“I giorni dello sgomento”, romanzo di Fiorella Borin, Edizioni della sera, 2017

Della tragica Campagna di Russia abbiamo già letto di tutto: dalla mancanza di equipaggiamento adeguato alle tremende temperature, alle difficoltà di collegamento, all’ineguatezza degli armamenti, alle illusioni di una guerra lampo (i tedeschi ritenevano di poter arrivare a Mosca in meno di otto settimane). Il racconto di Fiorella aggiunge due elementi: gli eventi vissuti con sensibilità femminile, la storia di un soldato come può essere ‘sentita’ dal cuore della moglie e il legame tra quel soldato e la famiglia quando, per una breve licenza, rientra nel nostro BelPaese. Per scoprire l’indifferenza (se non l’ostilità) di chi era rimasto a casa e condanna il soldato alla solitudine, forse colpevolizzandolo per quella che già era vissuta come una sconfitta. “Ma è forse colpa nostra?”, s’interrogano i reduci che, di fronte a tanta ostilità, si scoprono critici verso l’arroganza e la prepotenza delle camice nere, verso il sistema al potere, verso le promesse del fascismo che vengono travolte dai primi bombardamenti americani. Le bombe assassine che, insieme agli obiettivi militari veri o presunti, colpiscono le case dei civili. Morte e distruzione in Russia, morte e distruzione in Patria, la guerra non ha pietà di nessuno, colpisce i combattenti ma entra anche nelle famiglie, senza nessuna possibilità di difesa. Gli alti ufficiali, i gerarchi, per loro vale l’immunità, sono sempre in seconda fila, protetti da quanti stanno al fronte (quello combattente e quello inerme interno) che possibilità di difesa non hanno. Insomma un romanzo che costituisce atto di denuncia, di ribellione, contro il fascismo, contro il militarismo, contro la guerra. Un romanzo del soldato che ritorna tra i suoi cari e li trova traditi, vessati dalle camice nere se il loro allineamento risulta solo ‘moderato’, se i figli a scuola, osano pensare, sviluppare e dichiarare una coscienza critica, esattamente come abbandonati sono i commilitoni rimasti nella steppa, a morire di freddo, congelati, morire solo perchè lì, nemmeno combattendo, uccisi non dal fucile ma semplicemente dal gelo. Un romanzo che, in sostanza, spiega perchè un Paese che in quel sistema aveva creduto, che aveva osannato, decide di salire sui monti, di combattere per la libertà, per il futuro dei propri figli, delle proprie donne, per il futuro di se stessi.

Pubblicato da arzyncampo

14 febbraio 1954, bassa pianura emiliana, Fiorenzuola d'Arda, quell'era le debut. Oggi vivo e lavoro a Piacenza. Giornalista pubblicista, il destino ha voluto mi impegnassi in tuttaltro campo, al servizio dei cittadini nella sanità pubblica. Tuttavia scrivere, per me, é vitale, divertente, essenziale, un mezzo per esprimere la mia presenza nel mondo e dir la mia. Così dal giornalismo sono passato, per passione e non per lavoro, alla poesia, alla narrativa, ai resoconti, agli appunti ovunque e su tutto, fino alla scoperta del blog. Basta scrivere, appunto, per dire di aver qualcosa da dire alla gente di questo nostro mondo. Fin quando avrò una penna, ci sarò.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.