, non esistevano ancora corsi universitari di giornalismo. Avevamo notizia di una scuola privata ed eccoci dunque a bussare a quel portone. Ora i ricordi sfumano nel tempo passato, la nebbia ha ormai avvolto i dettagli per cui oggi tutto sfuma. Forse ci trovammo di fronte ad un vecchio ascensore utile per salire di piano quindi ad una porta, un campanello ed eccoci all’interno di una stanza, due poltroncine datate, noi due seduti di fronte ad una scrivania e ad un impiegato (non saprei dire se fosse il direttore del corso) che ascoltava le nostre speranze, le nostre aspettative, che forse ammirava quella luce accesa nei nostri occhi. Forse fu colpito dalle nostre illusioni e dalla nostra ingenuità nel disegnare, nell’immaginare un futuro che non sarebbe stato il nostro. “Quanti anni avete?”. Ecco la domanda chiave posta dal nostro interlocutore e, alla nostra risposta, il suo commento, pure regalato con un sorriso, fu lapidario: “cari miei, troppo tardi, dovevate entrare nell’ambiente molto prima, ora purtroppo è troppo tardi, rischiereste il classico buco nell’acqua”. Così rientrammo nei ranghi, ciascuno a casa sua, ciascuno a proseguire con gli studi chiudendo nel cassetto dei sogni dell’anima il tesserino che ci attestava giornalisti professionisti. Entrambi abbiamo alla fine raggiunto il giorno della laurea, entrambi abbiamo costruito un futuro professionale di tutto rispetto e di molte soddisfazioni. Altrettanti però i sogni rimasti in quel cassetto. Innanzitutto la speranza (sempre comune) di un mondo migliore, di un cambiamento in senso di giustizia ed equità, di una società a misura di chi lavora. Recentemente, alla presentazione di un mio libro fatta nel ‘paesello’ (Fiorenzuola) dove Augusto vive ed io sono nato, dove insieme da bambini abbiamo giocato tirando di scherma con le spade di legno, cavalieri d’onore combattenti per liberare dal grigio torrione le belle principesse dai lunghi capelli tenute prigioniere (che allora ancora non conoscevamo ma che sarebbero diventate, grate per la liberazione, le nostre compagne di vita), recentemente dicevo Augusto ha sottolineato che le mie posizioni erano (e sono) più ‘radicali’ delle sue ma le battaglie sono comuni, l’obiettivo uguale: l’impegno in attesa dell’alba nella quale finalmente sorgerà il Sol dell’Avvenire.

Sabato 25 febbraio 2017, Sala luminosa del bar dell’ospedale di Fiorenzuola. Presentazione di ‘Rumore di tempo che passa’ su iniziativa del Gruppo di lettura della Biblioteca

Forse la vedremo quell’alba, oppure forse anche questo resterà un sogno e allora lasceremo il testimone ai nostri figli consapevoli comunque di aver saputo trasmettere a loro i nostri valori, consapevoli che loro porteranno avanti il nostro impegno. Ed ecco finalmente il legame con questo libro che Augusto (alla buon’ora) ci regala dopo averlo tenuto per anni chiuso nel cassetto. Leggendo le sue poesie (che mi riportano alle mie) ritrovo tutti i nostri sogni, i nostri dubbi, le nostre delusioni, gli amori, le gioie, le amarezze di quello che è stato ed è un percorso comune. Un libro che diventa racconto e testimonianza, che rappresenta il passaggio del testimone, per chi i nostri sogni dovrà portare avanti, realizzandone quanti più possibile. Ultimo appunto: di poesia ne ho scritto anch’io, ne ho pubblicato e con i miei versi negli ultimi dieci anni ho girato di contrada in contrada com’era per gli antichi trovatori, contastorie di tempi lontani capaci di riempire ore ed istanti ora allegramente, ora nel senso della riflessione. Dunque, nelle stesse contrade, benvenuto Augusto.

Claudio Arzani, poeta contastorie

 

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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