“Il testamento del greco”, recensione di Alberto Zanini del romanzo di Bruno Morchio

L’uomo era davanti al Pc e batteva veloce sui tasti, quando improvvisamente il cellulare, appoggiato sulla scrivania, incominciò a vibrare. Numero sconosciuto. L’indecisione durò un attimo, quindi decise di rispondere. <<Pronto?>> <<Bruno ti disturbo?>> <<Kos…>> <<No, niente nomi, il tuo cellulare potrebbe essere intercettato>> <<Ok, dimmi tutto>> <<Stamani un uomo è stato fermato in città dai Gis mentre trascinava un trolley sospetto. All’interno, oltre agli effetti personali è stato trovato un plico con dentro un foglio che ti riguarda e indirettamente anche me. Te lo mando via fax. A presto Bruno>> <<Ciao a presto>>
Chiusa la comunicazione, lo strano interlocutore abbandonò il cellulare in un cestino dopo aver tolto e distrutto la Sim. La ragazza che era con lui, a bassa voce, disse: <<E’ il 18esimo cellulare che elimini negli ultimi 2 mesi>> <<Lo so, cara, ma piace al pubblico tutto questo mistero>> disse ammiccando l’uomo misterioso.
Nel frattempo Bruno ricevette il fax, ed incuriosito si mise a leggere …
Considerazioni su “Il testamento del greco”
Morchio ha un pregio raro, che purtroppo non è così scontato trovare in altri autori. Le sue storie si dipanano chiaramente e alle sue trame coinvolgenti e accattivanti abbina una scrittura semplice e di facile apprendimento. Il lettore ne guadagna notevolmente in godibilità. I tratteggi psicologici sono particolarmente curati. Nel romanzo c’è il passato che ritorna e condiziona il presente, e la storia è tessuta su una trama attuale e reale. Io, come nelle storie di Bacci, ci vedo un pretesto per parlare di Genova e della conservazione della storia della città. Non a caso Morchio non nasconde l’avversione per l’oblio che “corrompe il senso della vita stessa”.
Un bel romanzo con un finale scoppiettante di colpi di scena che fino all’ultimo disorientano il lettore. E adesso aspetto Bacci. Il mitico Bacci.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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