“Il soffio del vento – Da Chernobyl a Caorso”, resoconto di rap-presentazione a Cerignale, monti dell’Appennino

Da sinistra: Massimo Castelli, Sindaco di Cerignale, Adele Mazzari, già Preside del Comprensorio Scolastico di Bobbio, Claudio Arzani, autore de ‘Il soffio del vento’, Dalila Ciavattini in veste di ‘lettora’

Massimo Castelli, Sindaco di Cerignale, in apertura di serata mi ha ringraziato per aver scelto di presentare “Il soffio del vento – Da Chernobyl a Caorso trent’anni dopo” in una location (come s’usa dire oggidì) tra i monti dell’Appennino, a 725 m. s.l.m., nel piccolo Comune di Cerignale (127 anime) anziché in ambienti sicuramente di maggiore attrattiva come, ha citato, il Salone Sant’Ilario a Piacenza, facilmente raggiungibile. Del resto, ho risposto, uno dei tanti messaggi proposti nel libro è appunto che ogni scelta che possa definirsi ‘progresso’ non può prescindere dalla qualità e dal rispetto della vita. Due valori non certo ottimali in pianura, nell’industriosa Piacenza, e invece sicuramente presenti a Cerignale, un ambiente incontaminato, un paese immerso nel verde, caratterizzato dal recupero di ambienti legati alle tradizioni contadine: dal forno del pane, al lavatoio, alle fontane, alla stalla oggi destinata ad esposizioni artistiche.

Letteralmente: Cerignale by night (foto di Milena Gardella)

Lo stesso non può certo dirsi del nucleare: troppi gli incidenti (Chernobyl, Fukushima, ma almeno altri 130 spesso ignorati dal mondo, taciuti dai governanti), troppi i drammi con i quali dovremo convivere per decine d’anni. Sono passati trent’anni dall’esplosione della centrale V.I. Lenin di Chernobyl eppure ancora oggi i campi dell’Ucraina e soprattutto della Bielorussia rivelano la presenza di cesio 137. Viene così condizionato il ciclo alimentare in paesi basati sulla coltivazione e sull’agricoltura: veri e propri dammi per l’economia e soprattutto per i bambini che continuano a nascere risulta sempre alto il rischio di tumori alla tiroide o di ammalarsi di leucemia.

Per questo è importante continuare a credere nei programmi di assistenza grazie ai quali diverse associazioni accolgono bambini che per un mese vivono affidati a famiglie italiane e basta quel mese per migliorare il loro sistema di difese immunitarie. Questo è il vero messaggio del libro come ha ribadito Adele Mazzari, Preside del Comprensorio scolastico di Bobbio, con la testimonianza della sua esperienza pluriennale di accoglienza di Cristina, oggi diciannovenne neodiplomata già inserita al lavoro (tutto un altro sistema, rispetto alla nostra presunta ‘civiltà’.

Ed è importante far conoscere alle nuove generazioni ciò che non hanno vissuto ma che ancora minaccia il mondo: alla fine della serata, al momento dell’acquisto del libro, un signore indubbiamente ‘avanti con gli anni’, ne ha chiesto copia, autografata naturalmente e, una volta avuto il libro tra le mani candidamente ha dichiarato “lo compro ma non lo leggerò” ovviamente sorprendendomi.

Scusi, ma come mai?”

Sorridendo ha risposto “perché quei giorni li ho vissuti, ricordo tutto, non potrò scordarli mai”.

Bene, allora lo faccia leggere alle sue nipoti”.

Certo, ha risposto la moglie, l’abbiamo preso proprio per quello”.

Insomma, una serata d’emozione. Dalle funeree previsioni del tardo pomeriggio, quando in pianura fino alle prime pendici appenniniche si scatenava la tempesta d’acqua di grandine ed arrivava un sms dall’amica Carla Zoni di Piacenza: “affrontavo volentieri i 66 km per venire ma con il tempo che c’è …”.

Ma niente panico: il ‘riequilibrio’ si chiama Livia Arduino che, mentre con Dalila si sta per arrivare a Cerignale, telefona per annunciare l’arrivo da Agazzano, 61 km di curve e serpentine “grazie al passaggio che mi ha offerto un amico, Luigi”.

All’arrivo in paese ci accoglie Paola Nobile che qui è nata, che ha voluto e creduto nell’iniziativa, l’ha promossa, la sostiene, che alla fine dirà “davvero una serata speciale! Chissà … magari la prossima estate vedremo correre i bimbi di Chernobyl lungo le stradine del paese”. Nell’attesa si cena all’Albergo del Pino, con Adele Mazzari al desco comune con il fratello e altri quattro amici, che ribadisce la necessità di assistenza per questi bambini: “anche quest’anno siamo dovuti intervenire garantendo assistenza sanitaria di prevenzione”.

Altra sorpresa, stavolta per Dalila: Filippo Vitelli e Milena Gardella, del tutto inaspettati, mentre conclusa la cena poco prima delle 21.00 ci stiamo incamminando verso l’Auditorium del salone ‘Don Gallo’, arrivano da Caverarso, 30 km ma tutti tra i monti tantochè difficile pensare a meno di un’ora di viaggio per sentire i brani che vengono poi letti.

Tacendo infine di Adele Andreoni disponibile ad immortalare la serata (le immagini del post sono scatti suoi), di chi già aveva assistito alla presentazione di Bobbio e stavolta ha voluto portare la giovanissima nipote.

Insomma, partecipazione con 21 presenti in sala e obiettivo garantito: nucleare e progresso non vanno a braccetto, Hiroshima, Nagasaki, Chernobyl, Fukushima sono stati prezzi troppo alti, con conseguenze permanenti che pagheremo (e soprattutto sono i nostri figli, il nostro futuro, a pagare) per troppi anni ancora.

Un messaggio finale, dunque: non roviniamo quegli angoli felici del nostro mondo dove ancora si vive ‘a misura d’uomo’, non roviniamo Cerignale, le piante che ci regalano respiro puro, i prodotti locali della terra, i panorami, un modo di vivere sereno in salute. Il progresso significa no ai bambini in ospedale, no alla terra avvelenata, no alle acque inquinate, no alle mutazioni genetiche di pesci, uccelli e animali del bosco, no al finto progresso rappresentato dal nucleare.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

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