“La follia di Adolfo”, romanzo di Carlo Adolfo Martigli, Mondadori editore

Una saga familiare, il racconto delle origini familiari di Martigli con Pietro, il conte, il capofamiglia in partenza nel 1911 per la controversa conquista della Libia. Nominato capitano, pur non avendo mai fatto il militare ma per il solo fatto d’essere di quella classe che chiamiamo aristocrazia (così del resto facevan tutti, a quell’epoca). A seguire il ritorno, le successive e ineluttabili difficoltà economiche, la prima Guerra Mondiale, i matrimoni, le nascite, i lutti, la Seconda Guerra Mondiale. Protagonista il già citato Pietro, conte ma anche massone, contrario alla guerra con simpatie socialiste, suo malgrado inviato al fronte e suo malgrado incarcerato con infamia (leggere per scoprirne le ragioni). Parallelamente in prima fila il fratello secondogenito, Adolfo. Viziato, sciupa femmine, capace di sperperare le ricchezze della famiglia, disertore che non potrà che emigrare all’estero, lontano dalla regia polizia. Eppure idolo del nipote e alla fine, osserviamo, il Martigli dei giorni nostri di secondo nome fa proprio Adolfo. In evidenza anche la cucina, quella della mitica Finimola, cuoca, fabbricante di manicaretti squisiti e (pare) nave scuola del signorino Adolfo. Insomma, un tuffo nella storia che in questo romanzo resta comprimaria sullo sfondo lasciando spazio a stramberie, piccoli vezzi, antiche consuetudini, errori, decisioni giuste, decisioni coraggiose e decisioni sbagliate che muovono tra i sapori e i colori di una terra, la Toscana, sanguigna, vivace e saporita come i personaggi che ne sono protagonisti. Da non perdere per le tante riflessioni alle quali ci induce. Una su tutte: nobili si nasce? Si diventa? Ma soprattutto val la pena restarlo?

 

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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